“Esportare, sostenere e valorizzare il Made in Italy autentico, indipendente e artigianale in potenziali mercati di nicchia all’Estero. Mi sono resa sempre più conto che il nostro artigianato è l’asso nella manica del Belpaese. Nel caso specifico della moda, sono tanti gli atelier e i laboratori artigianali che frequento e che cerco, ovunque mi sposti, per comprare abbigliamento, interior design e accessori ricercati. Nella maggior parte dei casi in queste meravigliose e piccole botteghe lavorano donne e giovani talenti, che per anni hanno anche curato le linee delle grandi firme internazionali come Ferré, Blue Marine, e che un giorno hanno deciso di mettere in piedi un marchio proprio di alta qualità. Sono queste realtà ad avermi colpito come imprenditrice, donna e madre, perché da sole non riescono ad aprirsi ad altri mercati, come possono fare i cosiddetti big brands. Da qui l’idea di un marchio ombrello per promuoverli e sostenerli nell’internazionalizzazione”.
“Il canale diplomatico-consolare con le Ambasciate, i Consolati e gli Istituti italiani di Cultura nel mondo è di fatto la cabina di regia dell’internazionalizzazione del Belpaese, operando in pendant con la rete camerale all’estero e l’Ice. Eva flair seleziona in Italia designer indipendenti, piccole e medie aziende interessate a sondare nuovi potenziali mercati. Spesso molti di questi non producono un total look, essendo specializzati in alcune parti dell’abbigliamento. Noi mettiamo insieme le varie collezioni con un lavoro di stylist – un pò come fa un negozio quando sceglie le creazioni da vendere durante la stagione, ricreando vetrine con più marchi insieme -, riproponendole per l’appunto all’Estero con mostre dedicate. Eva flair, inoltre, ha una partner di assoluta eccellenza in Deanna Farneti Cera-ornamenti d’autore, la grande studiosa e specialista in materia di bijou, anche noto come Custom jewelry, Vintage jewelry o anche come l’Hollywood glamour. Si realizzano sfilate in contesti di nicchia, quali residenze diplomatiche, Ambasciate e Consolati, ricreando un ‘salotto italiano’ a cui fare partecipare la comunità internazionale, tramite mailing list diplomatica e Pr sul posto”.
“Incoraggiare le produzioni in Italia in un’ottica generale di globalizzazione dove non conta più chi ha fatto il tuo cappotto purché ci sia un marchio, senza considerare che magari è frutto di sfruttamento minorile e di persone mal pagate. Sostenere il piccolo, bello e ben fatto. Valorizzando tutte quelle persone/piccole realtà imprenditoriali che credono ancora che l’Italia sia il luogo della creatività, ma anche e soprattutto di una tradizione artigiana e produttiva che i nostri sarti hanno saputo trasmettere attraverso un mestiere, reso successivamente moderno dalle nuove generazioni e da quelle famiglie che perseverano nella ricerca del sogno del loro passato. La dimensione artigianale fa pendant alla sostenibilità, così come il prodotto che ne deriva”.
“Abbiamo realizzato quello che nel gergo delle start up si chiama ‘the proof of concept’: nel 2012 due stagioni primavera/estate e autunno/inverno con ampio successo per continuare a crederci e puntare in alto, con lo sviluppo in chiave digitale oltre che continuando a fare i trunk show con cui promuoviamo e vendiamo l’artigianalità della moda italiana all’Estero”.
“No, nessun finanziamento. Siamo una start up che si autofinanzia con eccellenti risorse umane (quasi tutte donne) e capitali propri. I designer e le aziende che partecipano pagano una fee base per fare parte del trunk show, dando la merce in conto vendita e guadagnando dalla vendita retail finale. Contemporaneamente stiamo sviluppando la parte digital di e-commerce, che è il modello di business, cercando partner a San Francisco”.
“Realizzare il ‘proof of concept’ a San Francisco per l’Anno della cultura italiana in Usa e parallelamente sviluppo della parte ‘digital’ del nostro servizio”.