La Sicilia come Singapore - QdS

La Sicilia come Singapore

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia come Singapore

sabato 25 Luglio 2009

Eccellenza, ecco cosa serve all’Isola

La Repubblica di Singapore oggi rappresenta l’esempio più concreto e lampante d’eccellenza nella Pubblica amministrazione. Là non c’è vera democrazia, ma i cittadini se ne infischiano perché il loro reddito è fra i più alti del mondo.
Perché parliamo di Singapore? Perché quella piccola città-Stato conta 4,5 milioni di abitanti, cioè quasi quanti ne conta la Sicilia in una superficie di appena 581 kmq contro i 25 mila kmq della Sicilia. Ma, come la Sicilia, è un isola che si trova di fronte all’estremità meridionale della penisola di Malacca. Singapore è al centro delle grandi rotte marittime dell’Oceano indiano, esattamente come la Sicilia si trova al centro delle rotte marittime del Mediterraneo.
Le analogie sono tante, ma c’è l’abissale differenza prima citata e cioè mentre quell’isola si è sviluppata enormemente perché la sua Pubblica amministrazione funziona ad alto livello, la nostra rimane inchiodata da sessant’anni allo stesso livello di Pil su quello nazionale perché la sua Pubblica amministrazione è di infimo livello.
Infine, Singapore non ha risorse naturali mentre la Sicilia ha uno scrigno di tesori archeologici e paesaggistici quantitativamente e qualitativamente più importanti dell’intero pianeta.

Secondo il Global competitiveness Report (pubblicazione del World economic forum), Singapore nella classifica mondiale per competitività risulta al quinto posto mentre l’Italia è all’ottantaquattresimo. Deduciamo che la Sicilia sia ben al di sotto del centesimo posto.
Nei primi anni sessanta Singapore era una giungla inquinata poco sviluppata. Molto al di sotto dello stato civile sociale ed economico della Sicilia. Un uomo ha cambiato tutto. Lee Kuan Yew, fondatore del People’s action party, ottenne l’indipendenza dalla Malesia solo nel 1965. Dovendo costruire un Paese dal nulla, senza risorse, il giovane leader, laureato a Cambridge, ha trovato la chiave: creare forte meritocrazia nel settore pubblico.

 
Lee Kuan Yew istituì un’infrastruttura per attirare investimenti stranieri, offrendo basso costo del lavoro, incentivi fiscali per sviluppare innovazione tecnologica in cinque aree: petrolchimica, elettronica, logistica, informatica e biomedica. Cominciò a costruire case, ospedali, autostrade, università, l’aeroporto e un’infrastruttura eccellente di telecomunicazioni in fibra ottica.
Ma prima il leader, considerato l’uomo più intelligente del mondo orientale, ha inoculato nella testa dei suoi cittadini il concetto di eccellenza e meritocrazia nella Pubblica amministrazione, concetti recepiti dalla Costituzione di Singapore in maniera esplicita.
La stessa Costituzione istituisce un apposito organo, la Public service commission, deputata a selezionare e a trarre dal servizio pubblico i migliori talenti del Paese. Vi è poi un apposito corpo di élite della Pa, il c.d. Administrative service da cui sono scelti i leader delle varie funzioni di governo.

Il sistema si basa su un processo di selezione dei talenti che comincia dalla scuola secondaria. Agli studenti che conseguono i migliori risultati, basati sul merito, è offerto un difficilissimo percorso di formazione che seleziona ancora di più la professionalità.
Si pensi che i test nazionali di valutazione delle capacità individuali partono dal quarto anno delle elementari con l’obiettivo di selezionare un alunno su dieci destinato alla formazione di eccellenza nella Pa. Naturalmente il processo di selezione vale anche per tutte le altre attività economiche e sociali.
Al termine degli studi, agli allievi è richiesto di lavorare gratis per un certo periodo nella Pa. Tutto questo è possibile perché il programma è basato su un forte carico ideale di responsabilità nei confronti della comunità.
Fatte le debite proporzioni, è come se la Regione siciliana scegliesse ogni anno mille fra i migliori studenti e finanziasse il loro corso di studi per portarli dentro una purtroppo ipotetica scuola della Pa, scegliendo ovviamente fra i talenti. Ognuno di essi affiancherebbe altri talenti precedentemente selezionati e formati.
Un sogno. Forse, ma non impossibile da realizzare. Basta.

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