Nuovi strumenti a tutela della concorrenza - QdS

Nuovi strumenti a tutela della concorrenza

Luca Salici

Nuovi strumenti a tutela della concorrenza

sabato 28 Aprile 2012

Forum con Giovanni Pitruzzella, presidente Autorità garante della concorrenza e del mercato

Il suo predecessore Antonio Catricalà, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in questa stanza ruggiva di impotenza dicendo “se mi dessero le armi io potrei lavorare meglio”.
“Oggi abbiamo qualche arma in più rispetto al passato. Il Governo e il Parlamento in questi mesi hanno arricchito gli strumenti a disposizione dell’Autorità. Il primo elemento di novità è che l’Antitrust potrà fare ricorso al Tar contro gli atti delle Pubbliche amministrazioni che ledono i principi della concorrenza. Una possibilità importantissima per lo sviluppo del Paese, ma soprattutto per il Mezzogiorno, con riferimento al settore dei servizi pubblici locali. Proprio in questo campo ci deve essere una apertura ai privati e alla concorrenza per due ragioni fondamentali: realizzare una maggiore efficienza nei servizi e ridurre i costi che pesano sui bilanci degli enti locali. La liberalizzazione e la concorrenza nel settore dei servizi pubblici da un lato favoriranno il risanamento finanziario, che è un vincolo europeo, dall’altro lato creeranno le condizioni per una crescita economica in un settore di grande sviluppo futuro, naturalmente rispettando i diritti dei consumatori”.
Cosa accadrebbe nel caso in cui le Pa dovessero adottare atti contrari alla concorrenza?
“Qualora in questo campo le Pubbliche amministrazioni compiano, per esempio con un bando di gara, atti contrari alla concorrenza, l’Antitrust potrà intervenire impugnando questi atti davanti al Tar della regione in cui si trova la Pa. Questa possibilità di rivolgersi direttamente al Tribunale amministrativo regionale può rendere veloce la trattazione di alcuni casi prioritari”.
Con il decreto “CrescItalia” del Governo, convertito dal Parlamento, l’Antitrust ottiene anche altri strumenti per svolgere meglio il suo lavoro di garanzia?
“Certamente. Il decreto stabilisce che enti locali e Regioni dovranno aprire al mercato il settore dei servizi pubblici, dalla raccolta rifiuti all’illuminazione stradale e ai trasporti pubblici. Per riorganizzare il settore  avranno una scadenza a brevissimo termine: entro fine anno dovranno emanare una delibera quadro per stabilire quali settori debbano essere aperti al mercato, cioè alla possibilità che ci siano più operatori economici che offrano lo stesso servizio in concorrenza tra loro, e quali invece debbano essere gestiti da un solo operatore in diritto di esclusiva, previo svolgimento di una gara competitiva. Il mantenimento di settori gestiti in monopolio dovrà comunque essere motivato dall’ente locale, sulla base di un’indagine di mercato e di un’analisi economica. L’Antitrust, nelle prossime settimane, dovrà controllare le delibere quadro che arriveranno, analizzando le assegnazione dei servizi pubblici adottati dagli enti territoriali con popolazione superiore ai 10 mila abitanti. Possiamo definirla una “rivoluzione copernicana” in corso nel Paese, che vedrà protagonista ancora una volta l’Autorità e che avrà un impatto economico importante”.
A quali altre attività si sta dedicando l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato?
“Stimoliamo l’attività del Governo, dove troviamo terreno fertile grazie alla presenza del premier Mario Monti, che ha svolto con autorevolezza il ruolo di commissario europeo alla concorrenza, e del sottosegretario Antonio Catricalà mio predecessore. L’Antitrust segnalerà le leggi delle Regioni che sono in conflitto con le regole del mercato, proponendone l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale. In passato l’Autorità aveva il baricentro nel mercato nazionale, oggi pone maggiore attenzione ai mercati locali e regionali. Si tratta di un’evoluzione in linea con quel processo di “regionalizzazione” o “federalismo” ancora in itinere. In Italia gran parte dei compiti amministrativi e dei poteri che intervengono sul funzionamento dell’economia sono stati trasferiti alle Regioni. In questo spirito è importante quindi vigilare e intervenire a livello locale per evitare che lì si producano fenomeni di monopolio, di contrasto con la concorrenza, di inefficienza e quindi di mancato benessere per i consumatori”.
 
