Per venire sulle terre che furono delle famiglie mafiose, oggi diventate fulcro di attività sociali, partono a migliaia da tutta Italia. Ma di siciliani davvero se ne vedono pochi. A lanciare l’allarme la Cgil, che ha senza mezzi termini denunciato la situazione raccogliendo allo stesso tempo l’opportunità di lanciare un appello per una partecipazione più massiccia da parte dei giovani siciliani.
Ci sarà spazio per ben 700 volontari. Inoltre, ci sarà anche la possibilità di partecipare a 10 laboratori di formazione sul tema dell’antimafia sociale in Sicilia, Puglia, Calabria, Toscana, Lombardia e Liguria. Queste regioni accoglieranno in totale 200 volontari.
Perché giovani siciliani ce ne sono pochi o niente? “Difficile dirlo – aggiunge Totò Bono, segretario della Cgil di Partinico -. Forse c’è un’informazione troppo limitata che non permette ai siciliani di sapere quali progetti ci sono di base. Non vorrei usare certe parole, ma forse c’è anche la paura, ma questo non lo posso sapere con certezza. Fatto sta che anche la Sicilia è chiamata a questo appuntamento ed ha il ruolo in assoluto più importante dal momento che la metà dei campi antimafia organizzati in Italia si trovano proprio nell’Isola”.
Secondo gli organizzatori i campi e i laboratori antimafia si legano in modo indissolubile ai terreni confiscati alla criminalità organizzata, sono la naturale conseguenza della filosofia della confisca: restituire i beni alla comunità, renderli vivi, animarli per azioni di democrazia e giustizia sociale. I luoghi, un tempo simbolo del potere mafioso, non solo divengono liberi e produttivi, ma sono abitati, attraverso l’esperienza dei campi, da centinaia di giovani (e non solo) per quasi tutto l’anno.
“L’intuizione di Pio La Torre, pagata con il sacrificio della vita, – scrive l’Arci Sicilia – e la legge di iniziativa popolare, supportata da un milione di firme di cittadine e di cittadini, divenuta la ‘109/96’, sono strumenti ancora oggi profetici. Hanno cambiato il modo di lottare contro le mafie. Sottrarre a queste organizzazioni criminali il patrimonio accumulato illecitamente è importante perché combatte la ragione stessa della loro origine e azione. Restituire i beni alla collettività significa allargare la responsabilità. Ma ciascuno deve fare la sua parte per evitare l’isolamento di chi gestisce i beni e proteggere le terre e le abitazioni. Con l’organizzazione dei campi vogliamo restare sulle strade di Pio La Torre e di tutte quelle donne e quegli uomini che non sono rimasti indifferenti. Lo facciamo a modo nostro, favorendo la partecipazione, attivi e responsabili oggi, perché ne siamo convinti. Migliorando il presente, ci assicuriamo il futuro”.