Una politica frontaliera per attrarre le imprese - QdS

Una politica frontaliera per attrarre le imprese

Anna Claudia Dioguardi

Una politica frontaliera per attrarre le imprese

lunedì 26 Marzo 2012

Forum con Gianni Guidicelli, presidente del Gran Consiglio dello Stato del Canton Ticino

Presidente, qual è la dimensione del Cantone ticinese? 
“Il Ticino ha una superficie di 2.812 Km quadrati e una popolazione di  350 mila abitanti circa”.
La legislazione, cosa sta facendo per incentivare la politica di attrazione del Cantone nei confronti delle industre più innovative d’oltre confine?
“Nel Cantone vige una legge sull’innovazione economica che cerca di favorire soprattutto insediamenti innovativi. Puntiamo ad attrarre nel territorio attività con un grado di innovazione più elevato e che abbiano un valore aggiunto. Il Cantone non ha bisogno di fare grande propaganda per attrarre risorse e forza lavoro, nell’area di frontiera per esempio si sono insediate tantissime attività industriali ma solo perché c’è la possibilità di far capo al frontalierato con dei salari decisamente più bassi rispetto alla media svizzera”.
Quindi è consentito pagare dei salari minori?
“È consentito laddove non esistono dei contratti nazionali che stabiliscono dei salari minimi obbligatori. Il frontalierato è appetibile per le aziende, per esempio nel settore orologiero, dopo un periodo di crisi si sta assistendo a una ripresa grazie anche ad aziende coma la Swatch, altamente innovativa. La Swatch ha due stabilimenti nella fascia di confine che si occupano di assemblaggio nella quale sono impiegati alcune migliaia di lavoratori con una salario di circa 2.300-2.500 franchi lordi. Per uno svizzero sarebbe assolutamente impossibile vivere con uno stipendio tale, ma per un italiano frontaliero è un salario tra il buono e il discreto. Inoltre sono state eliminate molte barriere dapprima esistenti al frontalierato. Con la nuova disposizione che deriva dagli accordi bilaterali il frontaliere deve infatti rientrare solo una volta a settimana. Prima di tali accordi veniva considerato tale solo chi risiedeva entro 20 Km dalla fascia di confine e poteva lavorare entro una determinata fascia della Svizzera. Tali confini sono adesso spariti anche se il grosso dei lavoratori viene ancora da quella fascia. Ciò sta creando un grosso problema anche di politica interna perché alla fine dello scorso anno erano circa 54 mila i lavoratori italiani che quotidianamente si recavano in Ticino a lavorare”.
Com’è strutturato il sistema istituzionale del Cantone?
“Il potere esecutivo è detenuto dal Consiglio di Stato, un organo composto da cinque membri, chiamati appunto Consiglieri di Stato, che a rotazione assumono il ruolo di presidente. I consiglieri propongono leggi e investimenti anche se ogni singolo deputato del Gran consiglio, che è invece l’organo legislativo, può a sua volta fare proposte”.
Qual è l’importanza dell’istituto del referendum? Ci sono materie  obbligatoriamente sottoposte a l voto popolare?
“Le modifiche costituzionali e cantonali devono essere obbligatoriamente votate dal popolo. Per le modifiche costituzionali a livello confederale inoltre serve la doppia maggioranza: quella del Popolo e quella dei Cantoni. Ultimamente è stato votato un referendum importante che riguardava una proposta lanciata dai sindacati, di ampliare le quattro settimane di vacanze obbligatorie per tutti, a sei settimane. A tale proposta gli Svizzeri hanno detto di no per il 65 percento, un esito che ha sicuramente stupito molti. Questo è un esempio di referendum confederale”.
Ci sono anche i referendum comunali?
“Sì, il popolo svizzero è abituato a votare anche su questioni molto banali a livello comunale, ma anche su temi più complessi e difficili da spiegare. Il popolo ha poi l’opportunità di intervenire nella vita politica anche attraverso lo strumento dell’iniziativa popolare”.
 
Riguardo all’immigrazione qual è la posizione del Gran consiglio?
“La presenza massiccia dei frontalieri sta creando, già da diversi anni, problemi di politica interna, nonché una certa tensione verso gli stranieri anche se questi ultimi vengono per motivi di lavoro. Anche se con un tasso bassissimo nel Cantone vi è comunque un problema di disoccupazione, tantoché, con una percentuale del 4 per cento, siamo al terzo posto in Svizzera. Sono circa 15 mila i ticinesi in cerca di lavoro; pertanto si è venuta a creare una situazione tale per cui ognuno ha un parente o amico che si chiede perché al contrario continuino ad aumentare i frontalieri. D’altro canto bisogna ammettere che molti svizzeri non vogliono fare i lavori che solitamente fanno i frontalieri e che il frontalierato copre dei bisogni per i quali noi ticinesi non abbiamo competenza. Per esempio nel settore della sanità, senza gli italiani dovremmo chiudere i nostri ospedali, basti pensare che il 40 per cento degli infermieri è italiano. Il Cantone, nonostante abbia delle scuole di formazione, non riesce infatti a formarne abbastanza. La carenza di risposta dei giovani ticinesi nei confronti di questo lavoro ci ha costretto, qualche anno fa, ad aumentare i salari e innalzarli al livello svizzero tanto che, un infermiere con pochi anni di servizio guadagna oggi circa seimila franchi lordi al mese”.
 