Ci vorranno altri funzionari per affrontare la mole di lavoro che arriverà nei prossimi mesi?
“Senza dubbio c’è un problema organizzativo. L’Autorità ha pochi funzionari, circa duecento, e trattiamo fino a trecento pratiche a settimana. Un carico di lavoro inimmaginabile. Il nostro personale fa sacrifici enormi: il 6 gennaio scorso abbiamo consegnato al Governo e al Parlamento uno studio sulle liberalizzazioni, sul quale è stato costruito il decreto “CrescItalia” e tutti i funzionari hanno passato le vacanze di Natale al lavoro, compiendo uno sforzo straordinario.
In futuro, comunque, potremo contare su venti nuove unità, che saranno scelte tramite concorso. L’Autorità è una struttura amministrativa che, come le altre, ha bisogno di energie giovani che creino maggiore dinamismo. L’innesto di queste nuove forze per irrobustirci sono già in cantiere, ma con l’organico attuale passeremo comunque al vaglio tutte le delibere quadro degli enti locali che saranno consegnate entro l’anno. In queste settimane sto ricevendo i sindaci delle grandi città, alle prese con il tema dei servizi pubblici, che stanno predisponendo la delibera quadro. L’Antitrust ancora una volta sarà chiamata a fare uno sforzo straordinario con il personale esistente”.
 


Il rating di legalità come propulsore di sviluppo

Com’è possibile coniugare legalità e sviluppo nel Mezzogiorno?
“Senza dubbio sposando una proposta avanzata nei mesi scorsi: il rating di legalità. Nata da un’idea di Antonello Montante, nuovo presidente di Confindustria Sicilia, è stata apprezzata in modo bipartisan. L’Antitrust l’ha adottata pienamente rilanciandola anche nelle audizioni alle Camere. Il Parlamento ha poi approvato un emendamento al decreto “CrescItalia” con il quale ha introdotto il rating di legalità, che dovrà essere gestito dall’Autorità in coordinamento con i ministeri della Giustizia e degli Interni. Non sarà né un onere burocratico, né una misura penalizzante per le imprese. Piuttosto dovrà essere uno strumento premiale: chi rispetta la legge deve avere dei vantaggi nell’accesso alle agevolazioni pubbliche e al credito privato”.
Il Mezzogiorno d’Italia come appare agli occhi degli investitori internazionali?
“Gli operatori internazionali che ho incontrato vedono con interesse la nuova stagione che si è aperta nella politica italiana ma continuano a farmi una domanda precisa: “La legalità in Italia e nel Mezzogiorno, viene rispettata o no?”. Per questo bisogna dare un segnale forte e garantire che le leggi siano uguali per tutti, che vengano rispettate e che non ci sia qualcuno, come la criminalità organizzata, che giochi con le carte truccate. Credo che il rating di legalità sia importante anche a livello simbolico: chi rispetta le regole in Italia sarà premiato e avvantaggiato. In questo diventeremo più europei nel coniugare mercato e legalità. Questo strumento potrà giovare tantissimo all’economia del Mezzogiorno, per attrarre investimenti e per tutelare quelle imprese sane che operano in quei territori”.
 


Meno oneri burocratici per il rilancio del Sud

Come rilanciare la crescita in Italia e nel Mezzogiorno?
“Credo che uno dei temi centrali per lo sviluppo della nostra nazione sia quello della Pubblica amministrazione. Gli oneri burocratici – esistono tantissimi studi e analisi lo confermano – pesano sulle imprese in termini di costi elevati e di ritardo che impediscono la crescita. In passato mi sono occupato professionalmente di molti operatori internazionali che hanno investito in Italia e nel Mezzogiorno. Mi hanno sempre chiesto: “Quanto tempo ci vuole per fare un’opera in Italia?”. Da consulente ho dovuto sempre rispondere “forse”, “all’incirca”, “può darsi”, senza mai avere potuto indicare, con onestà, un tempo certo per ottenere le autorizzazioni, per la realizzazione, ad esempio, di un centro commerciale, di un porto o di un rigassificatore. Ciò rappresenta un ritardo che nell’economia globale non possiamo più permetterci. Il nostro primo obiettivo deve essere quello di dare tempi certi all’economia. E poi garantire la concorrenza tra amministrazioni, che può solo produrre esiti virtuosi in termini di efficienza. Avere un’amministrazione funzionale, che dia la certezza dei tempi, deve essere una priorità per il Paese. Il tempo in economia non è una variabile indipendente”.
Come utilizzare meglio il principio di sussidiarietà?
“Lanceremo prossimamente un appello per valorizzarlo, anche attraverso una riforma costituzionale. Se il Comune non rilascia l’atto richiesto nei tempi previsti, l’impresa o il cittadino devono poterlo chiedere alla Regione e se quest’ultima non ascolta la richiesta devono potere sollecitare lo Stato. Sussidiarietà vuol dire proprio questo: la competenza è verso il basso, ma se l’ente si rivela inefficiente e pigro, il cittadino deve avere la possibilità di rivolgersi a un livello superiore”.
 


Curriculum Giovanni Pitruzzella
 
Nato il 15 luglio 1959 a Palermo. Professore ordinario di Diritto costituzionale dal 1994, prima presso l’Università di Cagliari, poi all’Università di Palermo. Ha esercitato per vent’anni la professione di avvocato amministrativista ed è stato consulente giuridico di organi parlamentari, di ministri e presidenti di regione. Nel 2006 è stato nominato componente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Dal novembre 2011 è Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

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