A tavola consumi moderati. Famiglie siciliane sotto la media - QdS

A tavola consumi moderati. Famiglie siciliane sotto la media

Patrizia Penna

A tavola consumi moderati. Famiglie siciliane sotto la media

giovedì 23 Luglio 2009

Tabella della Coldiretti: nel 2008 in provincia di Trento i costi inferiori, nelle Marche i massimi. Ogni nucleo ha speso 439 euro al mese, contro i 475 del resto del Paese

PALERMO – Le famiglie siciliane spendono per la tavola il 13% in più di quelle trentine e si posizionano nella seconda parte della classifica italiana con 439 euro al mese per il solo acquisto di alimenti e bevande, comunque sotto la media nazionale.
è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sui consumi delle famiglie nel 2008 che fotografa le abitudini alimentari regionali.
“In Italia, la tavola – sostiene la Coldiretti – è una componente importante della spesa familiare della quale assorbe in media ben il 19,1 per cento delle risorse ed è seconda solo alle spese per l’abitazione per un valore medio di 475 euro al mese”.
“La situazione – precisa la Coldiretti – varia tuttavia notevolmente da Nord a Sud nelle diverse regioni, dall’importo minimo di 381 euro al mese in provincia di Trento, 424 a Bolzano, 429 in Friuli Venezia Giulia ai 436 in Molise, ai 439 in Basilicata e Sicilia, 422 in Valle d’Aosta, 464 in Calabria, 466 in Veneto, 467 in Toscana, 447 in Piemonte, 475 in Liguria, 480 in Sardegna, 482 in Abruzzo, 483 in Lombardia, 500 nel Lazio, 511 in Umbria. 514 in Campania, 515 in Puglia e 516 nelle Marche”.
“L’analisi per aree geografiche dimostra che – continua la Coldiretti – la maggiore spesa si ha nell’Italia centrale con 492 euro al mese per famiglia seguita dal Mezzogiorno con 480 euro al mese e dal Nord con appena 464 euro al mese. In particolare, nel Centro Italia le famiglie acquistano più pane, pasta e cereali, carne e ortofrutta, mentre al sud latte, formaggi e uova, olii e grassi , zucchero e caffé ed infine al nord si hanno i maggiori esborsi familiari per le bevande”. “La necessità di garantire cibo di qualità elevata al giusto prezzo appare evidente dall’analisi dalla quale emerge – sostiene la Coldiretti – uno stretto legame tra spesa alimentare e salute che giustifica il crescente impegno per fare chiarezza sulle caratteristiche e contenuto del cibo posto in vendita. Sul mercato mondiale la pressione della crisi sta penalizzando la qualità, come dimostra l’aumento delle vendite di surrogati destinati a sostituire il latte in gelati, formaggi, yogurt e bevande o di sottoprodotti dei cereali una volta utilizzati solamente per l’alimentazione animale, ma anche di aromi artificiali utilizzati per nascondere la bassa qualità degli alimenti”.
“Le preoccupazioni – continua la Coldiretti – riguardano anche l’Italia che è un forte importatore di prodotti alimentari, con il rischio concreto che nei cibi in vendita vengano utilizzati ingredienti di diversa qualità come il concentrato di pomodoro cinese, l’extravergine tunisino, le mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate proveniente dall’estero. Anche per questo la Coldiretti ha promosso a partire da martedì 21 luglio alle frontiere del Brennero una mobilitazione a sostegno della qualità del cibo italiano alla quale stanno partecipando decine di migliaia di agricoltori”.

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