Imprese straniere in crescita ma a far paura è l’abusivismo - QdS

Imprese straniere in crescita ma a far paura è l’abusivismo

Stefano Di Mauro

Imprese straniere in crescita ma a far paura è l’abusivismo

martedì 03 Gennaio 2012

Indagine della Fondazione Leone Moressa, aumenta la concorrenza degli imprenditori extra Ue. A Palermo in 5 anni si è registrato un aumento del 36%, a Catania del 26,4%

CATANIA – La minaccia arriva dallo “straniero”. Non è solo la crisi a mettere in difficoltà le aziende italiane. Anche la concorrenza delle imprese condotte dagli stranieri rappresenta un ostacolo. Lo conferma una indagine dalla Fondazione Leone Moressa, secondo cui il loro numero è in continua ascesa: +5,7% nell’ultimo anno. Ma il vero problema è che più delle volte si tratta dia concorrenza sleale. Sono infatti in continua crescita le attività in nero e l’abusivismo.
A detta degli imprenditori italiani la sensazione è che le imprese gestite da immigrati non rispettino appieno le normative e che ci sia bisogno di maggiori controlli da parte degli organi preposti. Più colpiti dalla concorrenza sleale il settore del tessile e del commercio. Il 60% degli intervistati ritiene che comunque le attività abusive e in nero siano molto più dannose rispetto alla concorrenza degli stranieri sempre più presenti nel tessuto imprenditoriale italiano.
Ma veniamo ai “freddi” numeri. A giugno 2011 si contavano oltre 400mila imprenditori stranieri, laddove per imprenditori stranieri si intendono i soli titolari e soci nati all’estero appartenenti a sedi o unità locali attive presso le Camere di Commercio. Secondo i dati della fondazione, dunque, un imprenditore su dieci è nato all’estero. All’aumentare degli imprenditori stranieri fa da contraltare la “discesa” degli italiani (-1,4%). E’ ormai una tendenza consolidata negli ultimi anni: dal 2006 ad oggi la presenza degli immigrati nell’imprenditoria è aumentata del 38,6%, ma è calata quella degli italiani (-6,6%).
Roma, Milano e Torino le province che raccolgono il maggior numero di imprenditori stranieri (rispettivamente l’8%, il 6,8% e il 5,1%). Il peso maggiore degli stranieri sul totale degli imprenditori è maggiore a Prato (dove un imprenditore su 4 è straniero), seguito da Trieste (16,9%), Firenze (15,2%) e Roma (14,8%). E la Sicilia? A Palermo si contano 5.080 imprenditori stranieri, il 7,6% del totale degli imprenditori del capoluogo di regione, con un aumento del 36% rispetto agli imprenditori stranieri presenti nei primi sei mesi del 2006. A Catania gli stranieri con la “valigetta” sono invece 3.471, il 5,2% del totale. Anche qui si è registrato un aumento considerevole rispetto a 5 anni fa: +26,4%. Sono 2.684 a Messina (6,7% del totale) con un aumento negli ultimi 5 anni del 17,2%. La provincia meno colonizzata della Sicilia risulta Enna, i cui imprenditori stranieri (625) corrispondono al 4,8% del totale. Certo, soprattutto per le regioni del Sud bisognerebbe fare i conti con il sommerso che spesso nasconde la vera dimensione del fenomeno.
“La sempre maggiore presenza di imprese condotte da stranieri” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “è vista solo in parte come reale concorrente dagli imprenditori di origine italiana: il problema non sta tanto nella penetrazione degli immigrati nel sistema imprenditoriale nazionale, quanto nel mancato rispetto delle regole, da quelle sul lavoro, a quelle sulla sicurezza e sulla fiscalità. E’ proprio per questo che più minacciose agli occhi degli imprenditori italiani sembrano essere le attività abusive e in nero, gestite nella maggior parte dei casi proprio da italiani. Imprenditori stranieri e imprenditori italiani possono convivere nel pieno rispetto reciproco, a patto che le normative vengano rispettate appieno da tutti, affinché la competizione si giochi in maniera il più possibile leale. E’ per questo che le imprese chiedono un maggior controllo da parte degli organi competenti per il rispetto delle normative in essere, alle quali sia italiani che stranieri sono tenuti a sottostare".
 


L’approfondimento. Fatturato italiano in calo anche del 25 per cento
 
Ma come vedono gli imprenditori di casa nostra la concorrenza sempre più massiccia dei nuovi uomini d’affari provenienti dall’estero? Gli imprenditori italiani intervistati nell’ambito dell’indagine della Fondazione Leone Moressa ritengono che la presenza nel tessuto imprenditoriale di aziende condotte da stranieri sia un problema abbastanza rilevante (specie se si tratta di imprese del commercio, meno per edilizia, produzione e servizi). I motivi vanno ritrovati nella concorrenza sleale legata alla vendita di prodotti e di servizi a minor prezzo (57,5%) e di bassa qualità (15,1%), che determinano una svalutazione dei prodotti Made in Italy (27,4%).
Ma rispetto alla propria azienda la concorrenza diretta con imprese straniere non rappresenta un vero problema: infatti, il 55,9% degli intervistati non è per nulla coinvolto dalla competizione con gli imprenditori di origine straniera nel proprio mercato di riferimento. Tra coloro che lo ritengono invece un problema, il 36,9% dice di aver perso negli ultimi tre anni tra il 10% e il 25% di fatturato a causa della concorrenza di imprese straniere, il 31,3% oltre 1/4 del fatturato e infine il 29,2% meno del 10%.

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