I quattro anni di mancate riforme del governo Lombardo - QdS

I quattro anni di mancate riforme del governo Lombardo

Giovanna Naccari

I quattro anni di mancate riforme del governo Lombardo

giovedì 19 Aprile 2012

Sanità, consorzi Asi, amministrazione regionale e trasparenza sono stati toccati dalle riforme che non sono, però, pienamente attuate. Annunciata ad ottobre, l’applicazione dello Statuto in merito ai Consorzi di Comuni seppellita a marzo dalla L.r. 14/2012

Palermo – Quattro riforme che toccano la sanità, i consorzi Asi, l’amministrazione regionale e la trasparenza. Una marcia indietro sulle Province e 21 norme che intervengono su singoli settori, piuttosto che sullo sviluppo complessivo di una regione.
Sono i numeri del governo Lombardo al quarto anno della quindicesima legislatura. Azioni blande, a sentire anche un cartello di 19 associazioni, da Confindustria ad altre categorie del mondo produttivo, fino ai sindacati, che a marzo hanno bocciato la manovra economica dell’esecutivo, perché non indirizzata agli “obiettivi di crescita dell’economia e dell’occupazione”. Misure più incisive per il lavoro e lo sviluppo di cinque milioni di siciliani hanno chiesto anche i vescovi riuniti lunedì a Caltagirone.
I punti del programma del presidente Lombardo guardano alla  Sicilia produttiva, eco-sostenibile, europea, amica delle imprese e dello sviluppo, decentralizzata. E ancora, alla Sicilia dei giovani e delle donne, della coesione sociale, della cultura e del progetto, della nuova autonomia. Abbiamo provato a misurarli con l’azione politico-amministrativa svolta dai suoi quattro governi (dal 2008 al 2010 quattro rimpasti), rispetto alle mete che si era imposto.  Le leggi di iniziativa governativa sono oltre 40, ma la metà, come abbiamo scritto sul Quotidiano di Sicilia del 7 settembre, è composta da norme che riguardano bilanci, esercizi provvisori e misure finanziarie per varie emergenze. Anche molte leggi di iniziativa parlamentare guardano più a mille rivoli che al bene comune, ma di questo parleremo la prossima settimana.  Queste le riforme che si avvicinano agli obiettivi “Sicilia decentralizzata, amica dello sviluppo e delle imprese”: riorganizzazione dei dipartimenti regionali (L. 19/2008); semplificazione e contrasto alla corruzione (L. 5/2011); costituzione dell’Irsap, che ha riordinato le Asi (L. 8/12). E in termini di salute e riduzione di costi, il riordino del sistema sanitario (L. 5/2009). Naturalmente alcune leggi sono allo stato embrionale, visti i tempi di approvazione. 
Nel mondo delle imprese, tuttavia, le misure sul credito di imposta (L. 11/2009) non hanno soddisfatto tutte le richieste per mancanza di copertura finanziaria ed il governo è stato costretto a correre ai ripari per dare risposte ai beneficiari.
Intanto il governo ha 37 disegni di legge all’Ars, in attesa di relazioni tecniche o di parere delle commissioni. Altri testi sono nel cassetto perché gli assessori sono cambiati. Tra questi, la valorizzazione delle aree protette con interventi per lo sviluppo economico, le politiche giovanili, il riordino delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza per snellire il sistema e ridurre i costi. 
Infine, il governo è scivolato sulla riforma delle Province che intendeva sopprimere gli enti intermedi – non previsti dallo Statuto siciliano – e creare liberi consorzi dei Comuni per tagliare i costi della politica.
Annunciata ad ottobre, la norma è stata seppellita a marzo dalla legge 14/2012, in attesa di una vera riforma. Con buona pace dell’assessore alle Autonomie locali, Chinnici, che nella relazione accompagnata al testo, contro il “policentrismo istituzionale esasperato”, scriveva: “Ora è giunto il momento di tornare allo Statuto”, con un punto esclamativo.

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