Messina, tante opere pubbliche sono lasciate a metà: la mappa - QdS

Messina, tante opere pubbliche sono lasciate a metà: la mappa

Francesco Torre

Messina, tante opere pubbliche sono lasciate a metà: la mappa

sabato 19 Maggio 2012

A Messina tante opere pubbliche bloccate da anni e con un futuro che appare sempre più incerto

MESSINA – Progettare senza realizzare, aprire cantieri eterni che col tempo si mimetizzano col paesaggio, lasciare morire strutture di rilevanza strategica su cui negli anni sono state spese – anzi sprecate – risorse economiche incalcolabili. Sarà anche una tara italiana, ma a Messina il fenomeno delle cosiddette “incompiute” ha raggiunto livelli inimmaginabili.
 
E se è vero che l’attuale amministrazione comunale, con in testa “l’onorevole sindaco” Peppino Buzzanca, ha puntato tutta la propria credibilità istituzionale sulla chiusura dei cantieri in itinere (riportando anche risultati concreti: capolinea Sud del tram; Palazzo della cultura; Galleria Giostra-Annunziata), il saldo rimane comunque negativo, grazie anche alla mancata risoluzione del problema simbolo “dell’incompiutezza” messinese, il risanamento (3.000 famiglie vivevano nelle baracche nel 2008 e 3.000 ci vivono ancora adesso), alla nascita e allo sviluppo di nuove e inquietanti maxi-emergenze (la lenta messa in sicurezza di Giampilieri e degli altri siti colpiti dall’alluvione del 2009 che, con i ritmi attuali, potrebbe durare ancora per decenni) e alla promozione mediatica di illusioni piccole e grandi, come la riconquista di Maregrosso (partita con belle speranze e poi continuata “a tempo perso”, con demolizioni una tantum, per mancanza di liquidità).
Nel quinquennio in questione, insomma, nonostante l’annunciato cambio di rotta, poco o nulla è cambiato.
Scala mobile di via Peculio Frumentario. Vale poco in termini economici ma molto sul piano simbolico. Il progetto è del 2001 e l’inizio dei lavori porta la data del 2005. Adesso è lì, ultimata, da anni, in attesa dei collaudi e dell’inaugurazione. L’attuale amministrazione all’inizio ci aveva anche investito dei soldi (circa 300.000 euro) ma poi ha vanificato tutto affidando la gestione all’Atm, che come direttore di esercizio ha nominato un dirigente, l’ing. Crisafulli, cui mancano le qualifiche specifiche previste dalla legge. Inaugurazione nell’estate 2010, avevano promesso Buzzanca e l’assessore alla Mobilità Melino Capone. Ma l’opera è ancora lì ferma con le quattro frecce: un insolito vezzo architettonico costato quasi 800 mila euro.
Piano parcheggi. Rimaniamo in tema di mobilità con una storia che risale addirittura al 24 Marzo 1989, all’epoca cioè della legge 122 dell’ex ministro Tognoli. Il primo progetto del Comune di Messina fu del 1999, per quello definitivo si dovette aspettare il 2006. E per le opere? Chissà. Oggi si attende almeno l’inaugurazione dello Zaera Sud, il parcheggio di Villa Dante completato da mesi con tanto di semaforo lampeggiante ai cancelli: 5,6 mln di euro spesi per 216 posti auto ancora mai utilizzati. Buzzanca, cui piace dare numeri, aveva anche in questo caso fatto una promessa: dicembre 2011. I cittadini stanno ancora aspettando.
Nuovo Museo. La veterana delle incompiute: 32 anni di lavori e 30 miliardi di vecchie lire già spesi, quando l’investimento iniziale previsto era di 7 miliardi. Per l’ultimazione manca ancora un’ultima tranche di 1,8 mln di euro, comunque garantita dai fondi Po Fesr 2007/2013– Asse 3, come da elenco pubblicato sulla Gurs e on-line a metà febbraio. Peccato, però, che il corrispondente progetto esecutivo non sia ancora pronto. Ed è questa la vera “notte della cultura” della città di Messina.
Svincolo di Giostra-Annunziata. Doveva essere inaugurato a dicembre 2010, poi si passò alla primavera del 2011, in seguito fu dato come ultimatum luglio 2011. Qualche giorno prima della fatidica data, però, dando la responsabilità al Genio civile – che in verità ha solo permesso l’avvio di una sana dialettica sul tema della sicurezza – ci si è accorti che ancora di tempo ne doveva passare un bel po’. E allora ecco il ripetersi degli annunci: ottobre 2011, dicembre 2011, natale 2011, e infine, straccamente, mestamente, primavera 2012. Che è già qui. E lo svincolo? Guardare le foto per capire lo stato dei lavori.
Mortelle-Tono e Tirone. Un genere nuovo: il progetto incompiuto. Ovvero l’opera pubblica i cui ritardi si materializzano sin dalla sua approvazione su carta. Il progetto della Mortelle-Tono è giovane, ha solo 4 anni, ma promette bene. Basti pensare che l’Ufficio Programmi complessi del Comune, per esitare una variante che ne limitasse le cubature rispetto al progetto originale dell’archistar Oriol Bohigas, ci ha messo 2 anni e mezzo, e che in un anno e mezzo la Regione non si è ancora pronunciata sulla procedura di Vas.
La costituzione della Stu, Tirone, invece risale al 2001 con l’obiettivo di cementificare una zona del centro storico degradata ma pregiata sotto il profilo storico-architettonico. In realtà non è mai esistito un progetto esecutivo cantierabile, e ora la cordata di imprenditori coinvolta nel project financing si sta sfaldando come neve al sole. Però, nel chiasso del pollaio politico, in silenzio si continuano a elargire prebende. Dall’ultimo report comunale sui compensi agli amministratori delle società partecipate, ecco spuntare Il Tirone Spa con il presidente Giuseppe Picarella (8.000 euro) e il consigliere d’amministrazione Massimo Mazzullo (2.400). Il primo è zio di Antonio Ruggeri, braccio destro di Buzzanca nonché Capo di gabinetto del Comune e commissario liquidatore dell’Ato3, il secondo è componente del coordinamento comunale del Pdl.
Insomma, le opere rimangono incompiute ma le clientele arrivano sempre a compimento.
 

