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Italia divisa in due anche per il divieto di fumo di sigarette

Anna Claudia Dioguardi

Italia divisa in due anche per il divieto di fumo di sigarette

venerdì 22 Giugno 2012

Ogni anno si registrano tra i 73 e 83 mila decessi. Il fumo provoca più morti di droga e alcol. In Sicilia sia nei luoghi pubblici che nelle abitazioni si consuma tabacco

PALERMO – Fumo, un veleno che ogni anno è stimato essere la causa, solo in Italia, di un numero di decessi compreso tra 73 mila e 83 mila. “Il tabacco – si legge infatti nel rapporto annuale del ministero della Salute – provoca più decessi di alcol, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi in insieme”. Un veleno di cui spesso si sottovalutano gli effetti, soprattutto quando si parla di fumo passivo.
Stringendo l’obiettivo sulla nostra Isola, se da un lato i siciliani sono in linea con la media nazionale per numero di fumatori, dall’altro emerge minore rispetto dei divieti e maggiore difficoltà quando si tratta di smettere di fumare. Volendo tradurre il quadro dei fumatori siciliani in numeri, secondo i dati Istat relativi al 2010 il 22,7% della popolazione siciliana sopra i 14 anni si situa tra i fumatori, il 19,4% tra gli ex fumatori e il 55,8% tra chi invece non fuma.
Se i siciliani non risultano essere i fumatori più incalliti d’Italia, lasciando questo primato ai cugini campani, risultano senza dubbio essere tra i meno rispettosi. Una caratteristica che purtroppo sembra accomunare diverse regioni del Sud, fornendo così l’immagine di un’Italia divisa in due. Una realtà questa, che dovrebbe fare riflettere chi si occupa di sanità, per cercare di capire a quali carenze di informazione o educazione è possibile ascrivere tali discrepanze. Focalizzando la nostra attenzione sulla Sicilia, la nostra regione si colloca al di sotto della media nazionale in quanto a rispetto del divieto di fumo nei locali e nei luoghi di lavoro.
Tale dato, che emerge dal rapporto Passi 2010, rivela non solo una mancanza di rispetto ma una vera e propria violazione di legge. L’articolo 51 della legge 3/2003, ha introdotto infatti il divieto di fumo nei locali o luoghi di lavoro chiusi, rappresentando un passo avanti per la tutela della salute dei non fumatori che hanno il diritto di essere protetti dai pericoli dell’esposizione al fumo.
A sette anni di distanza dall’entrata in vigore dalla legge, però, tale divieto non sembra essere stato recepito uniformemente. In Italia l’87% degli intervistati ha riferito di rispettare sempre o quasi sempre il divieto di fumo. Tuttavia, la nazione si divide in due poiché, se in regioni come la Lombardia, il Piemonte e il Veneto si registrano percentuali superiori al 90 %, la Sicilia è invece terzultima in classifica dopo Calabria e Campania, con il 79%. In merito al divieto di fumo nei luoghi di lavoro si registra un piccolo miglioramento: l’89% degli intervistati sostiene che il divieto è rispettato sempre o quasi sempre. Ma non si colma la discrepanza Nord-Sud: le regioni più virtuose anche in questo caso sono quelle del Settentrione mentre la Sicilia resta tra le regioni meno virtuose, guadagna solo qualche posto salendo fino al quintultimo con una percentuale dell’84%.
Dal rapporto Passi è interessante ricavare anche un altro dato, relativo al divieto di fumo in ambito domestico. Usare la parola “divieto” è in realtà in questo caso improprio poiché non vi è nessuna legge che sanzioni questo tipo di comportamento che dipende più che altro dalla coscienza di ognuno e dalle regole che si stabiliscono in famiglia. Premessa la mancanza di normative, l’esposizione al fumo in ambito domestico è ancora troppo frequente. In Sicilia in ben tre case su dieci è infatti consentito fumare, a fronte di una media poco più bassa dato che solo nel 76% delle case italiane il fumo è totalmente proibito.
Siciliani poco rispettosi dunque, ma sul fronte fumo i dati negativi riguardano anche gli operatori sanitari. Sempre il rapporto Passi rivela per esempio, la scarsa attenzione del versante medico in merito al fattore fumo. Un dato per il quale a non brillare è comunque l’intera nazione considerato che, nel 2010, solo il 41% delle persone intervistate che si sono rivolte a un medico o a un operatore sanitario nei 12 mesi antecedenti, ha dichiarato di aver ricevuto domande sul proprio comportamento riguardo l’abitudine al fumo.
In Sicilia il dato scende al 35,8%. Una carenza che riguarda l’intera nazione, ad eccezione della Sardegna che con il 70,3% schizza al primo posto. Un comportamento, quello dei medici, probabilmente dovuto anche al fatto che anche nella categoria vi sono dei fumatori e, come per ogni vizio, anche per il fumo è difficile indirizzare verso un comportamento corretto se in prima persona se ne è dipendenti.
Ma se su questo fronte, come visto, la Sicilia non si discosta dalle altre Regioni, una peculiarità negativa dell’Isola è invece la scarsità di mezzi di supporto per chi decide di intraprendere un percorso di disintossicazione dal fumo, fino ad abbandonare completamente la sigaretta.
Un’operazione questa, sicuramente non semplice, tanto che, guardando ai dati 2010 del rapporto Passi circa quattro italiani su dieci avevano tentato di intraprendere tale percorso che però è fallito nell’83,3% dei casi. Smettere di fumare è una vera e propria sfida che richiede grande forza di volontà. Spesso è la mancanza di mezzi adeguati a rendere fallimentare o comunque più difficile il percorso e tali mezzi risultano essere ancora largamente sconosciuti. Tra gli ex fumatori infatti, il 96% ha dichiarato di aver smesso senza alcun tipo di supporto, e il 10,8% con supporto farmacologico. Solo il 2% ha dichiarato di aver usufruito del supporto dei centri antifumo.
Attivi in tutta Italia, i centri antifumo sono ancora poco conosciuti e spesso sottovalutati. Si tratta di luoghi in cui il paziente trova un’offerta di interventi piuttosto variabile che va dal supporto farmacologico al counselling individuale o di gruppo.
Nel trattamento delle dipendenze, il supporto psicologico, che tali centri offrono insieme con altri servizi, può invece essere la spinta in più per riuscire con successo, proprio perché spesso la dipendenza da nicotina può essere legata anche a fattoi emotivi. La Sicilia si rivela ancora una volta carente: sono pochissimi i centri antifumo se rapportati a quelli di regioni con simile popolazione. Dei 396 centri censiti in Italia nel 2010, tra quelli attivi nelle Asl e quelli della Lega italiana per la lotta contro i tumori, solo 18 sono situati in Sicilia. Una cifra minima se si pensa che in Piemonte, a fronte di una popolazione simile, vi sono 38 centri attivi, di cui 16 solo a Torino, e in Lombardia 57.

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