Le imprese hanno bisogno della ferrovia - QdS

Le imprese hanno bisogno della ferrovia

Rosario Battiato

Le imprese hanno bisogno della ferrovia

martedì 29 Maggio 2012

In un convegno organizzato da Federmanager, è stata chiesta la necessità di maggiori investimenti nel settore. “L’economia dell’Isola non può dipendere dai tir”. 15 anni i tempi medi di realizzazione di un’opera

CATANIA – Il presente e il futuro dei trasporti della Sicilia non possono prescindere dalle strade ferrate per ragioni economiche e ambientali. Questo il messaggio del convegno “Quale sistema ferroviario per lo sviluppo economico della Sicilia”, organizzato da Federmanager e tenuto sabato 26 maggio presso un noto hotel catanese.
Il dibattito è stato intenso e ha impegnato l’intera mattinata i numerosi addetti ai lavori presenti in sala. Diversi gli ospiti che si sono avvicendati al tavolo dei conferenzieri tra cui Gregorio Mirone, padrone di casa in quanto presidente di Federmanager Sicilia Orientale, Oliviero Baccelli dell’Università Bocconi e Vice Presidente del Centro di Ricerca su Trasporti e Turismo (CERTeT), Roberto Piazza, direzione generale ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e diversi esponenti del mondo imprenditoriale isolano.
Il convegno ha evidenziato le implicazioni sull’economia regionale di un sistema dei trasporti malamente sviluppato come quello isolano. Al cuore del problema ci sono sicuramente il crollo degli investimenti del Gruppo Fs e anche una certa letargia degli apparati burocratici e politici da Roma a Palermo.
Sul banco degli imputati ci sono i riferimenti politici e amministrativi dell’Isola. “Alcune problematiche derivano – ha spiegato Ivo Blandina, vicepresidente Confindustria Sicilia con delega alle infrastrutture – dall’incapacità del governo regionale di agire su diversi fronti”. Smuovere il monolite del trasporto è stato anche il senso del messaggio espresso da Gerardo Diana, presidente Confagricoltura Sicilia. “Abbiamo il secondo Pil nazionale per l’agricoltura – ha precisato – ma per stare al livello dei nostri competitor bisogna ragionare sul ferroviario”. Il 94% dei prodotti agricoli continua a viaggiare su gomma, esattamente in controtendenza rispetto quanto richiesto dall’Ue in materia di trasporto sostenibile. Il blocco dei forconi di inizio anno ha testimoniato implacabilmente quanto la Sicilia dipenda dai tir.
L’Italia, in generale, e la Sicilia in particolare, hanno tempi fissi incredibili per la realizzazione di infrastrutture. Lo ha spiegato Rodolfo De Dominicis (Interporti Siciliani) ricordando come “il tempo medio per la realizzazione di un’infrastruttura sia di circa quindici anni”. Un dato confermato dai tempi attuazione del progetto dell’Interporto di Palermo, cominciato nel 2000, e che difficilmente vedrà la luce prima del 2015.
Eppure la Sicilia potrebbe potenzialmente diventare snodo strategico per le merci del mediterraneo. Aldo Garozzo, presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, vedrebbe proprio nel poro aretuseo l’idea punto di passaggio per le interconnessioni infrastrutturali legate alla intercettazione dei grandi flussi di merci che transitano nel mediterraneo.
In conclusione per lo sviluppo dell’Isola è imprescindibile il superamento dell’estrema criticità dell’attuale sistema ferroviario. La ricetta richiesta dagli imprenditori isolani è semplice: basterebbe accelerare i processi decisionali di ministeri, Regione e Province, sui progetti di infrastrutturazione ispirandosi ad una visione complessiva ed evitando localismi, sovrapposizioni e spreco consequenziale di risorse pubbliche.
 

 
L’intervento. Campione (Gmc): “Contare sulle forze esistenti”
 
CATANIA – “Inutile continuare ad attendere, bisogna agire sulla base di quello c’è”. La volontà di fare di Giuseppe Campione, direttore generale gruppo Gmc, spezza il lungo elenco di doglianze degli imprenditori intervenuti al convegno “Quale sistema ferroviario per lo sviluppo della Sicilia”, organizzato da Federmanager. Secondo Campione non bisogna limitarsi ad attendere investimenti faraonici, ma lo stesso “sistema ferroviario è già una leva per lo sviluppo”.
Nell’idea dell’imprenditore la Sicilia dovrebbe essere al centro degli “scambi commerciali tra l’Ue e il nord dell’Africa”. Contare sulle proprie forze pare importante visto che i dati che arrivano da Roma non sembrano assai confortanti e anche il quadro complessivo è a tinte fosche. I dati sciorinati da Roberto Piazza, della Direzione generale delle infrastrutture ferroviarie del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dicono che i programmi di investimento già avviati e quelli previsti per il riammodernamento della rete ferroviaria dell’isola, che richiederebbe investimenti per oltre 8,5 miliardi di Euro, sono finanziati per 1,05 miliardi. Allo stesso tempo, Piazza ha confermato le attuali difficoltà di finanziamento per il particolare  periodo di crisi.

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