Trapani-Birgi, lo scalo civile in apnea - QdS

Trapani-Birgi, lo scalo civile in apnea

Antonio Casa

Trapani-Birgi, lo scalo civile in apnea

venerdì 19 Agosto 2011

Il contingentamento dei voli causato dalla missione di guerra alla Libia di Gheddafi ha dimezzato l’attività programmata. Il presidente di Airgest: “Riconsegnateci il piazzale. Dove sono gli aiuti nazionali e regionali promessi?”

TRAPANI – Nel 2010, dall’aeroporto “Vincenzo Florio” sono transitati 1.682.991 passeggeri, giunti a Trapani-Birgi a bordo di 14.883 voli delle compagnie aeree Ryanair, AirOne e Meridiana. Numeri ben presto caduti nel cassetto dei bei ricordi, perché nessuno ipotizzava che di lì a pochi mesi la crisi libica avrebbe messo in ginocchio la struttura a più alto tasso di crescita tra gli scali. Non solo italiani ed europei. Del mondo.
Oggi, infatti, l’aeroporto di Trapani Birgi registra un calo del 50% dell’attività programmata e del 25% di quella consuntivata a causa del contingentamento dei voli civili causato dalle attività militari legate alla missione internazionale in Libia. Lo denuncia, di nuovo, Salvatore Ombra, presidente dell’Airgest Spa, società di gestione dello scalo trapanese, che in una lettera inviata, tra gli altri, ai ministeri dei Trasporti e della Difesa e dall’Enac ricorda come Birgi nel 2010 si è piazzato “al primo posto nella graduatoria mondiale degli scali aerei a più alto tasso di crescita”. Il presidente dell’Airgest chiede “la piena collaborazione di tutti per far ripartire la macchina aeroportuale” e indica alcune priorità come “la riconsegna del piazzale aeromobili civile, l’abolizione del contingentamento dei voli civili, l’assegnazione dei 10 milioni di euro stanziati dal Governo Nazionale come ristoro per i danni economici subiti e l’erogazione dei 2 milioni di fondi da parte del Governo regionale a favore della provincia di Trapani per il potenziamento delle nuove rotte ed il mantenimento di quelle esistenti”.
In città la crisi è palpabile, perché ormai da circa un paio d’anni l’aeroporto è diventato una delle fonti primarie della vivacità dell’economia locale. “Un danno economico non indifferente – sottolineava poche settimane fa il presidente di Confindustria Trapani, Davide Durante – se pensiamo che proprio questa provincia ha registrato nell’ultimo anno un incremento nel settore turistico di oltre il 20 percento, e sapendo che questo aeroporto, sul quale tutti hanno investito energie economiche, è stato dichiarato il primo scalo Europeo per numero di passeggeri in transito nel 2010”.
Anche le ricadute dirette sul mercato del lavoro sono evidenti: mancate assunzioni previste, contratti in scadenza non più rinnovati, ferie forzate, senza contare l’indotto, soprattutto quello legato al settore turistico, costretto a subìre un’ondata continua di disdette. Diverse aziende sono sul punto di chiudere.
La condivisione degli spazi con gli aerei militari si è dimostrata poco praticabile. Lungo la pista è un via vai di F16, F18 e Tornado sotto varie bandiere, coinvolti nella missione di guerra “Odissea all’Alba” contro la Libia di Gheddafi. A loro la priorità di decolli e atterraggi, in mezzo le operazioni per gli aerei civili.
Il danno economico per il “Florio” è stato quantificato tempo fa in sede ministeriale. Se nei primi giorni si parlava di una media di 100 mila euro al giorno, ora è la metà. Più la stima per l’indotto. Troppo per un aeroportocome Trapani, che deve dire addio al sogno di superare il record dei passeggeri in transito e deve sforzarsi per sopravvivere una seconda volta.
Questa volta, strategie e marketing non c’entrano. Da queste parti, prima finirà “Odissea all’Alba” e meglio sarà per tutti. A queste condizioni, la recente concessione di lunga durata alla società di gestione Airgest Spa fornita dall’Enac, suona quasi come una beffa.

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