Donne sindaco, piccolo passo in avanti ma la Sicilia resta tinta d’azzurro - QdS

Donne sindaco, piccolo passo in avanti ma la Sicilia resta tinta d’azzurro

Anna Claudia Dioguardi

Donne sindaco, piccolo passo in avanti ma la Sicilia resta tinta d’azzurro

martedì 04 Settembre 2012

Solo cinque in più dopo le ultime elezioni amministrative : le sindachesse della nostra Isola sono solo il 5%. Meno quote rosa al Centro Sud. L’Emilia Romagna prima in classifica (dati Ancitel 2012)

CATANIA – Chi dice “donna”… non dice “sindaco” La politica resta una prerogativa maschile. Avevamo intitolato così la nostra pagina di approfondimento dedicata alle sindachesse siciliane, pubblicata lo scorso 3 novembre. Cambia la data, ma il titolo potrebbe rimanere identico. A distanza di nove mesi, e alla luce delle elezioni amministrative tenutesi nel mese di maggio, l’azzurro che tinteggia la nostra Isola ha perso soltanto cinque punti. Secondo i dati Ancitel, aggiornati al 2012, 20 è infatti il numero attuale di Comuni retti da donne, cinque in più, appunto, rispetto ai 15 conteggiati nel 2011.
Se le amministrative 2012 non hanno portato il rosa al vertice delle amministrazioni siciliane, lo stesso può dirsi per l’intero stivale, la presenza di donne sindaco si ferma ancora una volta molto al di sotto della quota del 20 percento. Con sole 904 “sindachesse” su 8.092 Comuni disseminati nel territorio nazionale, le quote rosa conquistano un magrissimo 11,2 percento, solo l’1,2 percento in più rispetto allo scorso anno.
Numeri chiari che non lasciano spazio a diversa interpretazione, di una politica ancora prerogativa maschile, di una mentalità che non ritiene ancora il cosiddetto “sesso debole” capace di rappresentare e soprattutto amministrare nell’interesse dei cittadini. Numeri chiari anche di una rinuncia, da parte delle stesse donne, ad addentrarsi nel terreno della politica. Opinione diffusa, tra l’altro, anche tra le sindachesse che avevamo intervistato lo scorso novembre. Due delle quali, Antonietta Cundari e Ninella Caruso, hanno perso lo scettro e lasciato il posto proprio a colleghi uomini. Le “sindachesse” parlavano di una rinuncia a priori nelle donne ad imporsi in tale ruolo, spaventate forse dalla duplice difficoltà di crearsi un posto in mezzo agli uomini e riuscire a conciliare il tutto con i compiti quotidiani di mamma e moglie che, per natura, la donna riveste.
Tornando a guardare più da vicino i dati siciliani, Messina si conferma la provincia più rosa con 10 donne al vertice delle amministrazioni, seguita da Catania che, con l’elezione di Maria Concetta Rapisarda a Tremestieri etneo riconferma quattro rappresentanze. Ancora due le sindachesse in provincia di Palermo, due anche ad Agrigento e, infine, new entry nella classifica rosa delle province siciliane, Ragusa e Trapani, con un sindaco a testa. Ben tre province (Caltanissetta, Enna e Siracusa) si riconfermano ancora totalmente al maschile.
Delle 13 sindachesse elette in Sicilia nelle amministrative 2012, nessuna però ha conquistato lo scranno in ballo nei tre capoluoghi di Provincia: Palermo, Trapani e Agrigento. In quest’ultimo Comune non vi era addirittura nessun candidato donna. Un esito che appare purtroppo scontato forse, dal momento che, seppur elette, le donne sindaco sembrano essere relegate al vertice dei comuni minori. Ben 13 dei Comuni siciliani retti da donne, non superano infatti i 5.000 abitanti e, ad eccezione del Comune di Marsala, retto da Giulia Adamo, che conta più di 82.000 abitanti, i restanti Comuni non superano comunque i cinquantamila. Nonostante le iniziative per giungere alla parità tra sessi in politica, siamo ancora molto lontani da questo traguardo. Il regno della politica, almeno a livello comunale, resta ancora fortemente tinto d’azzurro.
 
Delle cinque Province a quote rosa zero, tre sono siciliane. Un triste primato che contribuisce a relegare la nostra Isola nella parte bassa della classifica nazionale, precisamente al penultimo posto con una percentuale di donne sindaco pari al 5 percento, secondi solo alla Calabria che, raggiunge quota 4 percento. Delle 20 Regioni italiane solo tre superano il 15 percento di presenza femminile ai vertici amministrativi arrivando alla punta del 20 percento in Emilia Romagna che spodesta così il Piemonte, primo in classifica nel 2011. A sorpresa quest’ultimo perde infatti molti punti, sono infatti solo 166 le donne sindaco attualmente elette con una paradossale diminuzione rispetto alle 215 dello scorso anno. Guadagna invece qualche punto la Lombardia, che passa al 14 percento. Seppure le regioni del Nord non brillano per presenza femminile, la parte bassa della classifica rispecchia comunque la geografia del Paese. Dalle Marche alla Calabria, in quasi tutto il centro-sud le “sindachesse” non oltrepassano la soglia del 10 percento.
 

 
Anche la mentalità delle donne deve cambiare
 
Seppur elette, le donne sindaco sembrano essere relegate al vertice dei comuni minori, una prassi già evidenziata dall’analisi dei dati 2011 e riconfermata alla luce degli attuali aggiornamenti.
Ben 13 dei Comuni siciliani retti da donne, infatti, non superano i 5.000 abitanti e, ad eccezione del Comune di Marsala, retto da Giulia Adamo, che conta più di 82.000 abitanti, i restanti Comuni non superano comunque le cinquantamila anime. Proprio Giulia Adamo, sindaco del Comune al femminile con il maggior numero di abitanti rintraccia l’origine della scarsa rappresentanza femminile nella mentalità delle donne stesse. “Se le donne vogliono – afferma la sindachessa marsalese – possono essere elette così come gli uomini.  L’appello affinché ci sia una svolta in questo ambito – continua – deve quindi essere rivolto a queste ultime, che devono comprendere che possono riuscire ad inserirsi in politica così come sono sempre riuscite a farsi strada in ogni campo in cui si sono cimentate”.
In merito ai meccanismi pensati negli ultimi anni per garantire maggiore presenza femminile la Adamo si dice contraria all’ipotesi del doppio voto preferenziale: “Non ci interessano donne accompagnate mano per mano dagli uomini – spiega il sindaco – ma persone che, indipendentemente dal genere fanno politica con la volontà di cambiare lo stato attuale delle cose. Nella mia esperienza di politico – conclude –  ho sempre cercato di avere al mio fianco persone capaci indipendentemente dal sesso, è solo secondo il principio del merito che adesso la mia giunta è composta da tre uomini e  tre donne”.

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