Lo sporco business della procreazione assistita - QdS

Lo sporco business della procreazione assistita

Patrizia Penna

Lo sporco business della procreazione assistita

venerdì 14 Dicembre 2012

In Sicilia le coppie con problemi di fertilità costrette alla migrazione regionale o a optare per il privato. Il 39% dei cicli riproduttivi fatti sui siciliani sono stati effettuati al Nord

PALERMO – I lettori del Quotidiano di Sicilia perdoneranno la durezza del titolo scelto per questo articolo, ma non esistono (credo) altri aggettivi per definire il business costruito su un desiderio così genuino, puro e sincero come quello della maternità (e paternità). Chi fa leva sulla condizione psicologica di quelle tante coppie che sperano in un figlio, per lucrare e speculare, non è degno di essere considerato un essere umano.
Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ci insegna l’esperienza. Ma oltre al fatto che è stata la cronaca più o meno recente a dimostrarci che in alcuni casi l’interesse dei pazienti è risultato vergognosamente secondario rispetto a quello economico, nel caso specifico della Sicilia, l’elemento di penalizzazione per gli aspiranti genitori con problemi di fertilità, è lo squilibrio spaventoso tra il numero di centri pubblici (con tempi di attesa medi di 2-3 anni) e quello dei centri privati (che sono la stragrande maggioranza.
È stata presentata giovedì dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, l’ultima indagine sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) in Italia condotta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari. I dati sono il frutto dell’elaborazione di risposte a questionari, inviati alle Regioni, in merito a numero di cicli di inseminazione, assistenza, rimborsi, costi e migrazione regionale. Alla conferenza stampa hanno partecipato l’on. Antonio Palagiano, Presidente della Commissione, l’on. Doris Lo Moro (Pd) e l’on. Melania De Nichilo Rizzoli (Pdl).
“Più di un quarto delle donne esegue cicli di procreazione medicalmente assistita in altre regioni diverse da quelle di residenza, con una migrazione che va, tipicamente, da Sud verso Nord. Con questo tasso altissimo di mobilità passiva, tra l’altro in continua crescita, le regioni del nord continuano ad arricchirsi a spese delle regioni più povere. L’unico modo per superarlo è inserire la riproduzione assistita all’interno dei Lea, per far in modo che venga reso omogeneo su tutto il territorio tanto il servizio che il costo”, così il Presidente Palagiano ha commentato i dati della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari regionali sulla PMA. “Questo contribuirebbe – aggiunge – a ridurre la mobilità, il ché costituirebbe un atto umanitario nei confronti delle coppie che si trovano ad affrontare una fase delicata come il progetto di diventare madri e padri, e si trovano costretti a farlo, non solo affrontando le difficoltà dovute alle tecniche in se stesse, ma anche lontani da affetti, famiglia e terre d’origine”.
Il 39% dei cicli riproduttivi fatti sui siciliani, ad esempio sono effettuati al Nord, poiché nella maggior parte delle regioni del nord, tali trattamenti sono previsti all’interno del sistema sanitario regionale, mentre in altre regioni sono effettuati in centri privati e, dunque, a carico del paziente. In Sicilia, su 36 centri, 7 sono pubblici e fanno 445 cicli (14%) e 29 sono privati ed effettuano il 86% dei trattamenti. Quindi a pagare è la famiglia se il trattamento viene fatto nella propria regione d’origine, mentre paga quest’ultima se viene fatto in altre regioni diverse dalla propria. Altro elemento significativo, è il rimborso medio nazionale per una fecondazione in vitro, corrisposto dalle Asl delle diverse regioni, pari a 1.934 euro, con una oscillazione del costo, che va da un minimo 928 a un massimo 3.547 euro, molto probabilmente specchio di performance diverse, di cui però nessuno può controllare i risultati.
“Sarebbe necessario prevedere un unico costo per il rimborso, valido in tutto il paese come avviene per le altre patologie. Appare improbabile d’altronde – spiega Palagiano -che una performance possa essere qualitativamente la medesima con rimborsi tanto differenti. Il dato evidenzia, invece, che le performance, quanto a know-how, ambienti, qualità dei materiali, non sono le stesse, ma nessuno può controllare i risultati”.
I numeri emersi dall’indagine la dicono lunga sulle difficoltà enormi che le coppie con problemi di fertilità si trovano a dover affrontare: vuoi effettuare la PMA vicino alla tua famiglia e agli affetti? Bene, allora devi scegliere il privato. Altrimenti non resta che emigrare verso altre regioni del Nord che si fanno carico delle spese per il trattamento ma ciò comporta altri costi derivanti da ovvi aspetti logistici.
In entrambi i casi il concetto è chiaro: vuoi un figlio? Devi pagare. Il cosiddetto diritto dei ricchi.
Auguri e figli maschi.

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