Eva flair, rampa per la moda artigianale - QdS

Eva flair, rampa per la moda artigianale

Antonio Leo

Eva flair, rampa per la moda artigianale

venerdì 08 Marzo 2013

L’obiettivo è offrire una vetrina estera al meglio della produzione locale, avvalendosi della collaborazione dei canali diplomatici. La startupper modicana Eva Macauda ha realizzato una piattaforma per esportare il bello made in Italy

MODICA (RG) – “Sono nata e cresciuta a Modica fino a 18 anni e, come tutti quelli che hanno avuto questa fortuna, ho sempre cercato di nutrirmi il più possibile della sua straordinaria sintesi di cultura millenaria e di esserne all’altezza, ancora di più vivendo lontano tra nostalgia e desiderio”.
 
Esordisce così la 38enne Eva Macauda, siciliana under 40 trapiantata a Milano, nel raccontare il percorso che l’ha portata a fondare Evaflair, startup che aiuta i piccoli artigiani della moda del Bel Paese ad esportare i loro prodotti all’estero. Passione e amore per il proprio territorio, forse è questo connubio ad averla spinta a cercare il bello nelle piccole grandi cose messe a punto dall’estro italiano. Ma la sua è soprattutto un’azienda a tinte rosa, nata proprio da un’intuizione tutta al femminile.  “Lo scorso settembre, a margine della presentazione di un libro di Mauro Aprile Zanetti (regista, scrittore e suo compagno di vita) su La Dolce Vita di Federico Fellini e la pittura di Giorgio Morandi all’università di Malta, in occasione di un simposio internazionale sulla percezione dell’Italia nel mondo, ebbi modo di parlare della mia intuizione di piattaforma per l’artigianalità italiana con l’ambasciatrice Sofia Marras, alla quale il tema era ed è molto caro. Da quel momento è iniziata una fitta e continua corrispondenza tra me e lei, animata da vero entusiasmo e senso pratico femminile, insieme a uno studio mirato al settore moda e design di nicchia che ancora continuo a sviluppare”.
 
D’altro canto Eva i gusti del consumatore li studia sin dai tempi dell’Università. Per portare avanti il percorso imprenditoriale di suo padre, che da 30 anni lavorava nel Real estate internazionale, si specializza in comunicazione e relazioni pubbliche allo IULM di Milano dove impara a conoscere le esigenze più profonde del mercato, “più precisamente, quello che si potrebbe definire un ‘servizio ad hoc per il cliente’, un concetto che mi sono portata dietro per sempre”. Tutto questo fa sì che a metà gennaio 2012 nome, brand, team, filosofia e obiettivi di Eva flair siano già ben definiti. “A febbraio dello scorso anno avevamo già calendarizzato i nostri eventi a Malta in collaborazione con l’Ambasciatore d’Italia, Luigi Marras, la Camera di Commercio Italo-Maltese e il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Valletta”.
In che cosa consiste Eva Flair?
“Esportare, sostenere e valorizzare il Made in Italy autentico, indipendente e artigianale in potenziali mercati di nicchia all’Estero. Mi sono resa sempre più conto che il nostro artigianato è l’asso nella manica del Belpaese. Nel caso specifico della moda, sono tanti gli atelier e i laboratori artigianali che frequento e che cerco, ovunque mi sposti, per comprare abbigliamento, interior design e accessori ricercati. Nella maggior parte dei casi in queste meravigliose e piccole botteghe lavorano donne e giovani talenti, che per anni hanno anche curato le linee delle grandi firme internazionali come Ferré, Blue Marine, e che un giorno hanno deciso di mettere in piedi un marchio proprio di alta qualità. Sono queste realtà ad avermi colpito come imprenditrice, donna e madre, perché da sole non riescono ad aprirsi ad altri mercati, come possono fare i cosiddetti big brands. Da qui l’idea di un marchio ombrello per promuoverli e sostenerli nell’internazionalizzazione”.
Abbiamo appreso che proponete servizi mirati all’internazionalizzazione della moda di nicchia, sfruttando il canale diplomatico italiano. Spiegateci meglio.
“Il canale diplomatico-consolare con le Ambasciate, i Consolati e gli Istituti italiani di Cultura nel mondo è di fatto la cabina di regia dell’internazionalizzazione del Belpaese, operando in pendant con la rete camerale all’estero e l’Ice. Eva flair seleziona in Italia designer indipendenti, piccole e medie aziende interessate a sondare nuovi potenziali mercati. Spesso molti di questi non producono un total look, essendo specializzati in alcune parti dell’abbigliamento. Noi mettiamo insieme le varie collezioni con un lavoro di stylist – un pò come fa un negozio quando sceglie le creazioni da vendere durante la stagione, ricreando vetrine con più marchi insieme -, riproponendole per l’appunto all’Estero con mostre dedicate. Eva flair, inoltre, ha una partner di assoluta eccellenza in Deanna Farneti Cera-ornamenti d’autore, la grande studiosa e specialista in materia di bijou, anche noto come Custom jewelry, Vintage jewelry o anche come l’Hollywood glamour. Si realizzano sfilate in contesti di nicchia, quali residenze diplomatiche, Ambasciate e Consolati, ricreando un ‘salotto italiano’ a cui fare partecipare la comunità internazionale, tramite mailing list diplomatica e Pr sul posto”.
In che senso avete un’attenzione specifica per la sostenibilità, il lavoro femminile e il “fatto a mano”?
“Incoraggiare le produzioni in Italia in un’ottica generale di globalizzazione dove non conta più chi ha fatto il tuo cappotto purché ci sia un marchio, senza considerare che magari è frutto di sfruttamento minorile e di persone mal pagate. Sostenere il piccolo, bello e ben fatto. Valorizzando tutte quelle persone/piccole realtà imprenditoriali che credono ancora che l’Italia sia il luogo della creatività, ma anche e soprattutto di una tradizione artigiana e produttiva che i nostri sarti hanno saputo trasmettere attraverso un mestiere, reso successivamente moderno dalle nuove generazioni e da quelle famiglie che perseverano nella ricerca del sogno del loro passato. La dimensione artigianale fa pendant alla sostenibilità, così come il prodotto che ne deriva”.
Siete già sul mercato?
“Abbiamo realizzato quello che nel gergo delle start up si chiama ‘the proof of concept’: nel 2012 due stagioni primavera/estate e autunno/inverno con ampio successo per continuare a crederci e puntare in alto, con lo sviluppo in chiave digitale oltre che continuando a fare i trunk show con cui promuoviamo e vendiamo l’artigianalità della moda italiana all’Estero”.
Avete ricevuto dei finanziamenti e qual è il vostro modello di business?
“No, nessun finanziamento. Siamo una start up che si autofinanzia con eccellenti risorse umane (quasi tutte donne) e capitali propri. I designer e le aziende che partecipano pagano una fee base per fare parte del trunk show, dando la merce in conto vendita e guadagnando dalla vendita retail finale. Contemporaneamente stiamo sviluppando la parte digital di e-commerce, che è il modello di business, cercando partner a San Francisco”. 
Obiettivi per il 2013?
“Realizzare il ‘proof of concept’ a San Francisco per l’Anno della cultura italiana in Usa e parallelamente sviluppo della parte ‘digital’ del nostro servizio”.

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