Beni confiscati alla mafia quasi 1 su 3 in provincia di Palermo - QdS

Beni confiscati alla mafia quasi 1 su 3 in provincia di Palermo

Adriana Zuccaro

Beni confiscati alla mafia quasi 1 su 3 in provincia di Palermo

mercoledì 04 Aprile 2012

Sono 10.438 su tutto il territorio nazionale: di questi, il 18,3% è dislocato solo nel capoluogo siciliano. I dati 2011: 131 immobili a Monreale, 103 a Trabia e 98 a Partinico

PALERMO – Tra le strategie di contrasto alle mafie, la sottrazione del potere di proprietà su beni mobili, immobili e aziendali, si delinea come primo passo verso la conversione dei beni a favore delle vittime di soprusi e illeciti mafiosi.
Non a caso, stando alla seconda relazione sull’attività svolta dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), al 31 dicembre 2011 i beni confiscati alle mafie sono 10.438. Di questi, dislocati in tutte le regioni d’Italia escluse Valle d’Aosta e Umbria, il 5,44% (568) si trova nelle regioni del Centro, l’11,19% (1.168) al Nord e un più che significativo 83,37% (8.702) riguarda il Sud.
Così come nel 2010, anche nel 2011 le aree con maggiore concentrazione di immobili confiscati si individuano ancora, in ordine crescente, in Campania, in Calabria e in Sicilia.
I dati però evidenziano una significativa distanza numerica anche tra queste tre regioni: mentre la Sicilia passa da 4.649 beni confiscati nel 2010 a 4.466 lo scorso anno, sulla stessa tabella redatta dall’Agenzia i numeri della Calabria e della Campania decrescono rispettivamente da 1.557 a 1.443 la prima, e da 1.501 a 1.417 la seconda.
Muovendo poi l’indagine da una prospettiva regionale a una comunale, non passa inosservata la posizione di Palermo nella lista dei comuni siciliani con maggiore concentrazione di immobili confiscati: con 1.910 tra immobili in gestione (1.026), beni immobili destinati e consegnati (645), destinati e non consegnati (166) e usciti dalla gestione (73), solo a Palermo si colloca ben il 18,3% dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata in tutta Italia. Addirittura, anche nei dintorni del capoluogo siciliano si contano 131 immobili solo a Monreale, 103 Trabia e 98 a Partinico.
Ed è ancora la Sicilia la regione con più immobili usciti dalla gestione (182), ovvero con più beni per cui è stata revocata la confisca o è stato dato mandato per l’esecuzione immobiliare. C’è però da aggiungere che possono uscire dalla gestione anche quei beni per cui risulta una vendita prima della confisca definitiva, la liquidazione dell’azienda di cui fanno parte, o che giungono all’espropriazione per pubblica utilità.
Indipendentemente dalle specificità di ogni procedimento di sequestro e confisca dei beni connessi a organizzazioni criminali, la disciplina istitutiva dell’ANBSC è stata armonizzata e coordinata alle norme antimafia su cui il Governo Nazionale ha effettuato una completa ricognizione con il decreto legislativo 6 settembre 2011 n. 159 recante “codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia”.
Ma quali modifiche ha apportato il codice antimafia alle funzioni dell’Agenzia? A detta dell’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao, «la scelta del Governo sembra individuare Regioni ed enti territoriali come soggetti ai quali i beni possono essere conferiti in via sostanzialmente marginale, solo dopo che le amministrazioni statali e l’Agenzia non ne richiedano l’assegnazione”. La polemica, che risale alla scorsa estate, oltre ad evidenziare la reticenza dei rappresentanti della Regione ad accettare che la “parola” sui beni confiscati alla mafia sia data prima all’Agenzia, ha messo in luce anche il rischio di un mancato coinvolgimento delle Regioni nell’individuazione degli enti territoriali locali, ovvero “una scelta che potrebbe provocare ritardi nell’adozione delle procedure e non poche difficoltà gestionali”.
 


L’Agenzia. Funzioni giudiziarie ed amministrative
 
Istituita con il decreto legge 4 febbraio 2010 n. 4, l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, durante le fasi del processo di gestione dei suddetti beni, detiene una duplice funzione di supporto giudiziario e amministrativo. Fin dall’incipit processuale, infatti, all’Agenzia viene attribuito un ruolo giudiziario “non già di mero esecutore di disposizioni dell’autorità, bensì quale organo di consulenza e consiglio”. Mentre nella fase amministrativa, che inizia con il provvedimento di confisca, l’Agenzia svolge l’importante attività di destinazione dei beni confiscati in via definitiva.
Ma se con la legge istitutiva le competenze dell’Agenzia si limitavano a esplicarsi in fasi transitorie e ruoli di supporto, con il parere del 13 aprile 2010, considerata l’universalità dei rapporti e delle competenze prima facenti capo a varie autorità, l’Avvocatura Generale dello Stato ha affidato all’Agenzia la diretta gestione operativa dei beni definitivamente confiscati. Con quali obiettivi? Snellire le procedure, assicurare l’unitarietà degli interventi e restituire allo Stato o al territorio delle comunità offese, quei patrimoni accumulati illegalmente dalle consorterie criminali.

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