Scossa ad Augusta riapre dubbi e timori - QdS

Scossa ad Augusta riapre dubbi e timori

Rosario Battiato

Scossa ad Augusta riapre dubbi e timori

martedì 07 Febbraio 2012

Ancora oggi, a livello nazionale non esiste una normativa per la certificazione della messa in sicurezza dei petrolchimici. Solo nel Comune di Priolo-Gargallo insistono ben sette impianti a rischio incidente rilevante

AUGUSTA (SR) – Un altro avvertimento sulla pericolosità sismica nell’area del petrolchimico siracusano. Nei giorni scorsi una scossa di terremoto di magnitudo 3.2 Richter è stata registrata nel golfo di Augusta. L’evento sismico ha avuto epicentro in mare, secondo quanto rilevato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La scossa è stata avvertita soprattutto a Siracusa, Augusta e Priolo Gargallo. Un ulteriore testimonianza di quanto sia alta la pericolosità sismica nell’area, mentre continua a non esserci una normativa che obblighi le aziende dei petrolchimici nazionali a certificare adeguate misure di protezione nei confronti dei rischi naturali e antropici.
L’area di Priolo-Gargallo, dove insistono ben 7 impianti a rischio incidente rilevante, è anche percorsa da quattro faglie. Insomma non ci vuole un esperto, e soprattutto non bisogna attendere un sisma di seria entità, per comprendere che la protezione della cittadinanza passa anche da adeguate misure in materia antisismica. La sensibilizzazione su queste tematiche è ormai da diversi mesi affidata anche al lavoro incessante di Alessandro Martelli, direttore centro Enea di Bologna e presidente Glis (Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica).
 
Secondo quanto rivelato dal direttore dell’Ente emiliano adesso anche il ministero dell’Ambiente sta prendendo molto sul serio il tema. Ricordiamo che lo scorso 6 settembre un’interrogazione parlamentare di Angelo Alessandri (Lega Nord) ricordava, appunto, degli impianti (stabilimenti industriali RIR soggetti agli obblighi del decreto legislativo n. 334 del 1999 Seveso II) “situati in aree ad elevata pericolosità sismica, come, ad esempio, in Sicilia, in quella di Milazzo od in quella di Priolo-Gargallo (dove è anche prevista la realizzazione di un importante rigassificatore); si ricorda, in particolare, che, nel 1693, la piana di Catania, che include l’area di Priolo-Gargallo, fu colpita da uno dei più devastanti terremoti verificatisi in Italia, probabilmente più violento di quello di Messina e Reggio Calabria del 1908 (M = 7,2), e che (come in seguito nel 1908) tale terremoto generò un maremoto di elevata entità; nei suddetti siti, nel caso in cui in essi fossero presenti impianti RIR non sufficientemente protetti dal terremoto, un evento di magnitudo M intorno a 7,0 (del tutto possibile) innescherebbe gravissimi incidenti, con effetti gravissimi per la popolazione e per l’ambiente, oltre che economici”.
 
Nel mirino del rischio ci sarebbero proprio “i cosiddetti serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), – si legge nell’interrogazione – che sono di grandi dimensioni (con volumi fino a 150.000 metri cubi ed oltre), costituiti da un serbatoio interno in acciaio criogenico ed un rivestimento esterno in cemento, ed anche i serbatoi di stoccaggio sferici o cilindrici presenti, ad esempio, negli stabilimenti petrolchimici, la cui pericolosità è funzione crescente del loro elevato numero in ciascun stabilimento”. Proprio un numero significativo di tali serbatoi, ci ha ricordato Alessandro Martelli, ha già riportato gravi danni in vari Paesi, proprio a causa di eventi sismici. Insomma c’è da tenere l’allerta sempre alta, e sperare, ha concluso Martelli, che possano considerarsi eccessive “le preoccupazioni recentemente espresse da noti sismologi”.

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