 
Il perverso gioco dello scaricabarile
 
MESSINA – Si siedono ai due lati opposti della tavola, si inviano comunicati stampa infuocati, quando si incontrano non se le mandano a dire, ma maggioranza e opposizione almeno un punto sono d’accordo: le responsabilità sui problemi storici della città risiedono sempre altrove! Dove? A Palermo, a Roma, forse anche a Bruxelles e nelle stanze dei tecnocrati, ma non certo a Messina, dove i partiti hanno purtroppo da sempre “le mani legate”, vittime come i cittadini di uno sfacelo ordinato dall’alto.
“Sulle opere pubbliche andrebbe fatta una disamina molto complessa, con origine agli anni Ottanta e Novanta del secolo appena trascorso, quando la legge consentiva agli Enti locali di concedere appalti discrezionali ai progettisti”, riflette Scoglio, per poi aggiungere: “Non è un problema solo del Comune di Messina, oggi tutto il sistema pubblico paga ancora gravi carenze normative”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Grioli: “Non si può sottintendere che in relazione alle incompiute ci sia un problema tutto siciliano che ha a che vedere con le procedure d’appalto, con le varianti e con il flusso dei finanziamenti”. Ragionamenti che in linea di principio potrebbero anche non fare una grinza, se non fosse che le leggi sono espressione delle convinzioni dei partiti, e che quello di maggioranza a Palazzo Zanca fino a ieri governava l’Italia, e quello di cui fa parte Grioli ancora oggi inciucia a Palermo. “È vero – ammette Scoglio – la responsabilità è della politica che non riesce a cambiare mentalità e a liberarsi del clientelismo”.

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