Lettere al QdS
Non si ferma il flusso migratorio verso il nostro Paese: quasi quotidiana è la conta degli sbarchi e dei morti alla deriva nel Canale di Sicilia. Legittima lindignazione generale dellopinione pubblica italiana per lultima tragedia del mare, costata la vita a circa ottocento anime, tuttavia, oltre alla giusta costernazione, un simile evento dovrebbe risvegliare il nostro pragmatismo. Le operazioni di pattugliamento navale, Mare Nostrum prima, Triton e Poseidon poi, non hanno prodotto gli effetti desiderati. Nonostante lEuropa inizi a mostrare un timido interesse per la mattanza mediterranea, dovrà essere lItalia a prendere uniniziativa efficace. La Libia del dopo Gheddafi è un territorio dominato dallanarchia: diverse fazioni in lotta continua, la stessa Isis avrebbe diversi campi daddestramento sul posto, nessuno sembra in grado di riprendere il controllo della Nazione. Con queste premesse è difficile immaginare che, nel breve termine, sinstauri un Governo libico autorevole con il quale trattare la questione migratoria. Bisogna comprendere che la chiave di volta risiede proprio in Libia. Attendere il soccorso europeo? Sarebbe come per i messinesi credere ancora al Ponte sullo Stretto. Vogliamo provare a risolvere o quantomeno arginare lemergenza? Allora occorrerà prendere possesso di punti sensibili lungo le coste libiche e gestire sul posto il flusso migratorio, filtrando gli aventi diritto asilo. Per realizzare questo tipo di operazione saranno necessarie svariate centinaia di milioni di euro e un tributo di sangue italico da versare. lettera inviata il 23 aprile 2015 |