Formazione, operatori in piazza ma per i corsisti nessuna tutela - QdS

Formazione, operatori in piazza ma per i corsisti nessuna tutela

Michele Giuliano

Formazione, operatori in piazza ma per i corsisti nessuna tutela

giovedì 09 Maggio 2013

La Regione sempre più in difficoltà: la burocrazia pesa, sul futuro del settore ci sono poche certezze. I 10.000 formatori chiedono gli arretrati mentre gli inutili corsi vanno avanti

PALERMO – Le rassicurazioni del governo regionale non sono bastate. L’ennesima rivoluzione annunciata all’interno del mondo della formazione professionale siciliana spingono sindacati e addetti ai lavori alla mobilitazione. Domani i dipendenti degli enti di formazione e le organizzazioni di categoria si riverseranno in massa a Palermo per lo sciopero indetto da Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola.
Una iniziativa che segue di pochi giorni quella simile messa in campo a Catania dove gli enti hanno esternato tutto il loro disappunto rispetto ad una situazione che sta davvero arrivando al collasso per varie ragioni. “Il sistema regionale della formazione professionale in Sicilia – sostengono i sindacati – è al collasso, a fronte delle iniziative del governo che afferma di volere garantire i lavoratori e l’utenza, nei fatti il sistema è bloccato e senza prospettive per il futuro, le procedure amministrative sono ferme ed in fortissimo ritardo, e i lavoratori continuano a vivere in situazioni paradossali pur prestando regolare servizio e sono ridotti al limite dell’indigenza”.
La giornata di sciopero è stata proclamata ai sensi dell’articolo 16 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro per tutte le filiere, quindi sportelli multifunzionali, formazione ordinaria e Oif (obbligo di istruzione e formazione).
 
Cgil, Cisl e Uil hanno presentato una piattaforma rivendicativa con tutte le criticità presenti e le richieste: lo sblocco immediato delle procedure di finanziamento che consentirebbero la retribuzione di tutti i lavoratori di ogni filiera; la mancata apertura dei tavoli permanenti di confronto sulle emergenze e sul futuro delle tre filiere, e più precisamente: sull’Oif per l’iincertezza sull’avvio dei primi anni, incertezza sulla prosecuzione per le annualità successive, chiusura di tutte le rendicontazioni pendenti; per gli Interventi Formativi si chiede l’accelerazione di ogni procedura necessaria per l’erogazione degli stipendi, predisposizione degli atti amministrativi per assicurare la continuità delle attività formative dal 9 giugno in avanti; per quanto concerne invece gli Sportelli si sollecita l’accelerazione e sblocco dei mandati di saldo delle prima e seconda annualità degli Avvisi 1 e 2, la proroga delle attività in essere ed infine l’immediata programmazione di nuovi avvisi. Per l’occasione le organizzazioni sindacali hanno indetto la manifestazione di domani articolata contemporaneamente in due sit: uno presso l’assessorato dell’Istruzione e Formazione e l’altro presso l’assessorato della Famiglia, il Lavoro e le Politiche sociali.
 
“La necessità che spinge tutti a dover partecipare allo sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali – scrivono i dipendenti degli enti di formazione – ha lo scopo di sollecitare l’amministrazione regionale a dire basta a questo modo di gestione dell’assessorato e degli iter burocratici che non tengono conto delle tempistiche normali di erogazione dei mandati. Non è più pensabile che per lavorare un mandato debbano passare anche 30 giorni. Nel frattempo gli operatori rimangono senza stipendio per mesi e mesi. Inoltre occorre manifestare l’intenzione di aver chiarito quale sia il nostro futuro”.
 


L’approfondimento. Un sistema che di fatto dà lavoro solo ai formatori
 
A fronte delle rivendicazioni di lavoratori e sindacati, cosa ha prodotto il settore della formazione professionale in questi anni? In Sicilia i numeri sono anche abbastanza eloquenti e parlano soltanto di sprechi e pochissimi risultati. Da una indagine della Commissione d’inchiesta dell’Ars appositamente costituita lo scorso anno sono venute fuori realtà agghiaccianti: assunzioni pilotate da politici e burocrati soprattutto in concomitanza con le elezioni regionali, fondi pubblici assegnati a enti che in alcuni casi non hanno neppure una sede e assenza di controlli sull’efficacia dei corsi. Un settore che è “lievitato” di anno in anno: si è passati dai 5 mila dipendenti assunti nei vari enti di formazione nel 2000 agli attuali 9 mila e 200, così come è stato appurato dal Dipartimento della Formazione professionale e anche dai sindacati. I costi? Inevitabile che siano lievitati dal momento che si sono “ingrassati” gli enti in termini di forza lavoro. Si va dai 300 miliardi di vecchie lire (circa 150 milioni di euro) agli attuali 282 milioni di euro, passando però nel frattempo ad un’emorragia di fondi, con picchi ben più alti, che hanno toccato l’apice nel 2007 quando furono addirittura spesi, secondo i dati forniti dalla Corte dei Conti, ben 360 milioni di euro.

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