Acqua cara, servizi inefficienti - QdS

Acqua cara, servizi inefficienti

Rosario Battiato

Acqua cara, servizi inefficienti

sabato 29 Agosto 2009

Consumo. Servizi idrici nell’Isola confronto costi-qualità.
La gestione. Il sistema delle Ato idriche perde fascino: in Sicilia l’acqua costa 1,36 al metro cubo, contro lo 0,92 applicato in Lombardia. Eppure, molto spesso il servizio lascia desiderare.
La situazione. Soprattutto nelle grandi città la depurazione continua a servire una netta minoranza della popolazione, ma la voce in bolletta compare a tutti i destinatari.

PALERMO – L’atteso aumento delle bollette fa fremere il mondo politico e il portafogli isolano. La Sicilia attualmente possiede una delle tariffe più alte d’Italia a fronte di un servizio scadente e i dati di Federutility per i prossimi anni non lasciano presagire miglioramenti. Infatti, secondo l’autorevole studio condotto da Utilitatis e Anea sulla base dati di riferimento comunicati da 91 Piani di Ambito in Italia, che corrispondono alla pianificazione di 82 Ato, sono previsti aumenti da 1,36 euro al metro cubo di media attuale sino a 1,52 euro a metro cubo nel 2015. Il cambiamento auspicato potrebbe cominciare dal superamento della legge Galli che nel 1994 ha introdotto il sistema Ato per la gestione di servizi pubblici come acqua e rifiuti.
Il sistema di gestione Ambito Territoriale Ottimale continua a perdere di appeal tra la classe politica isolana dopo che, durante l’importante incontro della Sala Gialla di Palazzo dei Normanni dello scorso 7 luglio, componenti rilevanti della maggioranza governativa hanno sollevato le loro perplessità sulla funzionalità e convenienza dell’apparato acqua dell’isola. “Sono assolutamente convinto – ha sottolineato Francesco Cascio, presidente dell’Ars – dell’importanza del servizio idrico che come tale non può essere affidato ai privati come invece si potrebbe fare per altri settori”. La necessità di un ripensamento del sistema passa anche da una serie di progetti che dovrebbero essere finanziariamente sostenuti. “Le regole tariffarie obsolete – ha spiegato Mauro D’Ascenzi, vicepresidente delegato di Federutility – che oltre a mantenere le stesse a valori estremamente bassi così da rendere difficoltosa anche la semplice manutenzione, non sono neanche orientate a favorire un uso sostenibile della risorsa idrica. Al di là del contenuto ruolo nel sostenere economicamente il servizio, esse rappresentano il più lampante esempio di messaggio negativo diretto al consumatore finale, che non contribuisce certo a creare la consapevolezza dell’acqua come risorsa preziosa e scarsa”.
Un approccio che non è affatto lontano dallo stato dell’arte del sistema idrico isolano, dove l’acqua è davvero sostanza preziosa e cara, dal momento che in molti comuni il servizio funziona a singhiozzo. In tal senso è possibile parlare di altissima considerazione del bene acqua tra gli isolani, visto che a Enna, secondo l’amministratore delegato di Acque Enna, i consumi sono risultati più bassi del Nord, circa un terzo in meno, e inferiori anche alle quote stabilite nel piano. Una situazione che può registrarsi ovunque in Sicilia, ove il consumo quotidiano di acqua, secondo dati Istat, è di 160 litri procapite, lontani dai 190 litri procapite registrati nel nord del paese. Eppure attualmente la Sicilia, secondo l’ultimo rapporto Utilitatis di Federutility, ha sviluppato una tariffa media per il servizio idrico pari a 1,36 euro al metro cubo, una cifra destinata a cresce sino a 1,52 euro al metro cubo del 2015. Una tariffa tra le più alte del Meridione ma anche del Nord, visto che supera, ad esempio, Veneto, Friuli, Lombardia e Piemonte.
“La tariffa media – ha commentato Ciravolo, Ato2 Catania – deve perlomeno coprire i costi del servizio”. Il problema sostanziale tuttavia si presenta proprio quando si parla del servizio, che attualmente non può definirsi completamente adeguato. La Sicilia ha il sistema di depurazione peggiore d’Italia, a Catania, secondo dichiarazioni di responsabili dell’Ato, solo 200 mila persone su un milione e mezzo sono servite, e anche Palermo depura solo il 31% delle sue acque. Logica conseguenza di questo stato di cose è il pessimo stato di salute delle nostre acque. Infatti, secondo dati Apat e Legambiente, l’isola registra il 15% dei suoi siti con i peggiori giudizi di qualità. E questo, che è il peggior risultato raggiunto da una regione in Italia, fa il paio con altre profonde lacune nel sistema come l’irregolarità del servizio, l’assenza di infrastrutture coerenti con un sistema solido, la cronica di perdita di acqua dalle tubature fatiscenti e soprattutto l’assenza di una progettazione ad ampio respiro che sappia programmare il superamento di questi limiti.

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