Gli impianti di produzione d’energia sono diffusi anche negli Stati Uniti - QdS

Gli impianti di produzione d’energia sono diffusi anche negli Stati Uniti

Andrea Salomone

Gli impianti di produzione d’energia sono diffusi anche negli Stati Uniti

venerdì 30 Agosto 2013

Sono 87 gli stabilimenti che utilizzano i rifiuti come combustibile. Discariche ancora diffuse

LONDRA – Le ultime due pagine della nostra inchiesta settimanale sulle centrali per il trattamento dei rifiuti indifferenziati (Rsu) in Europa sono servite da breve parentesi sul più ampio tema della produzione dei rifiuti e della loro gestione.
Nelle precedenti puntate abbiamo fatto il punto della situazione siciliana mettendo in relazione alcune recenti affermazioni dei deputati M5S all’Ars Ciaccio e La Rocca con alcuni dati sugli Stati europei più sensibili al problema rifiuti.
 
Come sapete, sin dall’inizio della nostra attività di ricerca sul tema, ci siamo posti l’obiettivo di far luce sull’argomento riportando fotografie delle realtà esistenti all’estero, nonché traduzioni di studi e dati pubblicati in lingua francese, inglese e tedesca di cui al momento non è disponibile alcuna traduzione italiana. Tornare a parlare della situazione siciliana rappresenta, quindi, il fine ultimo della nostra inchiesta settimanale.
Il nostro obiettivo continua ad essere lo stesso: vogliamo rendere i siciliani più consapevoli dei problemi dell’isola aiutandoli a collocarsi in una prospettiva mondiale, sia gettando un ampio sguardo su quanto avviene in alcune regioni d’Italia e all’estero, sia contribuendo ad abbattenre le barriere linguistiche esistenti, in modo da offrire ai nostri lettori una panoramica alternativa e molto più ampia rispetto a quella offerta normalmente dagli altri giornali siciliani, che troppo spesso si limitano a dare notizie immediate sulle situazioni di emergenza venutesi a creare in Sicilia, senza però spiegare come ci si è arrivati.
 
Sia chiaro: non abbiamo nulla contro il Movimento di Grillo, anzi. Abbiamo più volte lodato alcune sue proposte sul problema rifiuti, molte delle quali in linea con le politiche di alcuni stati federali tedeschi e statunitensi. Discutiamo spesso alcune affermazioni dei membri del M5S proprio perché essi costituiscono un termine di confronto obbligato per chiunque si occupi di rifiuti ed energia, in quanto hanno avuto il merito di aver messo questi temi all’attenzione pubblica tramite conferenze, video denuncia e articoli.
Ad ogni modo, quando ne capita l’occasione, non possiamo esimerci dal far presente cosa non condividiamo nelle loro affermazioni o in quelle fatte da altri politici di altri partiti, soprattutto quando esse risulteranno troppo semplicistiche, approssimative, ideologiche, false o autocontraddittorie come quelle fatte il mese scorso dai parlamentari M5S all’Ars Ciaccio e La Rocca, e discusse nelle due pagine precedentemente citate. Avremo modo di ritornare sull’argomento, anche perché vogliamo discutere quanto prima alcune dichiarazioni fatte dagli esponenti M5S ad una conferenza sull’ambiente tenutasi a Partinico in data 16 febbraio 2013 e disponibile su youtube.com.
 
Prima di farlo, però, vogliamo fare nuovamente un salto all’estero, questa volta negli Stati Uniti d’America. In questa e nelle prossime puntate riporteremo alcuni dati pubblicati dall’Epa, l’ente per la tutela dell’ambiente statunitense (Enviromental Protection Agency).
In perfetta linea con le direttive Ue in materia di gestione dei rifiuti indifferenziati (Rsu), l’Epa sostiene che la strategia migliore è evitare la produzione del rifiuto a monte; e il riciclo – una delle pratiche principali adottate proprio a questo fine – è da preferire a tutti i metodi di smaltimento esistenti. Ad essi si ricorre, infatti, solo quando nasce il rifiuto indifferenziato, un miscuglio di frazioni secche e umide che per essere recuperato materialmente ed energeticamente deve essere conferito in appositi stabilimenti industriali per il trattamento meccanico e/o termico.
 
