La bella stagione porta le polemiche - QdS

La bella stagione porta le polemiche

Rosario Battiato

La bella stagione porta le polemiche

martedì 04 Giugno 2013

In Gurs il decreto che innalza del 600% i canoni demaniali. Legambiente ha presentato un esposto contro gli abusivi. Canoni di concessione e costruzioni sulle spiagge, si è aperto così il periodo estivo in Sicilia

PALERMO – Sulla Gazzetta Ufficiale numero 25 del 31 maggio è giunto il provvedimento della discordia che ha complicato il rapporto tra concessionari marittimi e la Regione. Si tratta del decreto presidenziale firmato il 3 aprile del 2013 che ha incrementato del seicento percento i canoni demaniali marittimi. Il documento è stato firmato dal presidente della Regione su proposta dell’assessore per il Territorio e per l’ambiente di concerto con l’assessore per l’Economia.
“A decorrere dall’1 gennaio 2013 – si legge sul decreto – ferma restando la maggiorazione del 4%, del 7% e del 10% relativamente alle aree a bassa, media ed alta valenza turistica individuate con D.A. n. 163/GAB del 23 ottobre 2008, il canone base annuo relativo alle concessioni di beni demaniali marittimi, specchi acquei e pertinenze demaniali marittime, regolarmente assentite ai sensi degli artt. 36 e 38 del C.N. e degli artt. 8, 9 e 35 del regolamento di esecuzione del C.N., è aumentato del seicento per cento rispetto alla corrispondente misura dell’anno precedente”. Non si tratta di una novità, ma semplicemente di una conferma rispetto a quanto comunicato diverse settimane fa dalla Regione. Il provvedimento, infatti, aveva già messo in agitazione il comparto marittimo proprio in vista della stagione.
“Ci rifiutiamo di credere che l’assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, per di più in un momento così drammatico per l’occupazione, – ha scritto in una nota diffusa a fine maggio l’Assobalneari, l’associazione dei titolari di stabilimenti balneari dell’isola aderenti a Confindustria – diventi il ‘braccio armato’ nella distruzione di imprese". L’associazione di categoria ha poi ricordato che “persino l’Agenzia delle entrate, riscontrando attraverso le analisi condotte su base nazionale la contrazione lamentata dai concessionari di spiaggia ha effettuato lo scorso anno una riduzione sulle tabelle di ricavo presuntivo contenute negli studi di settore”.
 
A Catania, dove i lidi sono circa una quarantina a fronte di appena tre spiagge libere, il Comune si è schierato dalla parte delle imprese marittime e, secondo quanto dichiarato dallo stesso Raffaele Stancanelli, ha garantito un intervento ad adiuvandum nel caso di un ricorso al Tar contro la Regione. In ballo, hanno ricordato i balneari, c’è anche “la spada di Damocle della direttiva Bolkenstein (la direttiva Ue che prevede la messa all’asta delle concessioni marittime, ndr) che nel resto d’Italia è stata rimandata prorogando le concessioni sino al 2020 ed in Sicilia non è stata recepita”.
Le polemiche, però, non si fermano qui. Con l’alta stagione ormai alle porte è giunta anche una segnalazione di Legambiente in materia di costruzioni nella fascia dei 150 metri dal mare, un superamento del limite ultimo consentito a meno che non siano previste nei Piani d’uso del demanio marittimo, uno strumento, precisa l’associazione del cigno tramite una nota di Angelo Dimarca, responsabile regionale conservazione natura, di cui si è dotato soltanto il Comune di San Vito lo Capo. “In vista dell’avvio della stagione balneare, – ha scritto Dimarca – sulle coste siciliane stanno nascendo come funghi strutture di ogni tipo, dalle semplici aree per il noleggio di ombrelloni a veri e propri complessi balneari con tanto di ristoranti e locali notturni”. L’associazione del cigno ha reso noto di aver presentato esposti a tutte le Procure della Repubblica e le Capitanerie di Porto della Sicilia.

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