Gestione idrica, Ddl d’iniziativa popolare passa primo filtro all’Ars - QdS

Gestione idrica, Ddl d’iniziativa popolare passa primo filtro all’Ars

Rosario Battiato

Gestione idrica, Ddl d’iniziativa popolare passa primo filtro all’Ars

domenica 11 Marzo 2012

Per la prima volta una proposta di legge presentata dai cittadini all’Assemblea regionale siciliana. Iter ancora lungo: atteso un ulteriore passaggio in commissione prima dell’Aula

PALERMO – I movimenti per l’acqua pubblica possono esultare. Si tratta solamente di un primo passo, ma il disegno di legge per la ripubblicizzazione del servizio ha ricevuto, nei giorni scorsi, una prima approvazione nella sottocommissione, insediata all’interno della IV Commissione legislativa Territorio e Ambiente all’Ars, con una deliberazione “storica” perché per la prima volta in Sicilia una proposta di legge di iniziativa popolare è riuscita a superare il primo filtro dell’Ars.
La marcia è ancora lunga, si attende infatti un ulteriore passaggio in Commissione e l’esame in Sala d’Ercole, ma siamo davvero certi che pubblicizzare l’acqua in Sicilia sia una soluzione veramente conveniente?
Noi abbiamo provato a fare due conti su cinquant’anni di gestione pubblica del prezioso bene. 
Passato circa un anno e mezzo dal settembre 2010, quando furono depositate all’Assemblea regionale siciliana 35 mila firme a sostegno dell’iniziativa legislativa per la ripubblicizzazione dell’acqua, con in mezzo il referendum di quest’estate, si colgono i frutti.
Il testo del Ddl prevede, tra le altre cose, la costituzione di un’Autorità di bacino distrettuale, l’introduzione di nuove forme di partecipazione dei cittadini, la ripubblicizzazione di Sicilacque, con compiti di gestione sovra provinciale, e gli Ato attualmente in mano ai privati. Il Ddl “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica della acque. Adeguamento della disciplina del servizio idrico alle risultanze del referendum popolare del 12/13 giugno 2011” sarà incardinato martedì prossimo nella IV Commissione e poi trasmesso in Aula per l’approvazione definitiva alla prima finestra utile nel calendario dei lavori.
Ma davvero il ritorno al pubblico può essere considerato una specie di panacea di tutti i mali? Riflettiamo. Prima di un generale riordino del sistema nell’Isola vegetavano circa 424 società fra municipalizzate, enti e consorzi.
 Le reti idriche isolane, dicono gli ultimi dati, sono allo spasmo: 55% di dispersioni totali e 54% di perdite di rete. Il tanto celebrato pubblico per decenni ha ‘dimenticato’ la manutenzione delle infrastrutture, permettendo al contempo la proliferazione di un sistema pesantemente menomato dall’influenza malavitosa, un dato arcinoto e sottolineato anche dal presidente Lombardo in audizione alla commissione antimafia nel gennaio del 2010.
Del resto il servizio a singhiozzo dei centri dell’agrigentino, del nisseno o del palermitano non può dirsi certo responsabilità di gruppi di privati che solo da pochi anni sono in sella al servizio di gestione. C’è da dire che sul fronte acqua si muovono anche giganti europei, la francese Vivendi è socia di maggioranza di Siciliacque spa e la spagnola Acqualia è subentrata in alcuni Ambiti, ma questo non può bastare per chiudere un’esperienza, che, comunque, difficilmente potrà essere ancora peggiore di quella pubblica.
Sul fronte infrastrutturale siamo messi ancora peggio: le dighe siciliane, incompiute o parzialmente funzionanti, hanno fatto la storia del paese dall’invaso del Blufi, mai completato e costato alla collettività qualcosa come 500 miliardi di lire, alla diga Ancipa, attiva ma non a pieno regime, costata 1.500 miliardi di lire. Attenzione, quindi, a volere pericolosi ritorni.
 


Verso l’Authority dell’acqua. Federutility critica la bozza
 
ROMA – “Un’autorità di regolazione è davvero tale, quando è autonoma e indipendente dal susseguirsi delle maggioranze parlamentari e governative. Le discussioni sul decreto della presidenza del consiglio, in materia di acqua e di competenze all’autorità dell’energia, sembrano arretrare dalla direzione iniziale”. Così il vicepresidente di Federutility, Mauro D’Ascenzi, commenta le prime informazioni sulla bozza del tanto atteso Dpcm che definirà la totalità delle funzioni spettanti all’Autorità per l’energia elettrica e il gas, in materia di risorse idriche.
“Una vera autorità deve avere tutte le competenze e i poteri necessari per esercitarle. Già con la deliberazione del primo marzo, l’Authority dell’energia si è concretamente messa al lavoro sugli aspetti tariffari. Un ridimensionamento del suo campo d’azione sarebbe dannoso per un settore che ormai da molti anni paga il prezzo di un’incertezza normativa. Auspico davvero – conclude D’Ascenzi – che la regolazione dell’acqua arrivi presto agli stessi livelli di efficienza che l’Autorità ha dimostrato nell’energia e del gas”.

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