I servizi sociali ai tempi della crisi. A Ragusa povertà in crescita - QdS

I servizi sociali ai tempi della crisi. A Ragusa povertà in crescita

Andrea Cassisi

I servizi sociali ai tempi della crisi. A Ragusa povertà in crescita

domenica 13 Maggio 2012

L’estremo disagio sociale spinge il primo cittadino a contattare le più alte cariche dello Stato. 313 nuclei familiari a reddito zero. E il sindaco Dipasquale finanzia la Caritas

RAGUSA – Anche Ragusa deve fare i conti con la crisi. La città infatti risente, come altre zone del territorio nazionale, di una profonda crisi economica che colpisce tutte le fasce della società, in modo particolare i giovani, con il cronico problema legato alla mancanza di lavoro e che sono costretti quindi a non distaccarsi dal proprio nucleo familiare. C’è chi rende la protesta eclatante, c’è chi soffre e si dispera nel silenzio, cercando rifugio nella Caritas o nelle associazioni di volontariato. È proprio di questi giorni l’ultimo episodio che ha visto un cittadino occupare il Palazzo Municipale per tre giorni per rendere visibile ed eclatante la propria richiesta di lavoro.
Per rappresentare questa situazione di estremo disagio sociale, il sindaco Nello Dipasquale ha deciso di inviare una nota al Presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro dell’Interno, al Presidente della Regione Siciliana, all’assessore regionale agli Enti lavorativi ed ai partiti politici che sostengono il Governo nazionale e regionale. “Il disagio sociale – scrive nella sua nota il primo cittadino – si manifesta ormai, vista la constatata mancanza di lavoro, principalmente nella richiesta di beni di consumo necessari per la sopravvivenza. Il Comune ha deciso in questa fase di privilegiare fortemente proprio il bisogno alimentare e per questo oltre ai consueti canali dei servizi sociali ne ha attivato altri mediante una convenzione con un’associazione locale di carità. Si tratta della S. Vincenzo de’ Paoli, alla quale vengono istradate le richieste più pressanti. Come sindaco – scrive ancora – ho destinato, dopo avere eliminato tutte le voci di bilancio appena non indispensabili, una quota della mia indennità di carica mensile ad un’altra associazione, la Caritas diocesana, sempre per le finalità di assistenza alimentare”.
Attualmente il Comune di Ragusa quindi continua ad erogare, e lo farà fino a quando ne avrà la possibilità, il minimo indispensabile ai 313 nuclei familiari con figli senza reddito o con reddito inferiore al minimo vitale; ai 156 nuclei con redditi appena superiori ai minimi vitali; ai 312 nuclei familiari monoparentali.
“La sensazione tuttavia – aggiunge ancora Dipasquale – che non sfugge a chi come sindaco si trova in prima linea di fronte al bisogno delle famiglie in termini di sopravvivenza, è quella di grande solitudine, di un soldato in trincea senza munizioni. Un silenzio assordante proviene infatti dalle istituzioni sia a livello nazionale che regionale, centri che sembra abbiano accettato in maniera rassegnata uno stato di cose che sempre più spesso sfocia prima nella disperazione e poi in gesti autolesivi. Un sindaco non può adottare questa tecnica perché guarda negli occhi ogni giorno la disperazione che deriva dall’indigenza ai limiti della sopravvivenza alimentare”.
Per queste motivazioni il sindaco ragusano ha deciso di richiedere misure urgenti utili nella direzione del lavoro, compresa l’istituzione di cantieri-scuola e di lavoro regionali che, seppure non rappresentino l’ideale, tuttavia consentono un briciolo di dignità a chi vi è inserito. Per questo ancora una volta, “Al di là del comprensibile sfogo, chiedo – afferma ancora Dipasquale – che ci si occupi di una popolazione che sogna un’occupazione ma che, a causa di contingenze delle quali non è responsabile, è tenuto lontano dal lavoro. Lo chiedo ad un sistema che ha illuso su un benessere di plastica che oggi rivela tutta la propria tragica fragilità”.
 

 
Approfondimento. Mons. Pennisi propone un fondo di solidarietà
 
RAGUSA – Forse devono ancora inventare il cuoco che sappia fornire la ricetta giusta per combattere la crisi. Di sicuro le idee non mancano ma tutti parlano e nessuno concretizza. Così continuiamo ad assistere quotidianamente a tragiche notizie di suicidi di imprenditori e cittadini tartassati dalle banche, con conti corrente in rosso e debiti fino al collo.
Il sindaco di Ragusa ha devoluto parte del suo stipendio in favore della Caritas perché possa provvedere a distribuire gli alimenti di prima necessità ai più bisognosi. È ormai questione di povertà. Sul piatto non c’è più nulla da mangiare. La richiesta di avviare i cantieri scuola il primo cittadino l’ha ribadita più volte. Ma ha ricevuto solo poche e deboli risposte da chi ci governa dall’alto. Intanto i numeri continuano a lievitare ogni giorno sempre più. Le richieste alle associazioni per vestiario e cibo aumentano. A Gela il vescovo della diocesi di Piazza Armerina Mons. Michele Pennisi ha proposto l’istituzione di un fondo di solidarietà affinché chi in questo momento è occupato si ricordi di chi non lavora. Anche la diocesi è disposta ad alimentare queste casse purché – provoca S.E. – lo facciano  anche gli imprenditori e la classe politica.

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