Bioessiccatori, impatto ambientale minore. Top secret i bilanci degli impianti berlinesi - QdS

Bioessiccatori, impatto ambientale minore. Top secret i bilanci degli impianti berlinesi

Andrea Salomone

Bioessiccatori, impatto ambientale minore. Top secret i bilanci degli impianti berlinesi

venerdì 29 Marzo 2013

Ricavo di energia dagli rsu indifferenziati, il trattamento meccanico è da preferire a quello termico

BERLINO – Nella scorsa puntata della nostra inchiesta del venerdì sugli impianti per il trattamento dei rifiuti indifferenziati (rsu) vi abbiamo parlato di Berlino. Abbiamo visto come nella capitale tedesca gli rsu vengono processati principalmente secondo due modalità differenti.
 
Da una parte il trattamento meccanico realizzato nei bioessiccatori, stabilimenti che recuperano parte dei materiali riciclabili, separano la frazione combustibile (legno, carta, cartone e plastica) da quella non combustibile (metalli, inerti e acqua), asciugano il materiale misto (secco e umido) e lo trasformano in bioessiccato, ossia combustibile da rifiuti (cdr) di alta qualità successivamente venduto a centrali elettriche e cementifici come carburante non fossile a basso costo e ridotto impatto ambientale.
 
E dall’altra parte c’è poi il trattamento termico utilizzato nella centrale termoelettrica a base rsu di Ruhleben, dove – diversamente da quanto avviene con la produzione di cdr nei bioessiccatori – il recupero dei materiali segue – e non precede – il processo di combustione del carburante, e a essere recuperati sono solo metalli e ceneri inerti. In entrambi i casi, epurati (cdr) o non epurati (carburante rsu) che siano, tutti i rsu berlinesi vengono destinati alla produzione di energia.
Come giustamente notato da Beppe Grillo, o chi per lui, nella ben nota pagina del suo blog dal titolo "le alternative agli inceneritori", rispetto al semplice carburante rsu combusto nella centrale rsu di Ruhleben – che non è un inceneritore – il cdr prodotto dai bioessiccatori presenta il certamente non trascurabile vantaggio di un impatto ambientale decisamente inferiore. Infatti, attraverso l’asciugamento dei rifiuti e la loro epurazione eseguita attraverso l’estrazione di materiali potenzialmente molto inquinanti come la plastica, il cdr è qualitativamente superiore rispetto al meccanicamente non pre-trattato carburante rsu, sia sotto il profilo economico sia ecologico: oltre a bruciare meglio, esso produce quantità considerevolmente inferiori di particolato e corrode molto meno i macchinari delle centrali che lo bruciano per produrre energia.
Ad ogni modo, lasciando per un attimo da parte il certamente importantissimo discorso relativo ai vantaggi/svantaggi ecologici di questi due differenti generi d’impianti, abbiamo provato a comprendere quale dei due sia economicamente più vantaggioso.
Per poterli confrontare in maniera analitica abbiamo tradotto e studiato i bilanci economici delle aziende che li gestiscono. Per quanto riguarda i numeri relativi alla centrale rsu di Ruhleben non abbiamo avuto alcun tipo problema, perché l’azienda pubblica che gestisce l’impianto, la BSR, si è mostrata un’impeccabile esecutrice della legge sulla trasparenza tedesca (IFG), mostrandosi più e più volte disponibilissima a rispondere alle nostre domande e a chiarirci alcuni dubbi relativi ai costi e ai ricavi dello stabilimento, ottenuti principalmente dalla presa in consegna dei rsu e dalla vendita di vapore caldo, metalli e ceneri inerti.
A bilanciare negativamente la completa disponibilità, apertura e trasparenza dei dipendenti pubblici ha provveduto però l’indisponibilità, la chiusura e l’opacità del settore privato. Quando infatti siamo andati alla ricerca dei dati relativi ai costi e ai ricavi dei due bioessicatori berlinesi, non siamo riusciti ad avere alcun chiarimento sulle informazioni pubblicate nel bilancio 2011 della Mps srl, la partecipata – composta dalla pubblica BSR (51 %) e dalla privata ALBA (49 %) – che continuerà a gestire gli stabilimenti in questione fino al 2015.
A farsi portavoce della ditta privata è Angelika Kirnich, portavoce dell’ufficio per le relazioni politiche e la comunicazione di ALBA, che alla domanda sul costo del trattamento dei rsu nei bioessiccatori ci ha risposto: “Sicuramente ci comprenderà se non rendiamo pubbliche informazioni interne di questo genere”.
 

