Il diritto agli alimenti per i celiachi - QdS

Il diritto agli alimenti per i celiachi

Francesca Pecorino

Il diritto agli alimenti per i celiachi

sabato 10 Marzo 2012

Discriminate le femmine sopra i 10 anni. 140 €/mese per gli uomini, 99 € per le donne: disparità di trattamento contemplata nella legge 123/05

PALERMO – La normativa che disciplina la materia a livello nazionale è la Legge del 4 luglio 2005 n. 123, la quale definisce la celiachia come malattia sociale ed ha lo scopo di sostenere la persona che ne è affetta, nei suoi bisogni pratici nonché nei problemi psicologici.
Una volta diagnostica la malattia, il celiaco ha diritto di riceve gratuitamente gli alimenti dietetici privi di glutine, in quanto la celiachia è riconosciuta come malattia rara e sociale. E’ il Servizio Sanitario Nazionale che si occupa di effettuare tale erogazione. I tetti di spesa, suddivisi per fasce di età e sesso, sono stati definiti per la prima volta dal D.M. 8/6/2001 e poi confermati dal D.M. 4/5/2006.
Per ottenere l’erogazione gratuita degli alimenti privi di glutine occorre il certificato di accertata diagnosi di malattia celiaca, rilasciato da parte di uno dei centri ospedalieri o universitari di riferimento e l’autorizzazione, da parte dell’Azienda Sanitaria Locale, a fruire gratuitamente dei prodotti privi di glutine. I prodotti possono essere ritirati  direttamente presso i presidi delle ASP, le farmacie convenzionate o i fornitori da queste autorizzati. Il Sistema Sanitario, inoltre, prevede per i malati di celiachia l’esonero del pagamento del ticket relativo agli esami diagnostici. Per ottenere tale esenzione ci si deve rivolgere all’ASP di residenza, dietro richiesta del proprio medico curante, certificando la malattia.
Questi ultimi prodotti erogati gratuitamente sono elencati nel Registro nazionale di cui all’art. 7 del decreto ministeriale 8 giugno 2001, che viene aggiornato periodicamente dal Ministro della salute. L’art. 3 del decreto del 2006 fa riferimento all’allegato 1, il quale prevede i tetti massimi di spesa anch’essi aggiornati periodicamente dal Ministero della salute e ciò, sulla base della variazione dei prezzi al consumo dei prodotti dietetici senza glutine di base (farina, pane e pasta).
Nel menzionato allegato, è così previsto: dai sei mesi ad un anno di età, il tetto di spesa mensile è di € 45,00; fino a 3,5 anni è previsto un importo di € 62,00; mentre fino ai 10 anni di età viene erogata la somma di € 94,00. Dette cifre si riferiscono sia ai maschi che alle femmine.
Superati, invece, i 10 anni di età e, quindi, per tutta l’età adulta, si ha una differenziazione degli importi e si prevede la somma di € 140,00 per i maschi e la somma di € 99,00 per le femmine. L’Assessorato della sanità della Regione Siciliana, con decreto del 25 luglio 2006, ha sostanzialmente recepito la normativa nazionale in materia, prevedendo i medesimi tetti massimi di spesa parametrati alle medesime fasce di età ed anche al sesso dei soggetti beneficiari. In sintesi dopo i 10 anni di età i maschi e le femmine non hanno diritto al medesimo importo da spendere in prodotti senza glutine e non si capisce bene il perché dal momento che non si tratta di una previsione uniforme a livello nazionale. In Piemonte, per esempio, con Deliberazione della Giunta Regionale 10 aprile 2007, n. 7-5661, sono stati ridefiniti i limiti massimi di spesa stabiliti dal decreto ministeriale del 2006.
Nello specifico, si è statuito che: “Constatato che i tetti di spesa per i pazienti celiaci adulti prevedono una disparità di rimborso tra i pazienti maschi e i pazienti femmine, si ritiene opportuno eliminare tale disparità di trattamento e modificare la D.G.R. n. 127-3648/2006 come segue:  per pazienti maschi e femmine – età adulta – tetto massimo di spesa mensile Euro 120,00 (IVA esclusa)”.
 

 
Infiammazione cronica dell’intestino tenue per intolleranza al glutine
 
La celiachia è una condizione infiammatoria cronica dell’intestino tenue, causata da una reazione di intolleranza al glutine, proteina contenuta in molti cereali di uso comune, in particolare: frumento, orzo, avena, farro, segale e kamut. E’ una malattia a predisposizione genetica: per manifestarsi richiede particolari condizioni scatenanti. Tra queste, una dieta ricca di alimenti contenenti glutine e la presenza di altre malattie autoimmuni. La celiachia si manifesta tipicamente con dimagrimento, carenze nutrizionali, anemia e disturbi gastrointestinali, come dispepsia, difficoltà digestive, inappetenza, diarrea. Se non trattata per periodi prolungati espone ad un aumentato rischio di sviluppare osteoporosi e tumori del tratto gastroenterico; l’unica possibilità per evitare i disagi associati alla malattia è seguire una dieta priva di glutine e ciò, grazie alla disponibilità di sostituti  di tutti i principali prodotti alimentari (pane, pasta, biscotti, cracker ecc..). Rimane, tuttavia, necessaria una certa attenzione per evitare il glutine, presente in piccole quantità, in prodotti “insospettabili” (dadi da brodo, salse o minestre già pronte, marmellate, gelati confezionati ecc.) e specie quando si mangia fuori casa. Per non sbagliare, si può far riferimento al Prontuario degli alimenti realizzato e costantemente aggiornato dall’Associazione italiana celiachia.
 
Francesca Pecorino e Iole Gagliano
avvocati del Collegio
dei professionisti di Veroconsumo

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