Temporali di agosto e caos istituzionale - QdS

Temporali di agosto e caos istituzionale

Carlo Alberto Tregua

Temporali di agosto e caos istituzionale

sabato 31 Agosto 2013

I politici dicono, ma pensano il contrario

 I non votanti alle elezioni regionali della Sicilia del 28 ottobre 2012 e quelli per il Parlamento nazionale del 24 febbraio 2013 sono stati circa la metà degli aventi diritto al voto. È una forma silenziosa, ma inefficace, di protesta contro un ceto politico che dei privilegi ha fatto il proprio cavallo di battaglia. 
I cittadini non credono più alle cose che vengono dette dalla Casta partitocratica, perché sanno che normalmente da lì ognuno dice una cosa e, nello stesso momento, pensa esattamente il suo contrario. 
Sono cioè mentitori e opportunisti, non dicono la verità, perché sanno che se la dicessero dovrebbero rinunciare ai privilegi cui sono bullonati, e non vogliono farlo. 
Il mese di agosto di ogni anno è stato solitamente tranquillo sullo scenario politico, perché i parlamentari e i governi hanno sempre pensato di andarsene in ferie, infischiandosene altamente dei problemi che sopportano gravosamente i cittadini. 
 
2008, 2009, 2010, 2011, 2012 sono stati anni tremendi in cui il Pil è indietreggiato vistosamente, compensato, si fa per dire, dall’aumento vistoso della disoccupazione. 
In 20 anni, secondo Eurostat, il reddito medio degli italiani si è ridotto del 14 per cento, mentre nell’area  Euro restava invariato e cresceva del 12 per cento negli Stati Uniti. 
Riferiscono Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corsera dell’8/8/2013 che, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), facendo un confronto fra i Paesi a economia avanzata, rilevati quelli che stanno meglio e che stanno peggio, i primi in classifica sono quelli che hanno fatto riforme di mercato del lavoro, hanno liberalizzato trasporti, distribuzione di energia, professioni, distribuzione commerciale.
Hanno fatto riforme sostanziali nella formazione del capitale umano (scuole e università) e soprattutto nella Pubblica amministrazione e nella giustizia. 
In questa classifica l’Italia è agli ultimi posti fra i 28 Paesi comunitari ed è questa la ragione principale secondo la quale ha perso tante posizioni e si trova ancora sull’orlo del baratro. 
Helmut Schroeder, nel 2000, varò un piano di riforme ambiziose che oggi fanno crescere la Germania, anche se perse le elezioni. 
 
Il governo Monti, per mettere in ordine i conti, non avendo una propria maggioranza, ha scelto la via più semplice di aumentare le entrate, cioè i tributi, anziché tagliare la spesa pubblica. 
È vero che i partiti della sua strana maggioranza non gliel’hanno fatto fare, ma è anche vero che se avesse sgravato la spesa pubblica, la recessione si sarebbe fermata prima e la ripresa avrebbe cominciato il suo corso. 
Le nuvole nere che si sono addensate in questo mese sembrano meno pericolose, perché il Governo è riuscito ad approvare il dl sull’abolizione parziale dell’Imu. Ma, sembra si tratti di una partita di giro perché essa sarà sostituita dalla Service-tax, dal 2014. In ogni caso la legge di stabilità dovrà prevedere l’eliminazione della rata di dicembre.
 
La caduta del governo Letta provocherebbe un caos istituzionale. Non sappiamo che cosa il presidente Napolitano potrebbe fare, a meno che il Comico genovese, con un atto di resipiscenza, non appoggiasse un governo di scopo. Ma così facendo ricorderebbe la favola della rana e dello scorpione. Fuori di metafora, se Grillo-rana appoggerà il Pd, questi lo pungerà perché è nella sua natura.
E mentre codesti personaggi fanno questi balletti, la nazione precipita e forse perderà quel bagliore di ripresa che si comincia a intravedere  e che riguarderà principalmente gli altri partner europei. 
Essere arrivati a questo tragico punto è una responsabilità di tutti. Lo scaricabarile fra Pd e Pdl è evidente. Questo farà aumentare l’indignazione, l’ira e la rabbia dei cittadini che alle prossime elezioni protesteranno ancor di più non avvicinandosi alle urne. La responsabilità di questo tremendo scenario è di tutta la classe politica, che ha continuato in questi anni ad alimentare i propri privilegi. Peste li colga, direbbe il non dimenticato Amedeo Nazzari. 

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