Prima i cittadini poi i dipendenti pubblici - QdS

Prima i cittadini poi i dipendenti pubblici

Carlo Alberto Tregua

Prima i cittadini poi i dipendenti pubblici

martedì 24 Settembre 2013

Misurare la produttività, avanti i bravi

Ogni volta che le leggi e il buon senso impongono di tagliare la spesa pubblica improduttiva, ci sono i cretini (di cui la mamma è sempre gravida) che portano in primo piano la questione dei dipendenti. Si tratta di un’inversione dell’interesse.
La spesa pubblica serve per produrre servizi da rendere a cittadini ed imprese. Essa deve essere essenziale in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione (art. 97 Costituzione, comma 1).
Qualunque spesa eccedente quella necessaria viene considerata normalmente superflua e costituisce un gravame sui contribuenti di cui non c’è bisogno.
Qualunque pubblica amministrazione ha il dovere di redigere il Piano aziendale dal quale emergono figure e quantità professionali necessarie alla produzione dei servizi. è storia vecchia che ripetiamo da molti decenni. Ma da questo orecchio partitocrati e burocrati non vogliono sentirci e continuano a portare all’opinione pubblica la questione esistenziale dei dipendenti, che perderebbero posti, dei quali la Pa non ha alcun bisogno.

In questo quadro, ancora più grave, è la questione dei cosiddetti precari perchè essi sono entrati nelle varie amministrazioni senza alcuna selezione, senza concorso e, dunque, per chiamata diretta.
Ma perché l’amministrazione ha chiamato Tizio piuttosto che Caio? La risposta è nei fatti. Perché Tizio era raccomandato e Caio, no. Da quanto precede, si evince che quasi tutti coloro entrati nella Pa sono stati raccomandati, danneggiando la moltitudine di siciliani che non avendo avuto la raccomandazione sono stati tagliati fuori, pur possedendo, possibilmente, migliori requisiti professionali dei raccomandati.
A questo punto, se Crocetta vuole veramente fare la rivoluzione ribaltando la situazione, e cioè facendo andare avanti i bravi, dovrà necessariamente mettere alla porta i raccomandati. Perderà 30 o 40 mila voti, ma ne guadagnerà 300 o 400 mila. In altre parole, perderà i voti dei privilegiati e guadagnerà i voti dei siciliani. Crocetta sia coerente, o fa la rivoluzione o la denuncia, senza farla.

 
Sembra incredibile che i sindacati non facciano cenno a questo squilibrio nella società e, anziché difendere i siciliani che non hanno avuto la raccomandazione e quindi sono stati tagliati fuori ingiustamente da qualunque selezione, difendono invece i precari anche delle partecipate pubbliche, entrati col cosiddetto calcio nel sedere.
Nessuno dei precari (fra loro ve ne sono tanti onesti e capaci) ci ha mandato una mail scrivendo in base a quale processo selettivo e a quale merito sia entrato in una amministrazione a danno di tanti altri che il merito non lo avrebbero avuto.
Per contro ci arrivano minacce verbali e intimidazioni per questa nostra linea editoriale che difende l’equità generale, i siciliani non raccomandati, indicando i privilegiati, i raccomandati e coloro che non hanno dimostrato alcun merito.
Vengono prima i cittadini, poi i dipendenti pubblici, poi i precari e poi tutti quelli che mangiano nella greppia il fieno che i contribuenti vi mettono. Su questa regola generale nessuno pone obiezioni, ma quando si opera, quelli che non hanno posto obiezioni si comportano in modo diametralmente opposto.

I politici, normalmente, dicono una cosa e pensano il contrario. I cittadini fanno fatica a credere alle loro parole perché è stato sempre costume mentire, mentire e mentire. Ecco perché occorre un profondo ricambio, mandando fuori dalle stanze dei bottoni tutti quelli che hanno affossato l’Italia e la Sicilia in questi ultimi 30 anni.
Inserire il merito nelle Pa vuol dire avere strumenti per misurare la produttività di dirigenti e dipendenti. La legge del Fare (98/2013) e il decreto D’Alia (D.l. 101/13) inseriscono timidamente i principi del merito.
Ora occorre che i cittadini si rivoltino contro i burocrati del No, contro i burocrati che perdono tempo, contro i burocrati che divagano piuttosto che fare il proprio dovere.
Ci scrivano i cittadini e noi faremo le investigazioni giornalistiche sui fatti d’interesse generale che loro ci segnaleranno.

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