Mi vorrei dimettere da italiano - QdS

Mi vorrei dimettere da italiano

Carlo Alberto Tregua

Mi vorrei dimettere da italiano

giovedì 18 Luglio 2013

Continua la presa in giro dei politicanti

La pantomima che si recita nello scenario politico italiano è diventata esasperante. La calura estiva, nonostante i costosi condizionatori dei Palazzi, sembra intorpidire la mente e le azioni di coloro che hanno responsabilità istituzionali a livello nazionale, regionale e locale.
Angelo Panebianco ha scritto un editoriale sul Corriere del 14 luglio “La ragnatela del non fare”. L’autore immagina un triangolo della morte ai cui tre lati stanno, rispettivamente, le tasse, la spesa pubblica e la burocrazia (…). Al centro del triangolo c’è un ragno velenoso, forse immortale, quasi certamente immodificabile: la macchina amministrativa pubblica in tutte le sue ramificazioni (…) coadiuvata da magistrature amministrative che sono, anch’esse, organi vitali dello stesso ragno.
In questo pensiero c’è la diagnosi scolpita dei mali del nostro Paese, dai quali sembra impossibile guarire.

Francesco Giavazzi, su Panorama del 16 luglio, racconta come la spending review sia stata bloccata dai dirigenti ministeriali. Anche lui sembra che parafrasi Rigoletto: burocrati, vil razza dannata.
In sostanza i dirigenti e i dipendenti pubblici, che dovrebbero assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’ amministrazione (art. 97 Costituzione), invece, agiscono solo per difendere se stessi, il loro potere e i loro interessi alimentando corruzione. Infatti, chi chiede alla burocrazia autorizzazioni e concessioni è costretto quasi sempre ad appoggiare le richieste con il favore che genera corruzione.
In Sicilia, vi sono 118 opere ferme per la burocrazia. L’assessore Bartolotta invita gli imprenditori a non fuggire e indica come priorità l’apertura dei cantieri. Finalmente se n’è accorto!
Cieco è invece il presidente della Regione che non vuol vedere come l’economia siciliana retroceda in mancanza di stimoli e, soprattutto, in mancanza di apertura dei cantieri, di attrazione degli investimenti, di moltiplicazione di eventi per far venire milioni di turisti, anche mediante la massiccia utilizzazione dei beni culturali e paesaggistici.
Cinque miliardi nel frigo della burocrazia sono effetto di un comportamento insensato di dirigenti che guadagnano fino a duecentomila euro all’anno.
 

Non so se ricordate che qualche decina di anni fa Arturo Benedetti Michelangeli, uno dei più grandi pianisti che sia mai esistito, con rigore disse: mi dimetto da italiano. Si trasferì armi e bagagli in Svizzera e non tornò mai più nel nostro Paese. Gli fece eco Giorgio Strehler il quale non ne poteva più di un sistema istituzionale senza merito e senza responsabilità. Anch’egli annunciò le sue dimissioni da italiano.
Certo, se tutti i migliori se ne andassero, come accade sovente nel mondo della scienza e della ricerca, la nostra Comunità subirebbe due danni: a) non utilizzare più cervelli e professionalità; b) avere sprecato enormi risorse per formarli, senza alcuna utilità.
Anche a me è venuta la voglia di dimettermi da italiano, ed anche da siciliano. Il bivio mi si presentò quando avevo trent’anni (42 anni fa), ma decisi di rimanere sul campo perché mi rifiutavo (e mi rifiuto) di pensare che i migliori italiani e i migliori siciliani non siano in condizione di ribaltare questo stato di cose rovinato da una classe dirigente, politica e burocratica, che già dagli inizi degli anni ‘80 ha preso la china del malaffare, della corruzione e della inconcludenza.

Intendiamoci, fra gli uomini politici e fra i burocrati vi sono persone che brillano per la loro onestà e per la loro competenza. è proprio contando su di essi che rimane la fiducia nella loro azione tesa ad emarginare gli incapaci, i corrotti e gli egoisti.
La burocrazia deve (non più dovrebbe) creare zero problemi a cittadini e imprese ricordandosi che da essi riceve i propri emolumenti. I vertici istituzionali devono (e non più dovrebbero) imporre ai burocrati la volontà politica, derivata dal mandato popolare, che si concretizza, ancora una volta, nel servizio ai cittadini.
La vergogna di una regione che tiene inchiodate 1.184 imprese non aprendo i canali telematici per dare loro quanto di proprio diritto, derivato da cinquemila assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato, non può più perpetuarsi. L’assessore Bonefede e la dirigente Corsello devono dimettersi o essere revocati. E Crocetta non faccia più come le tre scimmiette.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017