Se eseguito correttamente, il cosiddetto recycling (riciclo) consente di ridurre sensibilmente la produzione di rifiuti indifferenziati, soprattutto nel momento in cui viene ottimizzato con l’impiego di appositi impianti di separazione, dove i materiali accumulati attraverso la raccolta differenziata (Rd) vengono asciugati, ripuliti ed epurati dalle frazioni estranee.
Ogni anno gli Stati Uniti riutilizzano l’energia prodotta dalla combustione di oltre il 30% dei loro rifiuti indifferenziati (Rsu). Il restante 70% finisce in discarica.
In alternativa, i rifiuti possono essere trattati in impianti per il trattamento meccanico e/o termico. In quest’ultimo caso essi vengono conferiti agli stabilimenti WTE ("Waste to energy", letteralmente "rifiuti per energia"), dove vengono impiegati come combustibile non fossile per produrre elettricità e/o teleriscaldamento.
 
Gli Usa hanno 87 impianti per la produzione di energia da Rsu, generanti ca. 2.5000 MW, lo 0,3 % dell’energia prodotta all’interno della nazione. Secondo l’Epa, negli ultimi anni i fattori economici hanno limitato nuove costruzioni, per via della crescita dei costi di costruzione di nuovi impianti.

(22. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 16, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9 e 23 agosto. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 6 settembre)

 
Ulteriori vantaggi economici delle centrali a base Rsu
Oltre all’evidente vantaggio economico della produzione di energia da combustibile non fossile continuamente prodotto, ci sono però tanti altri dei quali abbiamo già parlato nei nostri servizi su Berlino.
In primo luogo, la considerevole riduzione del volume e del peso dei rifiuti, che comporta un sensibile abbattimento dei costi di conferimento nelle discariche.
In secondo luogo, la stabilizzazione dei rifiuti da un punto di vista biochimico, che porta ad un sensibile abbattimento dei costi di bonifica delle discariche sul lungo periodo. La combustione dei rifiuti, infatti, li rende inerti ecologicamente innocui, consentendo l’eliminazione dei più che deleteri e costosi danni ambientali provocati dal conferimento in discarica di rifiuti non pretrattati. Danni originati dal contatto del materiale organico normalmente presente negli Rsu con gli agenti atmosferici, ossia la formazione di percolato e l’inquinamento di terreni, falde acquifere e aria. Talvolta, come avviene in Germania, le ceneri inerti vengono addirittura utilizzate per coprire i rifiuti precedentemente depositati in discarica, consentendone la bonifica.
In terzo luogo, il vantaggio di consentire l’estrazione di metalli di alta qualità, rivendibili sul mercato a prezzi più alti rispetto a quelli estratti negli impianti di separazione o per il trattamento meccanico, dove non è previsto alcun trattamento termico. Nei metalli estratti in questi ultimi impianti, infatti, si trovano spesso materiali estranei (gomme, vernice, materiali plastici, etc) che ne abbassano la qualità e il valore economico.
 

 
In Usa gli Rsu considerati fonte energetica rinnovabile
Osserva l’Epa: «Poiché attualmente non esistono nuove fonti di carburante salvo che i rifiuti – altrimenti mandati in discarica – gli Rsu sono spesso considerati una fonte energetica rinnovabile. Anche se essi sono composti principalmente da risorse rinnovabili come cibo, carta e prodotti legnosi, al suo interno si trovano anche materiali non rinnovabili derivati dai combustibili fossili, quali gomme e plastiche. Nelle centrali energetiche statunitensi a base di Rsu i rifiuti vengono scaricati dai compattatori, sminuzzati e processati per essere trattati più facilmente. I materiali riciclabili vengono separati e i rimanenti alimentano la camera di combustione dove vengono combusti. Il calore liberato dal processo di combustione viene utilizzato per produrre vapore, che fa girare una turbina per generare elettricità».
L’ente statunitense continua poi con una precisazione ancora mai sentita nelle in area Ue, che altro non è se non una spiegazione più approfondita dei concetti di bioenergia ed energia rinnovabile: «la combustione degli Rsu produce ossido di azoto (NO) e diossido di zolfo (SO2), così come tracce di agenti inquinanti tossici quali composti di mercurio e diossine.
Anche se questi impianti producono CO2, il gas serra primario, la porzione derivata dalla biomassa viene considerata parte del ciclo del carbonio naturale della terra. Anche se questi impianti sono regolati dalle leggi federali e statali per la tutela della salute umana e dell’ambiente, c’è una vasta gamma di impatti ambientali associati con le tecnologie per la produzione di energia.
 
Mentre crescono, le piante e gli alberi che compongono la carta, il cibo e altri rifiuti di origine biologica rimuovono la CO2 dall’aria per restituirla alla stessa quando vengono combusti. Al contrario, quando i combustibili fossili (o i prodotti da essi derivati come la plastica) vengono combusti, rilasciano CO2 che non è stata parte dell’atmosfera terrestre per lungo tempo (all’interno cioè dell’era umana)».

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