Paese KO persi 446 mila posti di lavoro nell’edilizia - QdS

Paese KO persi 446 mila posti di lavoro nell’edilizia

Antonio Leo

Paese KO persi 446 mila posti di lavoro nell’edilizia

giovedì 20 Giugno 2013

L’allarme dell’Ance: da inizio crisi sono fallite oltre 11 mila imprese

ROMA – Forse non basterebbe nemmeno il “New deal” di Franklin Delano Roosevelt – il piano messo in atto dal presidente statunitense più amato nella storia per fronte alla grande depressione del ‘29 – per salvare l’Italia dal buco nero dal quale anno dopo anno sembra sempre più inghiottita. Non si salva nessun dei settori strategici per il nostro Paese, né quello del commercio né tanto meno l’industria delle costruzioni. I dati fotografano una realtà a tinte fosche.
“Il 2012 è stato per le costruzioni l’anno più nero nella crisi più intensa e più lunga nella storia del Paese”, sottolinea l’associazione dei costruttori Ance. Che calcola: da inizio crisi i posti di lavoro persi sono 446 mila, ma con i settori collegati salgono a 669 mila, “come l’intera popolazione di Palermo”. Ma è un altro numero a mostrare il baratro: 11.177 le imprese fallite.
“Abbiamo toccato il fondo”, sottolinea il rapporto dell’osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance. “Mai così bassi gli investimenti, che nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%. Le imprese delle costruzioni che da inizio crisi hanno chiuso i battenti rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici. Muore l’edilizia, muore la filiera”.
Ancora, il Rapporto indica che nel 2012 le consegne di cemento sono diminuite del 22,6% e il fatturato del legno del 19%. Le stime per il 2013 indicano che gli investimenti “registreranno un’ulteriore caduta del 5,6% rispetto al 2012, nonostante l’effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della Pa”.
Ma se il passato è drammatico e il presente non lascia ben sperare, il futuro potrebbe essere addirittura peggio. Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall’associazione dei costruttori: senza politiche per il settore, gli investimenti continueranno a calare del 4,3%, e vorrà dire che in sette anni le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%. “Sarà il tramonto dell’intero tessuto industriale dell’edilizia”.
Se invece verranno messe in campo politiche per il settore, in particolare attuando le proposte dell’associazione dei costruttori (revisione Imu, messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus, riattivazione del circuito del credito) gli investimenti potrebbero tornare a crescere, dell’1,6%.
Ma soprattutto la strada indicata dall’associazione dei costruttori è una: aprire i cantieri. “Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il Pil dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro: una manovra di rilancio da mettere in campo nei prossimi 5 anni è possibile – sostiene l’Ance – senza sforare il limite del 3% di deficit e riducendo il rapporto debito/Pil”.

Ecatombe anche nel commercio: tra il 2008 e il 2013 chiuse 224 mila attività

ROMA – Non è solo crisi dell’edilizia. Anche i numeri del commercio non sono per nulla incoraggianti. “Tra il 2008 e il 2013 – ha spiegato il presidente di Confesercenti, Marco Venturi – c’è stata un’enorme quantità di chiusure. Mancano all’appello 224.000 titolari e tantissimi collaboratori. È un’ecatombe: ogni giorno chiudono 5 negozi di ortofrutta, 4 macellerie, 42 di abbigliamento, 43 ristoranti,40 pubblici esercizi”.“Negli ultimi cinque anni – ha continuato Venturi – gli italiani hanno subito un vistoso calo del loro reddito, di ben 238 miliardi, pari a 9.700 euro per ogni nucleo familiare. Altrettanto marcato il tracollo dei consumi: negli ultimi 6 anni ciascuna famiglia italiana ha avuto una contrazione della spesa di quasi 6.000 euro. In totale, sono stati ‘persi’ nello stesso arco di tempo oltre 145 miliardi di consumi”. Applausi a scena aperta, nel corso dell’assemblea dell’associazione nazionale dei commercianti, al ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, quando ha rassicurato i presenti sulla volontà del Governo di non far scattare l’aumento dell’Iva, dal primo luglio.

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