 
La gara per la costruzione e gestione dei bioessiccatori
 
BERLINO – Dopo aver tentato inutilmente di sapere qualcosa da ALBA, contattiamo la finora sempre disponibile BSR, in possesso di più della metà della quota della Mps srl.
A risponderci è Herr Klöckner, responsabile dei rapporti con la stampa della BSR: “Sul bilancio di ALBA non so cosa dirle. È a loro che deve chiedere chiarimenti. Nel 2004, la BSR ha indetto una gara d’appalto per la costruzione di un impianto innovativo. Ai privati spettava proporre con quale tecnica avrebbero trattato la quantità di rsu messa a bando. La condizione era che il vincitore della gara si sarebbe occupato della costruzione degli impianti e della loro cogestione in collaborazione con la nostra azienda fino alla scadenza del contratto (31 dicembre 2015). Abbiamo messo a concorso una collaborazione con la nostra azienda. I contendenti hanno presentato un progetto e un preventivo dei costi, facendo un prezzo “x/T” per il trattamento dei rsu. Gli impianti costruiti sono nostri, ma ci siamo impegnati a metterli a disposizione della partecipata per tutta la durata del contratto e secondo le modalità in esso stabilite. Il costo per il conferimento degli rsu agli impianti di bioessiccazione non lo conosco, ma anche se lo conoscessi non potrei azzardarmi a dirglielo, perché è il risultato di un concorso. Non so quanto ha speso il partner privato per la costruzione degli impianti. So che ha messo in conto anche i costi dei lavori di manutenzione e riparazione che saranno necessari fino al termine del contratto. I numeri non sono stati pubblicati: è un segreto d’azienda, mi dispiace. La BSR ha messo a carico del partner privato il rischio di avere una quantità di rifiuti oscillante e differenti composizioni di spazzatura domestica. Nessuno può predire con precisione se ci saranno più o meno plastica, legno o materiale organico all’interno dei rsu. Abbiamo detto al nostro socio: pensaci tu e poi ci fai un prezzo. E naturalmente fino al 2015 l’impianto deve funzionare. Successivamente esso diventa totalmente nostro, e con esso tutti i rischi precedentemente a carico del privato”.
 


Le possibili scelte dietro una centrale termica
 
BERLINO – Come si legge in un articolo sui bioessiccatori di Berlino scritto da M. Blöcher, C. Schweden, M. Langen e H. Beel, nel corso degli anni la partecipata Mps srl ha messo su diversi programmi di successo per ottimizzare la direzione aziendale e migliorare l’economicità degli impianti, mirando al massimo rendimento nel minor tempo possibile.
Insieme alla società d’ingegneri HTP il gruppo ALBA ha sviluppato il processo di trattamento industriale degli impianti di bioessiccazione per il mercato europeo. Motivo di queste ricerche è stato l’intensificarsi delle pressioni dell’Ue in materia di discariche: le direttive comunitarie hanno generato un’ingente quantità d’investimenti nel settore del trattamento dei rsu.
Abbiamo visto come, per essere in linea con le direttive Ue sulle discariche, nel 2004 la Bsr ha messo al bando la costruzione e cogestione di due impianti tecnologicamente innovativi che potessero costituire un’alternativa ragionevole, economica ed eco-favorevole al trattamento termico dei rsu in centrali energetiche come quella di Ruhleben. Se nel 2004 l’amministrazione berlinese ha promosso la costruzione di impianti alternativi quali i bioessiccatori, per quale ragione tra il 2009 e il 2012 sono stati investiti 150 mln di € per sostituire metà della vecchia centrale rsu esistente dal 1964 con un’altra mezza centrale nuova di zecca, quando invece potevano essere costruiti altri due bioessiccatori al costo di 80 mil di €, che avrebbero trattato la stessa quantità di rsu? Quali sono stati gli interessi che hanno portato a non rinunciare alla centrale rsu?
Forse il fatto che la produzione di elettricità e teleriscaldamento assicura una stabilità economica maggiore rispetto alla produzione di cdr, dipendente invece dai fluttuanti prezzi e richieste del mercato? Oppure perché ci sono di mezzo gli interessi dell’adiacente centrale Reuter, proprietà di un privato di non poco conto, la Vattenfall, uno dei quattro colossi tedeschi dell’energia, che acquista il vapore caldo dalla centrale rsu della Bsr e lo trasforma in energia da inserire nella rete cittadina?
 
(6. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15 e 22 marzo. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 5 aprile)

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