“La ristrutturazione dell’Assessorato non è solo nominale. Si sta abbandonando la concezione di produrre solo per nicchie e per l’eccellenza, mentre i Paesi in via di Sviluppo dovevano fornirci il cibo. Per 50 anni, in Europa si è pensato di potenziare le eccedenze, salvo poi passare all’esatta concezione opposta, riducendo le produzioni con incentivi. In realtà, è prevalsa la logica della sicurezza alimentare dei prodotti, trascurando il problema della sicurezza degli approvvigionamenti e si scopre, oggi, che il Paese si è impoverito senza precedenti. Si dovrà rimettere la produttività al centro dell’agricoltura e collegarla all’alimentazione”.
“Alcuni mesi fa è stata approvata una legge che ridà centralità al pane di grano duro, iniziando, così, a ridare importanza alla produzione di grano, vino, olive, ortaggi, non solo con risvolti ambientali come richiesto dall’Europa. Infatti, l’agricoltura è l’attività più ambientale che esiste e deve produrre, anche se le leggi vanno in senso contrario alle stesse finalità europee. Un esempio è dato dai tralci della potatura che sono stati paragonati ai rifiuti speciali dal Ministero dell’Ambiente, per cui l’agricoltore li deve smaltire, ma non può bruciarli, altrimenti si violano i protocolli di Kioto”.
“Gli interventi infrastrutturali sono tutti di carattere territoriale, ma la differenza tra intervento strutturale e infrastrutturale è che quello interno all’azienda è strutturale mentre quello esterno è infrastrutturale. Per anni, si è creduto che fosse sufficiente l’intervento all’interno dell’azienda, ma ciò non risolve i problemi di trasporto e di vendita nei mercati dei prodotti siciliani. Il compito dei prossimi anni sarà di ricostruire un sistema d’infrastrutture e di servizi che garantisca lo sviluppo dell’agricoltura”.
“Tra gli interventi previsti, uno riguarda un piano d’investimenti per portare l’acqua agli agricoltori, riqualificando le reti idriche e impedendo sprechi. Esiste, a questo proposito, un finanziamento di 250 milioni di euro già approvato dall’Agenas. In realtà, di quest’aspetto dovrebbero occuparsene i consorzi di bonifica. Si sta facendo in modo che gli investimenti si realizzino e che i consorzi diventino enti pubblici economici, che, oltre al contributo della Regione, devono avere un conto economico fatto da entrate private. Ci sono consorzi, come quello di Agrigento, che hanno operato in questo senso, ma ce ne sono altri che sono divenuti degli stipendifici. Il Commissario di Stato giustamente ha rilevato che non è l’Assemblea regionale a stabilire quanto e quale personale ci deve essere nei consorzi, ma gli amministratori di questi ultimi. Così, si è imposto ai consorzi di dotarsi di un piano aziendale per stabilire chi ha la sostenibilità e chi no”.
“La seconda riguarderà la viabilità rurale di cui ci si sta occupando con il Psr e con l’associazionismo interpoderale, grazie ai quali si realizzeranno molte strade che aprono possibilità prima impensabili di sviluppo del territorio”.
“La terza infrastruttura concerne la diffusione della banda larga che si sta introducendo in tutti i comuni, in collaborazione con altri assessorati, perciò ci si sta occupando di questo settore, oggi, prioritario”.
“Le collaborazioni con i nuclei ispettivi esterni si stanno attivando, mentre quello interno all’Assessorato opererà tramite gli uffici periferici, contrastando le falsificazioni”.
“Si può potenziare la produttività delle piante attraverso la ricerca. Una volta ottenute le piante adatte, l’inserimento nel tessuto produttivo consentirebbe agli agricoltori di fornire da sé l’energia per i propri campi. Ciò permetterebbe anche agli impianti energetici di potersi appoggiare a questa risorsa. Un esperimento del genere è stato tentato con la brassica carinata nel 2008”.
“Occorre riprendere la logica del ripopolamento delle aree interne, dove risiede il 10% della popolazione, ma copre il 90% del territorio. L’U.E. ha chiesto di attivare questo riequilibrio, ma un problema è il credito. Tuttavia, la mancata differenziazione degli interventi ha portato le banche a trattare con le imprese evolute, escludendo gli agricoltori. È necessario favorire il consorzio, non il piccolo agricoltore”.
“Si potenzierà l’assistenza tecnica all’agricoltura che è collegata all’innovazione tecnologica. Uno dei problemi è il dibattito sugli Ogm che ha bloccato tutta la ricerca in Agricoltura senza motivo. Hanno bloccato proprio quella che non doveva essere fermata, perché si è privata l’agricoltura del suo volano di sviluppo. Un esempio viene dalla viticoltura, dove i nostri vini locali hanno ottenuto un grande successo all’estero grazie alle innovazioni degli anni ‘90 e del 2000. La cultura e l’identità siciliana possono essere esportati ed è un bene che sia così”.
“Per quanto riguarda la vendita, si stanno preparando due azioni. La prima concerne la vendita dei prodotti nella Grande Distribuzione Organizzata e nei mercati. Un esempio viene dal vino che vale un miliardo di euro ad oggi, perché la Sicilia ha avuto la capacità di passare dalla produzione di vino sfuso a marchio di prestigio. Il vino può trascinarsi tutti gli altri prodotti nel mercato estero. Ciò che manca, è la capacità di fare squadra, perciò si sta cercando di mettere realmente assieme i produttori così da sfondare nei mercati come marchi di prestigio”.
“Il compito spetta a questo dipartimento che già sta operando in questo senso. C’è già stata la discussione sul disegno di legge anti pirateria che affronti l’agro-pirateria. Infatti, sapere chi crea veramente prodotti made in Sicilily, ci permette di combattere più facilmente i falsi prodotti. La certificazione deve valorizzare i prodotti e i produttori autentici e proteggere dalle falsificazioni. I compiti ispettivi non possono più essere affidati ad altri soggetti”.