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Palermo – L’Amat tra bilancio disastrato dimissioni e aumenti di tariffe

Gaspare Ingargiola

Palermo – L’Amat tra bilancio disastrato dimissioni e aumenti di tariffe

giovedì 24 Gennaio 2013

L’ex presidente, in carica per soli sei mesi, non ha neanche presentato il Piano industriale 2013-2015. Tante questioni irrisolte, ma Artioli ha lasciato per puntare al Parlamento

PALERMO – Sembrerebbe quantomeno intempestiva la scelta delle dimissioni da parte di Ettore Artioli, fino a qualche giorno fa presidente dell’Amat, la partecipata del Comune di Palermo che si occupa del trasporto pubblico, che ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni politiche nella lista Monti. Intempestiva perché il Piano industriale 2013-2015 dell’Amat, decisivo per le sorti dell’azienda, non è stato ancora ufficialmente presentato. Ma le voci corrono, e quella sul possibile aumento delle tariffe delle strisce blu per rimpinguare le esangui casse dell’Amat ha già scatenato la polemica in Consiglio comunale. Tanto che il sindaco Leoluca Orlando è corso ai ripari dicendo in una nota che “in ogni caso è certo che le zone blu non saranno utilizzate per far cassa, ma a esse corrisponderanno servizi resi ai cittadini”.
Artioli ha lasciato il suo incarico dopo appena sei mesi da una nomina che, proprio Orlando, aveva fortemente voluto, restandone convinto anche quando, a novembre, Artioli è stato nominato coordinatore regionale di Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo che sostiene la candidatura di Mario Monti per le elezioni di febbraio. Preso atto delle dimissioni, il primo cittadino ha espresso “apprezzamento per il lavoro fatto in questi mesi, durante i quali ha dovuto affrontare le difficoltà di una azienda lasciata in condizioni pessime dalla precedente gestione e dalla precedente Amministrazione comunale. Nelle prossime settimane, un’assemblea straordinaria dei soci procederà a nominare il nuovo presidente”.
Il processo di risanamento dell’azienda, nei mesi in cui Artioli è stato al vertice dell’Amat, è passato da fondi Fas e finanziamenti per il tram. Ma anche dal taglio dei servizi. A partire dal primo ottobre, per esempio, sono state ridotte ben 27 linee di autobus: 101, 108, 628, 702, 103, 104, 107, 109, 118, 122, 226, 230, 231, 234, 243, 364, 365, 368, 475, 529, 603, 614, 615, 616, 704, 824 e 907. Nel frattempo, l’azienda è stata affidata ad interim alla vice presidente Rosalia Sposito, che si è trovata subito per le mani la patata bollente dei presunti aumenti tariffari previsti dal piano d’impresa: “In atto – ha spiegato – esistono soltanto ipotesi di studio e di approfondimento che non sono state trasmesse al Comune”.
“Esamineremo il Piano – ha aggiunto l’assessore alla Mobilità, Tullio Giuffrè – quando questo verrà trasmesso al Comune”. Ma già la stessa maggioranza dell’Idv ha promesso battaglia contro qualsiasi aumento: “È inaccettabile – ha attaccato su Facebook il segretario provinciale di Idv, Pippo Russo – il piano Amat sulle zone blu con aumento della tariffa oraria e degli stalli a pagamento anche per i residenti. Le zone blu sono illegittime, da eliminare”.
E in effetti più volte le strisce blu sono state dichiarate illegittime dalle sentenze del Giudice di Pace. Vuoi perché non è stato ancora varato un Piano urbano del traffico, che dovrebbe accompagnare il Piano regolatore generale, in attesa di approvazione. Vuoi perché nelle zone adiacenti a quelle a pagamento non hanno mai trovato spazio gli stalli gratuiti previsti dalla legge. Vuoi perché le stesse strisce blu in certe strade hanno fin troppo limitato la carreggiata.
Nella concertazione con Sala delle Lapidi non ha di certo giovato la mancata presentazione e approvazione entro il 31 dicembre del progetto della nuova società consortile e dei budget 2013 a disposizione delle partecipate. E per l’azienda dei trasporti l’argomento è pressante: ci sono tagli della Regione da ammortizzare, decine di milioni di euro di debiti con le banche e con il Comune per Tarsu e Tosap. Ma sopratutto spicca l’enorme credito che l’azienda avanza proprio nei confronti di Palazzo delle Aquile, ben 140 milioni di euro.
L’ex presidente Mario Bellavista, prima di andarsene, ha notificato al Comune un decreto ingiuntivo di 85 milioni, che la Giunta vorrebbe rateizzare. Decisivi saranno il nuovo contratto di servizio e la new company comunale.

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