I dati trasparenti sulle centrali energetiche e quelli tenuti nascosti sulle discariche - QdS

I dati trasparenti sulle centrali energetiche e quelli tenuti nascosti sulle discariche

Andrea Salomone

I dati trasparenti sulle centrali energetiche e quelli tenuti nascosti sulle discariche

venerdì 06 Settembre 2013

L’opinione comune: “I termovalorizzatori inquinano”. E le tonnellate di rifiuti lasciate a marcire nelle vasche?

LONDRA – La scorsa settimana abbiamo parlato delle 87 centrali statunitensi che producono energia dai rifiuti indifferenziati (Rsu). In Italia, ma anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, c’è chi diffida da questo genere di tecnologia, soprattutto perché la associa ad alti tassi di inquinamento atmosferico.
Va notato, però, che le aziende esercenti l’attività di gestione di queste centrali sono tenute per legge a rendere pubblici i dati relativi alle emissioni prodotte e a monitorare continuamente le quantità di inquinanti immesse nell’atmosfera. Come vedremo più in dettaglio nelle prossime puntate – i livelli di emissioni consentiti dalla legge per questo genere di centrali devono conformarsi a parametri ben più restrittivi di quelli fissati per le centrali termoelettriche a base di combustibili fossili.
Poco note – in tutta Italia, ma soprattutto in Sicilia – sono invece le conseguenze catastrofiche relative ai danni ambientali provocati dall’interramento dei rifiuti in discarica. Poco note, innanzitutto, perché i proprietari privati delle discariche non sono legalmente tenuti a pubblicare i dati relativi alle emissioni di gas naturale, alla quantità di percolato prodotto o ai livelli di inquinamento provocati alla terra e alle falde acquifere dall’interramento di Rsu; e va da sé che essi non hanno alcun interesse a mettere all’attenzione dell’opinione pubblica informazioni che porterebbero i cittadini a prendere coscienza della necessità di trovare quanto prima una soluzione alternativa allo smaltimento dei rifiuti in discarica, perché ciò potrebbe alla drastica riduzione del volume di affari della loro economicamente fruttuosa attività, che in una terra come la Sicilia, dove circa il 90% di rifiuti finisce in discarica, si capisce bene come non si tratti affatto di pochi spiccioli, ma di introiti a otto zeri.
 
Inoltre nel settore non esiste praticamente alcuna concorrenza, perché i privati siciliani in possesso di discariche sono solo cinque, che anche volendo non potrebbero farsi pubblicità, perché non portano alcun vantaggio economico ed ecologico alla Sicilia e ai siciliani. E lo conferma il fatto che l’azienda proprietaria della più grande discarica siciliana, la ditta Oikos di Motta Sant’Anastasia, di proprietà della famiglia Proto, ha un sito internet praticamente inesistente (www.oikosspa.com).
Che sull’argomento esista poca trasparenza e informazione è evidente. E invece di essere spaventati da ciò che non conoscono, molte persone continuano a temere ciò che conoscono, in questo caso i dati sulle emissioni delle centrali energetiche a base di combustibile rinnovabile Rsu. Emissioni che – come vedremo – secondo i dati dell’Epa, l’ente per la tutela dell’ambiente statunitense (Enviromental Protection Agency), sono decisamente inferiori rispetto alle centrali termoelettriche a base di combustibili fossili; col vantaggio, però, che l’attività delle prime contribuisce ad allontanare consistenti quantità di rifiuti dalle discariche, praticamente chiuse da più o meno una decina d’anni in Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Svezia, Norvegia, Austria e Danimarca.
Inoltre, questi impianti consentono di risparmiare combustibili fossili per produrre energia, di estrarre metalli di alta qualità, di trasformare i rifiuti in inerti riutilizzabili e, soprattutto, di produrre bioenergia da biocombustibile rinnovabile: i rifiuti, infatti, si rinnovano e contengono materiali di derivazione animale e vegetale.
Oggi continueremo a parlare degli Stati Uniti e riporteremo la prima parte del punto di vista dell’ente governativo statunitense sulle emissioni di queste centrali.
I tassi medi di emissioni prodotti dalla combustione di Rsu negli Usa sono 1671,5 Kg/MWh di CO2, 0,54 kg/MWh di diossido di zolfo (SO2) e 3 Kg/MWh di monossido di azoto (NO). Parliamo però di livelli medi, ovviamente variabili a seconda del livello tecnologico dei singoli impianti e dei rifiuti in essi combusti.
“Per esempio – spiega l’Epa – se gli Rsu contengono batterie e gomme, la loro combustione può provocare l’immissione di sostanze tossiche nell’aria. Per evitare questo generi di problemi, gli impianti in questione utilizzano una varietà di tecnologie volte a ridurre il più possibile l’inquinamento dell’aria e a controllare la quantità di agenti tossici immessi nell’atmosfera con i fumi industriali”.
È per questa ragione che riciclare ed evitare a monte la produzione dei rifiuti rappresenta la soluzione migliore al problema rifiuti e presenta vantaggi tanto significativi in un’ottica complessiva di riduzione dei gas serra. Sono sempre i cittadini, però, a decidere se, quanti e quali rifiuti produrre, dal momento in cui compiono i loro acquisti al momento in cui vogliono disfarsi di ciò che non gli serve più. E spetta sempre ai cittadini scegliere in maniera cosciente chi dovrà risolvere il problema rifiuti sulla base dei loro programmi.
 

