Gioco d’azzardo, le mani dei clan sulla terza impresa italiana - QdS

Gioco d’azzardo, le mani dei clan sulla terza impresa italiana

Luca Insalaco

Gioco d’azzardo, le mani dei clan sulla terza impresa italiana

mercoledì 22 Febbraio 2012

In Italia si spendono ogni anno 1.260 € pro capite per bingo, slot machine, gratta e vinci e videopoker. Il fatturato del settore è di 76,1 mld a cui si aggiungono 10 mld “illegali”

PALERMO – Le mafie hanno messo le mani sul gioco d’azzardo. In Italia si spendono 1.260 euro procapite per bingo, slot machine, gratta e vinci e videopoker. Il fatturato legale del gioco d’azzardo è di 76,1 mld di euro, ai quali vanno aggiunti almeno 10 mld per quello illegale. E intanto i malati di gioco aumentano. È un dossier allarmante quello redatto da “Libera” (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), che ha stilato una mappa dei clan che controllano il gioco d’azzardo, alla luce delle indagini portate avanti da ben 10 Procure della Repubblica.
Sono 22 le città italiane nelle quali le indagini condotte da magistratura e forze dell’ordine hanno portato ad arresti e sequestri, mettendo in luce le oscure trame della criminalità organizzata. Da Nord a Sud, le organizzazioni criminali che controllano il territorio non si lasciano sfuggire il business dell’azzardo, accreditandosi come l’undicesimo concessionario “occulto” del Monopolio.
 
Dai Casalesi ai Mallardo, da Cava ai Mancuso, dai Lo Piccolo agli Schiavone, sono 41 i sodalizi mafiosi che danno le carte e fanno profitti. I sistemi utilizzati dalle organizzazioni sono i più vari. C’è chi impone il noleggio di videogiochi e chi gestisce bische clandestine, chi lucra su calcio e ippica e chi sfrutta i punti scommesse come “lavanderia”.
Non sfuggono alle attenzioni mafiose neppure le lotterie dello Stato: i clan, infatti, acquistano i biglietti vincenti, pagandoli con un sovrapprezzo, per poi acquistare beni e attività commerciali. Un modo, insomma, per gabbare i sequestri.
In Sicilia non si è ancora spenta l’eco delle indagini compiute tra Caltanissetta e Catania, che hanno portato a dieci arresti e svelato come i clan Madonia e Santapaola controllassero i videopoker, attraverso due reclutatori di imprenditori incensurati. Tra questi, anche un colletto bianco che si sarebbe costruito “una porta d’accesso privilegiata per il rilascio delle licenze dei Monopoli di Stato”. A Palermo, Cosa nostra aveva puntato sulla sala Bingo “Las Vegas”, una delle più grandi d’Europa, confiscata nel 2008 assieme alla società di gestione, il cui valore è stimato in circa 300 mln di euro. Dalle indagini è emerso come, sia l’immobile che la gestione, fossero di proprietà del boss Nino Rotolo, arrestato nel 2006. La sala bingo sarebbe diventata una gallina dalle uova d’oro, fruttando ai boss circa 70mila euro al giorno, oltre ad essere utilizzata per “lavare” il denaro sporco.
Ma di gioco ci sia ammala anche e sempre prima. Nel nostro Paese si stima che siano 800mila le persone dipendenti dall’azzardo e quasi due milioni i giocatori a rischio. Tra questi, preoccupa la diffusione del vizio tra i più giovani. La Sicilia è tra le prime quattro regioni per “studenti giocatori”, ovvero per ragazzi tra i 15 ed i 19 anni che hanno giocato in denaro almeno una volta. Il problema maggiore è la dipendenza.
 
Lo sanno bene i medici specialisti del Gap, l’ambulatorio interdistrettuale del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asp di Palermo. Uno dei pochi centri siciliani specializzati nel gioco d’azzardo patologico, che ha in cura circa 130 pazienti di ogni età e ceto sociale.
 

 
Le proposte di Libera per evitare la dipendenza
 
Le proposte di Libera sul fronte della prevenzione e del contrasto dell’illegalità nel mercato dei giochi prevedono, in primo luogo, l’approvazione di una legge quadro in materia di gioco d’azzardo, magari con l’introduzione di un delitto specifico, affinché lo Stato recuperi il governo e la programmazione politica in materia, ridefinendo le procedure di autorizzazione, riconducendo in un ambito di gestione e controllo il ruolo e le competenze dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli. Il network di associazioni propone, inoltre, la limitazione dei messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco, con una corretta informazione al pubblico; la devoluzione del 5% degli introiti e quello delle vincite non riscosse all’attività di cura e prevenzione del gioco patologico. Infine, recependo le proposte avanzate al Governo da Alea e Conagga, Libera chiede l’inasprimento delle sanzioni previste dagli artt. 718 e 723 c.p. sul gioco d’azzardo senza autorizzazioni, nonché quelle nei confronti di chi produce, importa, distribuisce e installa apparecchi illegali.

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