Altri “casi Termini Imerese” a rischio - QdS

Altri “casi Termini Imerese” a rischio

Rosario Battiato

Altri “casi Termini Imerese” a rischio

mercoledì 22 Febbraio 2012

Avanza l’ipotesi di riforma del lavoro promessa da Fornero: basta continuare ad alimentare aziende decotte con i soldi pubblici. La grande industria all’ultimo giro di boa: molti lavoratori siciliani messi in Cig sono a rischio

PALERMO – Da Roma suona la sveglia per gli operai siciliani che lavorano nelle imprese isolane in odor di chiusura. Si tratta della riforma degli ammortizzatori sociali promessa in questi giorni da Elsa Fornero, ministro del Welfare. Nel mirino l’utilizzo della Cassa Integrazione per le imprese in crisi o in fallimento, che andrebbe a ricadere direttamente nello stile Fiat di Termini Imerese.
Se ne parlerà nel 2013, ma la riforma si farà. Il dibattito sul lavoro è uno dei temi più caldi del momento, e il confronto con le parti sociali resta serrato. Nei giorni scorsi Fornero ha illustrato quelle che saranno le nuove linee guida del regime di ammortizzatori. Tra le novità più rilevanti la tutela del posto di lavoro con la cassa integrazione guadagni, sancendo di fatto la fine della cassa integrazione straordinaria per le aziende in chiusura o in fallimento, caso emblematico la Fiat di Termini Imerese.
L’idea originaria del ministro, contro cui hanno violentemente inveito i sindacati, riguarda l’eliminazione della cassa integrazione guadagni straordinaria per gli operai alle dipendenze di imprese in stato di crisi o ristrutturazione. Secondo il ministro tale formula avrebbe trovato degna sostituzione nel sussidio di disoccupazione. Per i sindacati, invece, la semplice sostituzione della cassa integrazione con il sussidio di disoccupazione avrebbe comportato un automatico licenziamento del lavoratore. Allo stesso tempo si produrrebbe un sostanziale sgravio dell’esborso delle imprese per la Cassa (ne ha già parlato la Marcegaglia).
La versione più probabile, allo stato dei fatti, è che alcune fattispecie della cigs sarebbero assorbite dalla cassa integrazione guadagni ordinaria, mentre crollerebbero le altre causali  integrate nel sussidio di disoccupazione, come la mobilità. Allo stesso tempo si provvederà allargamento della tutela per i dipendenti di altre imprese ad oggi escluse, come le banche, le assicurazioni e quelle sotto 50 unità. Su tutto resta il problema delle risorse. La Cgil ha denunciato la presenza di circa 800 mila lavoratori in Italia che allo stato dei fatti resterebbero senza cassa integrazione ordinaria. Tra questi ci sono anche i reduci dell’esperienza Fiat di Termini Imerese, adesso in procinto di essere parzialmente assorbiti dalla Dr Motor di Massimo Di Risio, altra impresa, che, stando alle ultime cronache, non passa un periodo di fulgido splendore. Intanto arrivano i primi commenti positivi sulla proposta della Fornero.
 
Dal sito dei radicali Michele De Lucia, tesoriere del partito, ricorda che la difesa ad oltranza della Cassa integrazione ordinaria significa una “spesa pubblica clientelare” a vantaggio delle grandi imprese “assistite, decotte o furbe contro quelle più competitive”. Insomma, secondo il radicale, i sindacati farebbero gli interessi di una minoranza impedendo “la riforma universalistica (cioè per tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore, dalla tipologia, dalla dimensione dell’impresa per la quale si lavora) degli ammortizzatori sociali” e difendendo “la parte peggiore dell’imprenditoria italiana”.

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