Le acque reflue delle centrali sono trattate in depuratori

Gli impianti che bruciano gli Rsu – spiega l’Epa – normalmente sono più piccoli di quelli che utilizzano i combustibili fossili, ma richiedono una simile quantità di acqua per unità di elettricità generata. Quando l’acqua viene rimossa da un lago, da un fiume o dal mare, pesci e altre forme di vita acquatiche possono rimanere uccise, e con esse chi dipende da tali risorse.
Come gli impianti energetici a combustibili fossili, anche quelli alimentati da Rsu scaricano l’acqua utilizzata. Essa viene contenuta all’interno della caldaia e del sistema di raffreddamento, dove si accumulano gli agenti inquinanti. Qui l’acqua di raffreddamento si riscalda, diventando considerevolmente più calda rispetto a quando viene prelevata dalla fonte. Nel momento in cui viene scaricata, questi inquinanti e le alte temperature dell’acqua in uscita possono danneggiare pesantemente la qualità dell’acqua e le forme di vita acquatiche che vivono al suo interno: ed è per questa ragione che scaricare i liquami è un’attività che deve essere autorizzata e rigidamente monitorata.
Da quanto dichiara l’ente governativo statunitense sembrerebbe che i liquami vengano scaricati senza essere trattati. In realtà non è così: si sarebbe trattato di un imperdonabile e irreparabile atto criminale legalizzato nei confronti dell’ambiente. Ciò che l’ente statunitense sottintende è che le acque industriali vengono depurate e controllate in appositi impianti, e solo in ultima istanza, dopo essere state distillate, vengono scaricate in acqua. Lo abbiamo visto di persona quando abbiamo visitato la centrale Rsu di Berlino Ruhleben, accanto alla quale abbiamo visto uno stabilimento per la depurazione delle acque di scarico industriali dove vengono trattate le acque reflue prodotte.


“La combustione di Rsu riduce le nuove discariche”

L’ente nazionale statunitense parla chiaro: la combustione di Rsu riduce l’afflusso di rifiuti e la creazione di nuove discariche. Il processo industriale crea un rifiuto nuovo chiamato cenere, contenente alcuni degli elementi precedentemente presenti nei rifiuti. Questi impianti riducono il bisogno di discariche perché il deposito delle ceneri richiede meno spazio rispetto agli Rsu non trattati.
Ad ogni modo, poiché le ceneri e gli altri residui potrebbero contenere sostanze tossiche, i rifiuti dell’impianto devono essere testati regolarmente per assicurare che i rifiuti siano depositati in maniera sicura, in modo da impedire alle sostanze tossiche di diffondersi nelle falde acquifere.
La legislazione corrente prevede che le ceneri siano campionate e analizzate regolarmente per determinare se sono tossiche o no. Quelle classificate come tossiche devono essere gestite e smaltite in maniera sicura e appropriata come gli altri rifiuti considerati pericolosi.
A seconda dello Stato federale di riferimento e delle restrizioni locali, le ceneri non tossiche possono essere smaltite in discarica o riciclate per essere usate nelle strade, in parcheggi, edifici o per bonificare le discariche stesse ricoprendone la superficie: è anche per questa ragione che l’impiego dei rifiuti per la produzione di energia viene considerato parte dell’uso delle risorse della terra.

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