Chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco - QdS

Chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco

Carlo Alberto Tregua

Chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco

giovedì 29 Novembre 2012
Chi mente, chi racconta panzane, può farlo per leggerezza o per malafede. A molti piace vantarsi, dire cose che non sono, teatrare, amplificare eventi e circostanze per pavoneggiarsi. Altri hanno la sindrome della bugia. Non possono farne a meno, ma il bugiardo ha sempre la coda di paglia.
La paglia è l’insieme degli steli secchi del grano e degli altri cereali. Ma non è in questo senso che si usa. Avere la coda di paglia si riferisce a persona  che si ritiene colpevole di qualche cosa, e pertanto si adombra a qualsiasi discorso che possa ritenere allusivo.
Ma chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco, il che significa che deve stare sempre allerta per evitare di cadere in contraddizione. Infatti, chi mente, ha bisogno di una memoria ferrea perché deve sostenere una vicenda o una situazione diversa dalla realtà e dalla verità con altre menzogne.
Il processo è senza fine, ovvero termina nel baratro, perché l’accavallarsi delle bugie porta ad uno scenario irreale, dal quale il mentitore non esce più. Giorno dopo giorno, si accatastano sulla sua testa le cose non vere da lui pronunziate che lo perderanno.

La verità è una grande compagna perché semplifica la vita, in quanto non c’è bisogno di ricordare situazioni false, ma basta memorizzare quello che è accaduto veramente, il che consente di non fare alcuna fatica per ricordarelo.
Se il ceto politico e quello burocratico – dirigenziale (ma anche gli impiegati), tenessero a mente queste pillole elementari, tutta la società italiana farebbe un grosso passo avanti dal punto di vista culturale e sociale. Pillole che faticano a permeare gli strati inferiori della piramide, ove si annidano l’ignoranza e la presunzione.
Lo sviluppo di una Comunità avviene se la gente comune conosce di più, per cui capisce di più. Non è un caso che nella Roma imperiale si tenesse volutamente in uno stato di  ignoranza il popolo e per obnubilargli le idee. E si organizzavano feste e festini al Circo Massimo, secondo la regola del  panem et circenses.
Così l’oppio dei giochi ludici e delle distrazioni, connesso con la vasta e profonda ignoranza, consentivano agli Eletti, cioè agli aristocratici, di detenere tutto il potere a scapito di una popolazione povera, tenuta in regime di schiavitù.

 
Chi ha la coda di paglia ha paura che gli pigli fuoco, certo, perchè teme continuamente di essere scoperto. Ma, nonostante ciò, abbiamo esempi storici in cui la bugia era l’asse dei comportamenti. Ricordiamo per tutti Giulio Raimondo Mazzarino, cardinale ma non prete, Primo Ministro del Re Sole (Luigi XIV di Francia), il quale, nel suo libretto di una settantina di pagine (Breviario dei politici), raccomandava: mentite, mentite, mentite, perché tanto il popolo ha la memoria corta.
Questo avveniva nel XVII secolo. ne sono passati quattro, ma sembra che il nostro ceto politico abbia letto quel libretto, e parli alla gente con la lingua biforcuta, come si usava dire tra i pellerossa d’America. Ed è vero che la gente non ricorda, tanto che, per decine di anni, ha confermato il proprio suffragio a persone che notoriamente avevano mentito, e che non avevano mantenuto le promesse fatte ripetutamente, in tal modo screditandosi. Una situazione che ha portato al degrado perché copiata dai burocrati dirigenziali.

La grave crisi che ha colpito l’economia mondiale, principiando dal 2008, ha messo a nudo le menzogne, ed ha fatto prendere fuoco alla coda di paglia. Nel nostro Paese c’è stata e c’è la rivolta di larga parte della popolazione che, nauseata, non va più a votare.
Il primo campanello d’allarme è suonato in Sicilia, lo scorso 28 Ottobre, quando il 63 percento dei siciliani, aventi diritto al voto, ha protestato contro questo ceto politico vecchio, obsoleto, che deve solo andarsene a casa a godersi i ricchi vitalizi, spesso raddoppiati e triplicati: una vergogna tutta italiana.
Le elezioni nazionali, che, sembra si terranno il 10 marzo dell’anno prossimo, vedranno ancora questa protesta dei cittadini che non possono più aver fiducia in coloro che hanno mentito continuamente. Ecco perché c’è bisogno che i dinosauri vadano nel loro cimitero politico e siano sostituiti da cittadini capaci e onesti,non importa se giovani o anziani, se uomini o donne.
Un popolo non si risolleva se non cambia la sua classe dirigente fallita. Rimane prono a lamentarsi ed a leccarsi le ferite che imputridiscono.

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