Separazione e divorzio: diritti e doveri degli ex coniugi - QdS

Separazione e divorzio: diritti e doveri degli ex coniugi

Chiara Borzi

Separazione e divorzio: diritti e doveri degli ex coniugi

mercoledì 25 Gennaio 2012

C’eravamo tanto amati: ecco come dirsi addio, “burocrazia” permettendo

PALERMO – La separazione, può a giusto titolo essere considerata un’esperienza traumatica “a più livelli”, a cominciare dai figli che subiscono la scelta e la volontà dei genitori di dirsi addio, dai coniugi che spesso e volentieri vivono la fine del matrimonio tra dissapori e disagio emotivo, fino ad arrivare alle spese legali, alla burocrazia e agli obblighi economici che ne scaturiscono e che contribuiscono a rendere la situazione ancora più insopportabile.
Scegliere di rompere un rapporto forte come il matrimonio rimane una scelta importante, da prendere tenendo ben presenti le conseguenze che da essa derivano: non basta infatti dirsi addio sbattendo una porta. L’istanza di separazione, infatti, altro non è che l’inizio di una procedura che nel nostro Paese ha tempi interminabili e costi economici molto alti rispetto al resto d’Europa.
 
Per entrambi i coniugi è sempre consigliabile giungere in accordo a una separazione che porti alla rielaborazione di nuove responsabilità tra gli ex coniugi, in un modo da garantire la soddisfazione dei nuovi bisogni reali, reinterpretando i ruoli secondo le nuove disponibilità e vicessitudini di marito e moglie nei confronti di loro stessi e, se presenti, dei propri figli. In Italia, come detto, l’iter è rinomatamente molto lungo e la legge del nostro Stato continua a fare davvero poco sul fronte dello snellimento del percorso di separazione-divorzio, della legislazione sull’affidamento dei figli o dei diritti di ereditarietà del coniuge separato.
Mentre il resto dell’Europa si ammoderna, vedi il cosiddetto divorzio a basso costo promosso in Romania, dove è possibile divorziare in sei mesi spendendo una somma che ci aggira attorno ai 1.500,00 euro, l’Italia continua a mantenere le pecche di un sistema evidentemente troppo complesso, costringendo le coppie ad avviare il proprio iter in altre parti d’Europa, comunque nel rispetto delle normative europee che rendono possibili le separazioni civili in tutti gli stati dell’Ue.
 

 
La denuncia. Papà separati che non arrivano a fine mese
È in corso l’iter del testo di legge che propone l’introduzione del divorzio breve anche in Italia. Ne discuterà la Commissione Giustizia della Camera. La proposta è all’ordine del giorno, con tempo per gli emendamenti fino al 7 febbraio. La riforma è volta a ridurre i tempi delle separazioni, tempi lunghi che spesso aggravano i già tesi rapporti tra i coniugi che intendono divorziare. Per ottenere il divorzio in Italia, allo stato attuale, sono necessari infatti quasi tre anni.
Se la legge passasse, basterebbe un anno per il divorzio, oppure due se le coppia ha anche figli piccoli per evitare una rottura troppo traumatica per loro. Previsto anche lo scioglimento del regime di comunione dei beni nel momento in cui il tribunale autorizza i coniugi a non coabitare più.
Intanto, arriva la denuncia dell’Associazione matrimonialisti italiani: “Su 4 milioni di papà divisi, ce ne sono 800mila che vivono da indigenti. è un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati ed insegnanti. Un capofamiglia che guadagna fino a 1.400 euro al mese, stretto tra spese di mantenimento dei figli e legali, si ritrova spesso a dover vivere con meno di 400 euro”.
Separazione e divorzio: Il marito e la moglie che scelgono di divorziare, devono avviare con formula di ricorso, una domanda di separazione al tribunale del luogo di ultima residenza coniugale. Nel procedimento di ricorso si possono avanzare: la richiesta di assegnazione della casa, di percezione di assegno di mantenimento, l’addebito dei costi (solo in sede di separazione), l’affidamento della prole. Quest’ultimo aspetto è anch’esso regolato dal giudice il quale, nel caso lo ritenesse opportuno, può scegliere se convocare o no in udienza la prole.

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