Sms più cari della media Ue. Antitrust invia parere all’Agcom - QdS

Sms più cari della media Ue. Antitrust invia parere all’Agcom

Michele Giuliano

Sms più cari della media Ue. Antitrust invia parere all’Agcom

venerdì 12 Aprile 2013

In Italia prezzo commerciale di 4,57 centesimi contro i 3,15 in Europa

PALERMO – Nonostante la concorrenza esercitata dalla messaggistica istantanea gratuita (o quasi), gli Sms in Italia costano ancora troppo. Più della media europea. Lo ha rilevato l’Antitrust in un parere inviato all’Agcom sui servizi di terminazione Sms su singole reti mobili. A gennaio 2012 il prezzo commerciale medio di un Sms in Italia, secondo studi di settore, si aggirava sui 4,57 centesimi contro una media europea di 3,15 centesimi. I prezzi dei messaggi sono comunque destinati a scendere, ma l’Agcom deve monitorare che seguano criteri di trasparenza.
 
Nel 2011 il ricavo unitario da servizi di terminazione offerti all’ingrosso è stato di 4,5 centesimi, a fronte di un prezzo medio ai clienti finali, stimato dal regolatore, di 2,3 centesimi.
L’Antitrust chiede all’Agcom di continuare “a svolgere l’attività di monitoraggio sull’evoluzione del livello dei prezzi dei servizi di terminazione Sms in Italia, così da verificare che gli stessi rispondano ai criteri di obiettività, trasparenza, non discriminazione e proporzionalità, che informano l’accesso al mercato delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica. Non c’è però bisogno di una regolamentazione ex ante del mercato in questione, in ragione della tendenza dello stesso a produrre nel tempo le condizioni tipiche di un mercato concorrenziale”.
In poche parole il prezzo degli Sms quindi dovrebbe calare per forza di cose, visto che negli ultimi 3 anni il numero di Sim che hanno generato traffico Ip è più che raddoppiato e tra il 2010 e il 2011 il numero di messaggi istantanei inviati tramite rete mobile è cresciuto del 300 per cento circa. Per il Codacons quest’ultimo dato “è una vergogna” ed è ora di fare qualcosa per impedire che gli italiani abbiano le banche, le assicurazioni, la luce, il gas, la benzina ed i telefoni più cari d’Europa. “E’ questo, infatti, – scrive l’associazione di categoria – il vero spread che sta mandando sul lastrico le famiglie italiane e riduce la competitività delle nostre imprese rispetto alla altre europee. Per una volta il Governo dovrebbe andare contro i privilegi delle compagnie telefoniche, eliminando, finalmente, le spese di chiusura del conto telefonico, abrogate formalmente dalla Legge numero 40 del 2 aprile 2007 ma rientrate dalla finestra sotto forma di spese giustificate ed incredibilmente tollerate dall’Autorità delle comunicazioni. Per non parlare delle spese di spedizione delle bollette telefoniche che non possono formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo”.

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