Riciclaggio di denaro e malaffare. La Sicilia è ancora “terra fertile” - QdS

Riciclaggio di denaro e malaffare. La Sicilia è ancora “terra fertile”

Massimo Mobilia

Riciclaggio di denaro e malaffare. La Sicilia è ancora “terra fertile”

sabato 02 Marzo 2013

Nel 2011, però, 852 denunce in più rispetto all’anno precedente (+37,5): trend positivo dal 2008. La nostra Isola all’8° posto con 2.287 le “Segnalazioni di operazioni sospette” (Sos)

PALERMO – La Sicilia si conferma terra fertile per il riciclaggio di denaro sporco ma non altrettanto attiva nella denuncia dei traffici finanziari illeciti. E’ questa la sintesi che emerge dalla Relazione annuale del ministero del Tesoro sul Sistema italiano di prevenzione e contrasto dei fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, rispetto al 2011. Sono state 2.287 in Sicilia, infatti, le "Segnalazioni di operazioni sospette" (Sos) di intermediari finanziari che rappresentano solo il 4,7% del totale nazionale pari a 48.344 casi, e che posizionano l’Isola all’ottavo posto tra le regioni. Se andiamo però a confrontare il numero di segnalazioni pervenute alla Direzione investigativa antimafia (Dia) con quelle effettivamente approfondite per sospette operazioni criminali, la Sicilia è seconda solo alla Calabria, con 63 Sos oggetto di indagine su 1.252 denunce, cioè poco più del 5%.
Dunque, il distacco dell’Isola con regioni del centro-nord come la Lombardia e il Lazio che si trovano ai primi posti per numero di segnalazioni sospette, rispettivamente con 8.778 e 6.350 casi, viene compensato dalla percentuale di segnalazioni in "odor di mafia" seguite dalla Dia: in Lombardia sono state 120 su 6.349 (1,9%) e nel Lazio 28 su 3.621 (0,8%). Si conferma, purtroppo, l’equazione del Sud a maggior rischio criminalità organizzata dietro alle transazioni finanziarie. La Campania, ad esempio, è ai vertici in entrambi i casi, sia per numero assoluto di Sos, 6.128, sia per percentuale di indagini della Dia, 92 su 3.765 (pari al 2,5%).
Le segnalazioni sospette, tra riciclaggio e terrorismo, vengono inviate ogni anno – prevalentemente da banche e Poste italiane – all’Unità d’informazione finanziaria (Uif) che opera presso la Banca d’Italia in stretta collaborazione con la Dia, il ministero del Tesoro e la Guardia di Finanza. Nel 2011 sono arrivate in totale 49.075 segnalazioni (di cui 239 casi riguardanti possibili finanziamenti al terrorismo) con un aumento del 31,5% rispetto al 2010. Ogni caso viene poi sottoposto ad approfondita analisi per confermare o meno il sospetto: nel 2011 su 354 proposte di sospensione sono stati adottati, d’intesa con gli organi investigativi, 45 stop per un valore complessivo pari a circa 90 milioni di euro. La stessa Uif può archiviare le segnalazioni ritenute infondate, mantenendone evidenza per dieci anni al fine di consentire l’eventuale riapertura del fascicolo: nel 2011 i casi archiviati sono stati 1.295.
Tornando alle ripartizioni regionali, invece, è stato segnalato un aumento delle segnalazioni rispetto al 2010 in tutte le regioni, ad eccezione soltanto di Friuli e Molise. In Sicilia, ad esempio, ci sono state 852 denunce in più nel 2011 rispetto all’anno precedente, una sensibile crescita del 37,5% che conferma un trend positivo iniziato nel 2008 quando erano stati segnalati appena 542 casi, per passare ai 633 del 2009 e poi ai 1.435 del 2010. Mantengono ancora un’incidenza particolarmente bassa, sia a livello nazionale che a livello siciliano, le segnalazioni per sospetti finanziamenti al terrorismo e alla proliferazione per armi di distruzione di massa: nell’Isola soltanto 5 casi nel 2011, pari al 2% del totale, in una classifica che vede in testa la Lombardia con il 36,4% dei casi (87 segnalazioni). E’ chiaro che quest’ultima distribuzione territoriale è strettamente legata alla distribuzione dell’immigrazione e delle sue diverse componenti etnico-religiose.
La Sicilia è stata nel 2011 una delle regioni con maggiore circolazione di denaro contante tra prelievi e versamenti bancari, per un ammontare di oltre 25,2 miliardi di euro, di cui poco più dell’8% ha riguardato operazioni sospette, la quota più alta tra le regioni insieme a Basilicata e Calabria. In attesa di conoscere i numeri relativi al 2012, è chiaro che con la norma che limita l’utilizzo di denaro contante a 1.000 euro, introdotta dal Decreto "Salva Italia" il 6 dicembre del 2011, l’ammontare cash risulterà certamente più basso.
Il rafforzamento della legge antiriciclaggio che risaliva al 1991, e la modifica del D.l. n. 138/2011 che aveva posto il limite a 2.500 euro, è stato voluto dal Governo Monti per favorire la tracciabilità delle movimentazioni di contante e prevenire le infiltrazioni di denaro proveniente da attività illegale. L’Italia resta conforme anche alla normativa comunitaria antiriciclaggio contenuta nella Direttiva n. 60/2005 che resta a sua volta ancorata agli standard del Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale) che mette insieme per gli Stati membri dell’Onu una serie di "soft law" – non soggette alla ratifica parlamentare – volte a combattere i traffici di denaro illecito.
Nell’Isola resta bassa invece la circolazione di denaro tramite bonifico bancario da o per paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti "paradisi fiscali", per un ammontare nel 2011 di 221 milioni di euro, nulla se confrontato ad esempio con i 29 miliardi di traffico che ha interessato la regione Lombardia.
La segnalazione di operazioni sospette è obbligatoria e le multe per chi viola le disposizioni del Ministero molto salate. Nel 2011 il dicastero di viale XX Settembre ha emanato 24 decreti sanzionatori per complessivi 7,9 milioni di euro, 16 sono stati i decreti di proscioglimento e 10 le archiviazioni. Nello stesso anno le indagini di Polizia giudiziaria e le investigazioni antiriciclaggio svolte dalla Guardia di Finanza hanno portato alla scoperta e alla denuncia di 1.057 persone per "riciclaggio", di cui 118 sono state tratte in arresto con sequestro di beni e disponibilità patrimoniali pari a 148 milioni di euro. Ammontano a 1,3 miliardi di euro invece le somme complessive delle operazioni di riciclaggio e di reinvestimento di denaro "sporco" ricostruite dai Reparti nel corso delle indagini. Un caso ha riguardato la città di Catania dove, dall’approfondimento di una segnalazione per operazioni sospette, è stato individuato un rapporto bancario intestato ad un prestanome di un noto pregiudicato catanese, su cui sono stati versati contanti per oltre 600 mila euro ad esso riconducibili e, successivamente, emessi assegni a propria firma negoziati su diversi casinò stranieri e italiani.

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