I grandi mentitori di tutti i tempi - QdS

I grandi mentitori di tutti i tempi

Carlo Alberto Tregua

I grandi mentitori di tutti i tempi

martedì 30 Luglio 2013

Per decrescere basta la corruzione
 

Non sono solo i ceti politico e burocratico abituati a mentire. La menzogna è stata la costante di tutti i tempi: la differenza fra il passato e ora, fra altri Paesi e il nostro, è che chi viene colto con le mani nel sacco viene espulso dalla categoria a cui appartiene. In Italia non è così, tant’è vero che nel Parlamento nazionale vi sono moltissimi deputati e senatori sotto inchiesta giudiziaria per corruzione e alcuni condannati.
La menzogna e la corruzione conseguente hanno rovinato la Grecia (clamorosi sono i dati falsi comunicati da quei governanti, per venti anni, all’Ue), la menzogna e la corruzione stanno rovinando la Bulgaria, la menzogna e la corruzione stanno finendo di rovinare l’Italia.
Mentitori e corrotti sono gli evasori fiscali, gli imprenditori che danno mazzette, i burocrati pubblici che le ricevono, i partitocrati che incassano i soldi dei contribuenti illecitamente e perfino qualche alto dirigente dello Stato.

Nel 1598, William Shakespeare, il famoso drammaturgo britannico, secondo molti storici, fu inquisito per frode fiscale, avendo nascosto parte cospicua dei suoi guadagni.
Nel 1661, Nicolas Fouquet, sovrintendente generale delle Finanze del Re Sole, Louis XIV, ideò un modo per arrotondare i suoi guadagni. Banchiere di Stato, riacquistava i Buoni del tesoro a basso prezzo, ne faceva lievitare il valore e li rivendeva guadagnando la differenza. Poteva far questo sfruttando la propria posizione.
Nel 1888, la compagnia che doveva costruire il Canale di Panama aveva bisogno di 654 milioni di franchi per iniziare i lavori. Si fece approvare una legge autorizzante un prestito ad alto tasso, votata l’8 giugno di quell’anno. I deputati ricevettero un assegno in cambio della loro approvazione. La compagnia fallì e i cittadini persero la cifra prestata. Lo scandalo toccò Georges Clemenceau (1841-1929).
Nel 1920, Charles Ponzi, italiano, fece il più grande imbroglio finanziario dell’epoca: emise titoli con interessi mirabolanti, fino al 50% a tre mesi, che venivano finanziati dal capitale dei nuovi clienti. Naturalmente cadde e le banche rifiutarono di onorare gli assegni di Ponzi, facendo perdere i crediti ai clienti.
 

Il piccolo excursus dimostra che gli imbroglioni ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno. Per contrastarli è indispensabile che una Comunità si doti di Regole ferree e le faccia rispettare senza indugi.
Una di esse è la trasparenza, che consente a tutti i cittadini di verificare gli atti delle Pubbliche amministrazioni in tempo reale, se essi sono digitalizzati. Diversamente, i polverosi fascicoli di carta contengono una dose non indifferente di corruzione, figlia delle menzogne che i dipendenti pubblici dicono ai cittadini per non servirli e per farsi chiedere il favore.
Un’altra regola da osservare, è quella della concorrenza vera, per cui tutti i competitori si trovano ad armi pari. Proprio la corruzione squilibra la competizione perché privilegia quelli che pagano le mazzette a qualunque titolo.
La gara è lo stimolo della vita. Ma nessun concorrente deve correre con le pietre nelle tasche, così come nessuno deve adoperare anabolizzanti per vincere. Ecco che servono, ancora una volta, Regole forti e certe, fatte rispettare senza alcun tentennamento.

Fra i mentitori vi sono gli evasori fiscali. E fra essi quelli che costruiscono immobili, anche regolari, che poi non registrano al Catasto.
Nell’ultima competizione elettorale vi è stata un’ondata demagogica contro il pagamento delle imposte, soprattutto sostenuta da Berlusconi. Ma l’ondata demagogica poteva infrangersi contro Regole certe e fatte rispettare, che oggi non ci sono.
Nonostante la legge 133/2008, i Governi di Berlusconi e Monti hanno impedito di pubblicare, Comune per Comune, l’elenco dei contribuenti con a fianco il reddito imponibile. Il confronto fra i cittadini darebbe una svolta alla caccia ai mentitori, cioè agli evasori.
Manca, nella legislazione tributaria, una regola elementare: l’obbligo, per ogni soggetto iva, di trasmettere in tempo reale all’Agenzia delle Entrate copia delle fatture e degli scontrini emessi. Sarebbe un forte deterrente contro il tentativo di non dichiarare le une e gli altri.
La legge 148/2011 storna ai Comuni il 100% dell’accertato. Manca però la convenzione che li obblighi a svolgere questa attività tributaria.

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