Ester Bonafede: "Mancanza di lavoro, fenomeno da arginare" - QdS

Ester Bonafede: “Mancanza di lavoro, fenomeno da arginare”

Antonio Leo

Ester Bonafede: “Mancanza di lavoro, fenomeno da arginare”

venerdì 02 Agosto 2013

Forum con Ester Bonafede, assessore regionale Famiglia, Politiche sociali e Lavoro

Il lavoro è un effetto, non una causa. L’occupazione scaturisce da sola se si mette in moto la macchina economica in tutti i vari settori.
“Intanto bisogna immediatamente focalizzare quelle che sono le fragilità. In Sicilia, e non  solo, si sta verificando una rivoluzione copernicana: assistiamo alla crisi di una cultura costruita sulla tecnologia e sul prodotto. La storia dell’uomo è tutta finalizzata sulla necessità di risolvere il problema della sopravvivenza attraverso la ricerca della tecnologia. Oggi ci troviamo di fronte a una crisi strutturale, per cui dobbiamo essere in grado di avere una capacità inventiva, che non prescinda dal Prodotto interno lordo – perché la ricchezza non può essere slegata da Pil –, ma dobbiamo compiere un’operazione un po’ più grande: quella della trasfigurazione. Dobbiamo capire che in nessuna parte del mondo, tanto meno in Europa e in Italia, si potrà più pensare che l’economia – cioè il governo dei beni domestici – possa corrispondere soltanto al consumo. Il sistema non tiene più su questo stato di tensione, tra la domanda e l’offerta, tra il desiderio e la soddisfazione del desiderio. Dobbiamo partire dagli ingredienti base di cui la Sicilia dispone: i beni naturali, paesaggistici, culturali e tutto quello che nessuna crisi potrà mai sottrarci, cioè la storia. Penso alle nostre tradizioni: l’enogastronomia, il rapporto con l’agricoltura e via discorrendo”.
Cosa fare per rimettere in moto l’economia?
“Per rilanciare l’economia siciliana dobbiamo lavorare in sinossi, cosa che all’interno della giunta Crocetta è abbastanza naturale perché andiamo veramente d’accordo. Ritengo che diverse delle iniziative che stiamo promuovendo si muovano su corsie parallele: io e l’assessore Stancheris, per quanto riguarda il turismo, con l’assessore Bartolotta, per quel che concerne le infrastrutture. Quello che possiamo fare immediatamente è arginare il fenomeno della mancanza di lavoro. Un sistema completamente retto sugli ammortizzatori sociali, ma che per ora ci serve per calmierare e dare una sopravvivenza a coloro che il lavoro hanno perso o non hanno mai avuto. Per questo io ho destinato tante risorse dell’ultima Finanziaria regionale alla copertura economica del precariato: stiamo parlando di centinaia di milioni”.
Ma il precariato per fare che? Come assistenza sociale?
“Il precariato di cui stiamo parlando è quello che lavora negli Enti locali, quindi non è assistenza sociale. Sono persone che lavorano a tutti gli effetti nei vari enti e che non sarebbero neanche sostituibili, se non con lo stesso ruolo, ma non con le stesse competenze che sono il capitale umano”.
Ma, insomma, sul precariato c’è un problema di legislazione nazionale.
“Noi stiamo studiando insieme al ministro della Pubblica amministrazione a un piano straordinario di riordino del precariato, che tenga conto di un censimento reale che stiamo effettuando su tutti i Comuni. Un piano che analizzi e quindi ordini, per ogni Comune, dalla pianta organica alla catalogazione della famiglia di appartenenza del precariato, che è composito e complesso. Ci sono tanti precari, con competenze acquisite e profili professionali-attitudinali diversi. Noi in materia di lavoro abbiamo una legislazione concorrente con lo Stato: la proposta del Ministero – che loro chiamano multi-norme – è quello di puntare, attraverso concorsi regionali che premino anche le eccezionalità, a un graduale assorbimento di questi precari. Su questo tema ci sono due grandi domande: intanto interroghiamoci su come garantire a persone che hanno raggiunto l’età pensionabile una continuità, una sopravvivenza. E poi concentriamoci su un elemento che probabilmente è quello più pesante: dando la risposta a queste persone, posticipiamo per non so quanti anni a venire la possibilità che ci sia un ricambio generazionale”.
 
Quello che dice da un punto di vista sociale è ineccepibile. Ma da un punto di vista dell’interesse generale si può non tener conto del fatto che tutti questi soggetti sono entrati nella Pubblica amministrazione per raccomandazione e non per concorso?
“Anzitutto il programma su cui stiamo lavorando con il ministero della Pa è in itinere. È sicuro che ci sarà un analisi che tenga conto del principio di pari opportunità, perché non ci può essere una discriminazione assoluta. Però, pur non essendo una persona tollerante, sono comprensiva. Quello che voi dite è vero, ma ormai appartiene al passato. Sul fatto che queste persone possano essere state in un momento temporale privilegiate e sulle ragioni, lasceremo che di questo se ne occupi la storia. Io, invece, ho un problema etico. Ci sono due fragilità estreme: i giovani, che comunque devono avere un presupposto di vita, e poi gli over 50. E in fondo le due cose corrispondono perché i secondi sono i genitori. Bisogna lavorare su entrambi i fronti”.
Parliamo del credito d’imposta. Le imprese aspettano ancora di poter fare la prima compensazione…
“Il credito d’imposta è una risorsa immediata, che dà all’azienda, al di là del respiro in sé (lo sgravio non si perde, ma si cumula), un aiuto psicologico. I ritardi e i conseguenti disagi che hanno colpito le imprese siciliane sono dovute a un disguido all’assistenza tecnica”.
 
Adam Smith distingueva tra lavoro vero e finto. Il primo crea ricchezza, il secondo è fine a stesso.
“Lo diceva in un momento preciso della storia, io guardo al Terzo millennio. Io penso che l’uomo e il siciliano debbano pensare che la ricchezza non è soltanto quella che produce il prodotto interno lordo, ma quella che produce benessere per la collettività. Quindi dobbiamo investire nel Welfare, nei servizi, nella tutela dell’Ambiente, bisogna concepire un ambiente antropizzato che tenga conto di tutti questi elementi. È un progetto ambizioso, ma non impossibile. Se riuscissimo a fare questo, il lavoro verrebbe da sé”.
La famiglia può essere una risorsa?
“Il sistema Italia fino a oggi ha tenuto perché il Welfare è stato sostenuto dalla famiglia. Per cui i figli, ahimè, stanno sempre più all’interno del nucleo familiare anche in età adulta. Tutto questo ha portato a una ricompattazione del nucleo: su questo intendo investire molto perché la famiglia potrebbe essere domani una delle fonti di lavoro. Il sistema sociale si regge sulle nuove professioni che sempre più sono caratterizzate dalla figura giovanile e femminile”.
Quali politiche ha promosso per l’occupazione giovanile?
“Sui giovani ho promosso una replica dell’Apq ‘Giovani’ e devo dire che l’interesse a livello regionale è impressionante. È grande il desiderio dei giovani di fare impresa. C’è un programma comunitario, che si chiama Youth guarantee, per il quale una volta tanto la Sicilia è in anticipo rispetto alle altre regioni. Da noi, infatti, i Centri per l’impiego – mentre nel resto d’Italia devono subire un processo di riorganizzazione in virtù dell’abolizione delle Province – sono stati già riorganizzati. Youth guarantee è importante perché dà la possibilità ai Paesi membri di distribuire risorse non indifferenti, di cui 80 milioni di euro per la Sicilia”.

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