Edilizia, parola d’ordine: riqualificare - QdS

Edilizia, parola d’ordine: riqualificare

Rosario Battiato

Edilizia, parola d’ordine: riqualificare

mercoledì 04 Aprile 2012

Una grande mano d’aiuto al settore potrebbe arrivare dalla ristrutturazione degli edifici privati. Manca un efficace progetto legislativo. Per rilanciare il settore non servono solo le opere infrastrutturali immediatamente cantierabili

PALERMO – La crisi edilizia sta trascinando nel baratro l’economia nazionale e siciliana. Edilizia non vuol dire necessariamente ‘palazzinari’ che deturpano le città, ma anche riqualificazione, cioè un modo per lavorare, producendo occupazione in un settore sta facendo registrare i peggiori dati all’interno di una crisi generalizzata delle attività produttive. Dei possibili sviluppi del settore se ne è parlato in un convegno romano dell’Ance dal titolo “Un piano per le città”.
“Seve un cambiamento subito – ha spiegato il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti nella relazione di introduzione -, il rigore non basta e il nostro settore è allo stremo. Il Piano per la riqualificazione delle città che proponiamo oggi è un’opportunità di crescita e di sviluppo che non va sprecata”. Secondo Buzzetti è necessario agire in poco tempo e con l’intervento di tutti. Dovranno esserci cittadini, sindaci, governatori, professionisti e società civile per “attuare un grande piano di rilancio capace di mostrare che ci può essere un futuro diverso, non solo per il nostro settore, ma anche per tutto il paese”. Tuttavia potrebbe non bastare perché “per centrare l’obiettivo, serve un segnale concreto dal Governo, a cui chiediamo di mettere in campo strumenti fiscali adeguati e di credere in questo grande piano di rilancio”.
Tra le richieste dell’Ance la modifica della disciplina Iva delle cessioni e locazioni delle abitazioni, visto che, secondo i costruttori, trasforma l’Iva da imposta neutra a un vero e proprio costo per le imprese di costruzioni. Inoltre occorre alleggerire il “costo fiscale” d’acquisto degli immobili destinati a progetti di nuova edificazione o di recupero e riqualificazione. L’associazione nazionale dei costruttori edili chiede di “scongiurare il previsto aumento di 2 punti percentuali delle aliquote Iva dal 21% e del 10%”.
Il coinvolgimento nella trasformazione urbana deve anche coinvolgere le amministrazioni locali. La trasformazione urbana, sostengono dall’Ance, si attua anche attraverso l’azione dei piccoli comuni con la possibilità di affrontare le procedure amministrative e operative richieste. I costruttori chiedono anche l’istituzione di “task force” regionali che possano assistere i comuni che ne facciano richiesta.
In Sicilia le imprese hanno richiesto da tempo, senza trovare adeguata risposta, l’azione del governo regionale, anche se, come nel caso della “Legge su Ibla” soprattutto in passato sono stati raggiunti positivi risultati. A fine marzo imprese e sindacati hanno fatto massa critica per adeguare in maniera omogenea il costo del lavoro, per razionalizzare il sistema delle casse edili e per rilanciare il settore delle opere pubbliche nell’Isola.
 Ance Sicilia e i sindacati regionali si sono impegnati ad azionare  e varare tutte le possibili iniziative sinergiche nei confronti delle istituzioni competenti, al fine di rilanciare il mercato delle costruzioni attraverso il reperimento di risorse immediate che sostengano programmi di riqualificazione urbana e di recupero dei centri abitati.
Secondo Salvo Ferlito, presidente Ance Sicilia si è trattato di “un accordo che pone la Sicilia a livello nazionale come primo laboratorio di sperimentazione di un modello innovativo che potrà migliorare l’efficacia delle relazioni industriali nel settore edile in tutta Italia”. Tuttavia le speranze sono ormai al lumicino: nel 2009 l’Ance nazionale, in un incontro catanese, presentò l’elenco delle opere finanziate e cantierabili per rimettere in moto l’economia, ma a distanza di quasi tre anni – lo hanno detto i vertici Ance Sicilia ad inizio marzo – pochissimo è stato fatto.
 

 
“Stop al consumo di suolo”. Una sezione nata a Ragusa
 
RAGUSA – Si è costituita a Ragusa la sezione di “stop al consumo del territorio”. Delegata a rappresentarla è l’arch. Elena Azzone, segretario organizzativo è stato nominato Luigi Bellomo. La sezione di Ragusa, aderendo alla campagna nazionale “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” ha presentato al Comune di Ragusa formale istanza con la scheda di censimento per la quantificazione del numero delle abitazioni e degli immobili ad uso commerciale e terziario non utilizzati, vuoti e sfitti. Il Comune di Ragusa ha 6 mesi di tempo, dal 7 marzo 2012, per compilarla e restituirla.
“Stop al consumo del territorio” aderisce al forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio ed ha l’obiettivo di fermare il consumo di suolo nel nostro Paese e il censimento è il primo passo per proporre un metodo di pianificazione da adottare in tempi brevi e scongiurare sviluppi edilizi inutili ed eccessivi data l’ampia disponibilità di edifici già esistenti. Purtroppo in tutti questi anni a Ragusa è avvenuto e sta avvenendo l’esatto contrario. Nei prossimi giorni previste altre associazioni, i movimenti e gli amministratori che condividono gli stessi obiettivi tesi alla salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e allo stop al consumo di suolo.

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