Distributori di benzina e frodi, GdF a tutela degli automobilisti - QdS

Distributori di benzina e frodi, GdF a tutela degli automobilisti

Roberto Quartarone

Distributori di benzina e frodi, GdF a tutela degli automobilisti

domenica 10 Giugno 2012

Per un pieno di 50 L il benzinaio scorretto può guadagnare anche 10 €

PALERMO – Per tanti anni è stato uno dei cavalli di battaglia di “Striscia la notizia”: la manomissione delle colonnine dei distributori di carburanti. Proprio in questi giorni, la Guardia di Finanza di Palermo ha scoperto l’ennesimo caso nell’ambito delle ispezioni a 15 impianti di distribuzione.
Le Fiamme gialle hanno individuato un gestore che, attraverso l’alterazione dei congegni elettrici ed elettronici che stanno alla base del funzionamento delle colonnine, truffava sulle quantità di carburante erogate. I piombi – apposti ad ogni colonnina dall’Ufficio metrico della locale Camera di Commercio – sono stati manomessi, così come il quadro elettrico generale collegato al meccanismo di erogazione con un allacciamento abusivo.
In questo modo, la “scheda moltiplicatrice d’impulsi” presente nel quadro elettrico poteva essere azionata per truffare chi si riforniva al distributore. Si arrivava a sottrarre anche il 10 per cento del carburante: per un pieno da 50 litri, ad esempio, il distributore poteva guadagnarci anche 10 euro senza erogare una goccia in più. La Guardia di Finanza ha ovviamente sequestrato l’impianto e denunciato il titolare per uso e detenzione di misure o pesi con falsa impronta e frode nell’esercizio del commercio.
I controlli e le scoperte di questi reati, che rendono ancor più caro il mantenimento delle automobili dei cittadini, sono abbastanza solerti, ma bisogna sottolineare che da più di un anno è in vigore il decreto 32 del 18 gennaio 2011 del ministero dello Sviluppo economico (all’epoca retto da Paolo Romani) che, all’articolo 5, ha dato un “aiutino” a chi vuol fare il furbo. La tolleranza per i controlli metrologici casuali, infatti, è stata aumentata dallo 0,50 allo 0,75 per cento. E questa percentuale può significare qualche spicciolo in più in tasca a chi vuol speculare sulla pelle degli automobilisti.

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