L’Oms sui petrolchimici siciliani, un fallimento su tutta la linea - QdS

L’Oms sui petrolchimici siciliani, un fallimento su tutta la linea

Rosario Battiato

L’Oms sui petrolchimici siciliani, un fallimento su tutta la linea

sabato 24 Agosto 2013

Tre anni fa l’appello del prestigioso istituto: piani di risanamento per Priolo, Gela e Milazzo. La Regione pubblica i risultati di uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità

PALERMO – Lo scorso 9 agosto la Regione siciliana, sul sito dell’assessorato del Territorio e dell’ambiente, ha diffuso i dati dell’attività dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in merito al programma di assistenza alla Regione siciliana per le tre aree ad elevato rischio di crisi ambientale di Priolo Gargallo (Augusta, Priolo Gargallo, Melilli, Siracusa, Solarino, Floridia), Gela (Gela, Butera, Niscemi), e Milazzo (Condrò. Milazzo, Gualtieri Sicaminò, Pace del Mela, San Filippo del Mela, Santa Lucia del Mela, San Pier Niceto). Il periodo studiato è stato compreso tra il 2006 e il 2009 e i risultati, già diffusi tra le popolazioni interessate, hanno confermato quanto poco sia stato fatto negli ultimi anni per seguire le prescrizioni suggerite dal prestigioso istituto.
La convezione tra Regione e Oms è stata firmata il 31 maggio 2006 e l’attività di monitoraggio ha avuto come supporto un comitato scientifico formato, tra gli altri, da docenti ricercatori ed esperti dell’Oms, dell’Istituto superiore di Sanità, dell’osservatorio epidemiologico della Regione siciliana. Diversi sono stati gli studi eseguiti che hanno riguardato anche le dinamiche socio-economico e demografiche, lo stato di vivibilità dei luoghi, la distribuzione delle patologie correlate all’esposizione occupazionale.
A rendere differente il report, rispetto alle numerose pubblicazioni sulla materia, è il durissimo giudizio sotto il profilo socio-economico: “Il modello di industrializzazione che ha interessato i territorio analizzati ha prodotto effetti contrastanti e non stabili (o non sostenibili”. Per l’Oms gli obiettivi primari delle politiche di industrializzazione dei poli petrolchimici siciliani “erano l’incremento dell’occupazione e la riduzione dei flussi di emigrazione” mentre le evidenze disponibili mostrano che l’insediamento degli stabilimenti petrolchimici ha creato “occupazione solamente in una prima fase”, cioè dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, mentre nel periodo successivo l’occupazione diretta del settore si è letteralmente dimezzata a fronte dei flussi migratori che non sono comunque diminuiti. In tal senso la riqualificazione dovrebbe cominciare dalla riduzione della pressione ambientale, in primis la riduzione delle emissioni di almeno il 50% rispetto ai limiti di legge.
I dati in dettaglio sono riportati per area. A Milazzo l’analisi delle statistiche sanitarie hanno confermato cause di morte e di ricovero risultate in eccesso statisticamente significativo rispetto all’atteso secondo i tassi di riferimento dei confronti locali. Sulle base delle interviste realizzate ai genitori di tutti i comuni della Valle del Mela in due riprese tra il 2007 e il 2008, i disturbi respiratori nell’infanzia sono risultati più frequenti che nelle altre aree italiane (i sintomi di tipo asmatico, analizzati nell’arco dello studio, sono presenti nell’11% dei bambini contro l’8% dello studio italiano Sidria). Inoltre a San Filippo del Mela lo studio della coorte dei lavoratori esposti ad amianto ha mostrato eccessi significativi di incidenza di mesotelioma pleurico e infatti proprio nel centro peloritano aveva sede la ex Sacelit, la fabbrica che avuto 115 vittime (l’ultima ad inizio agosto) tra i suoi 220 dipendenti per patologie correlate all’esposizione da amianto.
A Gela “le conoscenze disponibili suggeriscono una compromissione delle diverse matrici ambientali alla quale è verosimilmente attribuile un eccesso di mortalità complessiva in entrambi i sessi, nonché eccessi di numerose cause di morte tumorali e non tumorali, prevalentemente tra gli uomini”. Anche nell’area di Priolo il numero di decessi per l’insieme di tutti i tumori è significativamente superiore a quello atteso in particolare fra gli uomini

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