 
Bilancio e debito sempre sotto controllo costante
 
Il bilancio preventivo entro quale termine viene approvato?
“Viene approvato entro dicembre. In 13 anni di mia presenza in Gran Consiglio non è mai successo che slittasse l’approvazione. Solitamente viene discusso nell’ultima sessione, a metà di dicembre dedicata appositamente. È successo invece che slittasse il consuntivo ma non è pratica consueta".
Qual è stato il bilancio consuntivo del Cantone per il 2011?
“Il consuntivo dell’esercizio 2011 dovrebbe chiudere in pareggio. Le spese correnti e i ricavi si aggirano sui 3.200 milioni di franchi”.
Avete registrato degli utili?
“Negli ultimi anni abbiamo avuto degli utili. Tuttavia, lo scorso dicembre, abbiamo votato il preventivo di quest’anno con un deficit di 280 milioni di franchi. È una cifra considerevole per uno Stato come il nostro, in compenso abbiamo una buona situazione di debito pubblico”.
Qual e la posizione del Gran Consiglio sul recupero dei capitali attraverso lo strumento dello scudo fiscale?
“L’ultimo scudo fiscale risale a 40 anni fa. Il consiglio di Stato ha proposto due anni fa uno scudo fiscale, la proposta è stata poi esaminata dalla commissione tributaria del Gran Consiglio per due anni e dopo una lunga discussione tra le forze politiche la questione è stata votata la scorsa settimana dal Gran Consiglio che l’ha bocciata con tre voti di scarto. L’ipotesi di tale amnistia era che potessero emergere un miliardo di franchi di evasione che, con l’imposizione ridotta prevista, avrebbero generato 50 miliardi di franchi. Eticamente si tratta sicuramente di una misura discutibile ma è eccezionale e tollerabile nella misura in cui viene proposta ogni 30 anni come nel nostro caso”.
 

 
Siamo deputati di milizia retribuiti per le presenze
 
Il Gran Consiglio da quanti deputati è formato? Mediamente qual è l’indennità lorda di un deputato?
“I deputati sono 90, non sono pochi ma a livello cantonale è un numero sotto la media. Per ciò che riguarda le indennità un deputato molto attivo che siede nelle commissioni principali e che partecipa a tutte le riunioni può arrivare a 20 mila franchi l’anno. Noi siamo tutti deputati di milizia, ognuno di noi ha un proprio lavoro e veniamo retribuiti solo in base alle presenze, ossia 130 franchi lordi a cui vanno aggiunte eventuali indennità di trasferta”.
Lei ha un’indennità come presidente?
“Si, la mia indennità è di cinquemila franchi l’anno”.
Quindi il Gran Consiglio costa poco?
“Abbiamo costi contenuti. Per le trasferte per esempio di solito si utilizzano i mezzi propri, io in qualità di presidente ho un auto “blu” a disposizione per le trasferte particolari ma la utilizzo di rado. In totale nel Cantone vi sono cinque auto blu per i cinque consiglieri di stato. Il Consiglio ha poi uno staff di circa 15 dipendenti che si occupano dei verbali e della segreteria: un segretario generale, tre collaboratrici e cinque o sei segretari di commissione. In toto non costa più di cinque milioni di franchi l’anno”.
 Il Gran Consiglio si occupa anche di rinnovare i servizi, intervenite spesso sull’efficienza o aspettate che sia l’esecutivo a fare proposte?
“È una discussione che in Ticino si ripete da diversi anni perché vi è una sorta di rimpallo tra il Gran Consiglio e il Consiglio di Stato, i quali chiedono l’uno all’altro di fare proposte per ottimizzare lo Stato. È opinione comune che vi sia un sovradimensionamento della struttura statale, che vi sono dei servizi che adesso lo stato non dovrebbe più offrire e altri di cui invece dovrebbe occuparsi”.
 

 
Curriculum Gianni Guidicelli
 
Gianni Guidicelli è nato nel 1957, coniugato e padre di due figli. Attivo professionalmente come segretario del sindacato OCST si occupa dell’attività sindacale a stretto contatto con le ditte e i lavoratori e dell’assistenza giuridica. Siede nel Parlamento Cantonale dal 1999 ed è attualmente membro delle Commissioni Gestione e finanze e Tributaria, occupandosi principalmente di tematiche riguardanti il mondo del lavoro, la socialità, le famiglie e delle zone periferiche. È attualmente il Presidente del Gran Consiglio ticinese.

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