Agenzia beni confiscati. Palermo ha perso la sede - QdS

Agenzia beni confiscati. Palermo ha perso la sede

Raffaella Pessina

Agenzia beni confiscati. Palermo ha perso la sede

venerdì 15 Febbraio 2013

Il presidente dell’Ars Ardizzone ha prospettato una legge-voto. Il prefetto Caruso: “I politici calabresi più determinati”

PALERMO – “Dobbiamo collaborare tra istituzioni. L’Ars deve dare una spinta forte perchè si legiferi in questa materia. Il tema dei beni confiscati è spinoso e complicato. Ma la Sicilia deve partire da ciò che si fa e si è fatto. C’è la mafia, ma pure il contrasto forte alla mafia, anche sul fronte della gestione dei beni confiscati”. Lo ha detto il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, prospettando una legge voto. E, il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, ha detto che ben oltre il 40% dei beni confiscati insistono in Sicilia e un terzo a Palermo.
 
“Non vedo perchè allora la sede principale dell’Agenzia individuata a Reggio Calabria, non debba essere invece a Palermo. Ho posto il problema di spostare la sede, ma quando l’ho fatto, la politica calabrese in modo compatto, come non mai, si è opposta. In Sicilia questa compattezza da parte della politica, invece, non c’è stata e non c’è”.
Anche lo stipendio di gennaio dei deputati del Movimento Cinque Stelle, come promesso in campagna elettorale, è tornato in gran parte nelle casse dell’Ars. Ognuno dei quindici parlamentari M5S ha trattenuto soltanto 2500 euro, più i rimborsi spese (documentati).
 
Nelle casse di palazzo dei Normanni in questi giorni sono rientrati 76.683,18 euro. A questa somma vanno aggiunti circa 62000 euro che sarebbero entrati a gennaio nelle tasche dei deputati se non vi avessero rinunciato a monte, e cioè le varie indennità di carica (totale 6638 euro), il rimborso per il trasporto su gomma (7000 euro circa) e quello per l’esercizio dell’attività parlamentare (47.700 euro).
 
I quasi 77 mila euro restituiti in questi giorni dai deputati, come i 123 mila versati a gennaio, sono attualmente “parcheggiati” nel conto corrente generale dell’Ars e confluiranno successivamente alla Regione, quando sarà approvata la legge di stabilità, per finanziare un progetto di microcredito destinato alle piccole imprese. Proprio per la rinuncia “a monte” al rimborso per l’esercizio del mandato parlamentare, scattata con lo stipendio di gennaio, la cifra rimandata al mittente dai deputati M5S questo mese è inferiore a quella del mese precedente.
I grillini comunque oltre alla semplice restituzione di parte dello stipendio e si muovono per mettere un tetto agli emolumenti di tutti i deputati. è stato infatti presentato all’Ars un disegno di legge per la riduzione dei costi della politica. Il ddl n 97, presentato il 31 dicembre scorso, mira, infatti, a sganciare l’equiparazione degli stipendi dei deputati dell’Ars da quelli del Parlamento nazionale. Equiparazione fatta con una legge regionale la n. 44 del 1965. “Presseremo – sottolinea il capogruppo Giancarlo Cancelleri – perché il ddl arrivi al più presto in Aula. Se dovesse essere approvato presenteremo al Consiglio di presidenza la nostra proposta che prevede retribuzioni di 5000 euro lorde a deputato, più un budget per le spese da rendicontare”.

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