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La politica è decidere, la politica è agire

Carlo Alberto Tregua

La politica è decidere, la politica è agire

venerdì 06 Settembre 2013

Basta parole e fiato alla bocca

I parassiti che assorbono risorse pubbliche sono tantissimi. I sacrifici dei contribuenti sono vanificati dalle cattive spese del settore pubblico. è ormai comune opinione che, oltre al macigno di evasione fiscale stimato in 130 miliardi, vi è un secondo e non meno gravoso macigno dovuto alla spesa pubblica, assolutamente superflua e clientelare, che viene stimata in altri 100 mld.
Ma, mentre tutti i soggetti pubblici, istituzionali, associativi, sindacali ed altri proclamano da mattina a sera l’indispensabilità e l’urgenza di lottare l’evasione fiscale e previdenziale, quasi nessuno affronta la seconda citata questione, cioè tagliare la parte parassitaria della spesa pubblica, ovvero 100 miliardi.
Perché questa posizione contrastante? Perché gli evasori sono soggetti indistinti che, con grande fatica e merito, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza snidano, mentre i vampiri che aspirano risorse pubbliche in modo clientelare ed egoistico sono ben identificati, hanno cinghie di trasmissione in Parlamento e sono tutelati da lobbies potenti che impediscono il taglio dei privilegi.

Proprio a questo serve la politica alta: decidere e agire, per ristabilire  equità tra i cittadini. Non c’è sicuramente equità quando una parte di essi continua a vivere e prosperare alle spalle dei contribuenti.
Non sentiamo quasi da nessuno che c’è bisogno di politica alta. Chi lo dicesse dovrebbe essere conseguente: abbandonare i propri privilegi o quelli di amici, parenti e consorterie varie. I giornalisti che gestiscono gli spazi radio-televisivi non sempre pongono questioni precise ed ineludibili, quale, appunto, l’abbattimento dei privilegi.
Nella Pubblica amministrazione la questione morale dovrebbe essere al primo punto dell’ordine del giorno. Essa si può sintetizzare con una frase semplice e lapidaria: spendere quello che serve per produrre servizi efficienti, non un euro in più. La responsabilità di questo comportamento va affidata ai dirigenti dei dipartimenti e, ancor più, ai responsabili istituzionali di vertice di Stato, Regioni e Comuni.
Ma c’è un altro soggetto importantissimo nel panorama della Comunità ed è il Corpo dei cittadini.
 

I cittadini si dovrebbero rendere conto che hanno il dovere di controllare, giorno per giorno, l’attività di coloro che hanno eletto, senza lasciarsi confondere da fatti che non c’entrano con la buona e sana amministrazione, senza più credere alle vuote parole che tanti dicono, mentendo, ma badando al sodo: conti in ordine, incremento della ricchezza, conseguente aumento del lavoro. Ovviamente di tutto il lavoro, quello autonomo e quello dipendente.
Se l’economia comincia a funzionare, le opportunità di lavoro si creano automaticamente. Negli Usa esse crescono al ritmo di 2/300mila al mese. Colà non vi sono sistemi garantiti come qua. Là il mondo del lavoro è come un albergo a porte girevoli: si esce con facilità, ma si rientra con altrettanta facilità. Da noi tutti coloro che sono dentro hanno iper garanzie, ma quelli che stanno fuori non riescono ad entrare. Un’iniquità evidente, che le corporazioni proteggono e tutelano.

Ecco a cosa serve la politica alta: tagliare i privilegi, consentire a tutti i cittadini di competere ad armi pari, in modo che possano prevalere i talenti, quelli più bravi perché più preparati, quelli che s’impegnano, che sono disposti a fare sacrifici, che si sentono parte di una squadra.
Siccome tutte le persone umane sono dotate di media intelligenza, nessuno viene escluso dalla competizione, ma gl’infingardi, i nullafacenti, coloro che non hanno voglia di lavorare devono essere emarginati.
In altre parole, bisogna dividere il grano dal loglio. Ecco a cosa serve la politica alta: decidere e agire per il meglio, nell’esclusivo interesse generale.
Ma voi, cari lettori, identificate nell’attuale classe politica soggetti di questa pasta? Sì, ce ne sono, ma non costituiscono la maggioranza. E allora la palla passa ai cittadini, che devono indicare, senza indugi, tutti gli eletti non meritevoli di fiducia. Come? Scrivendo ai quotidiani e alle televisioni, associandosi, creando dibattiti e così via.
Insomma, i cittadini facciano finalmente i cittadini.

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