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Messina – Il boom dei cantieri di servizio conferma la politica dei favori

Francesco Torre

Messina – Il boom dei cantieri di servizio conferma la politica dei favori

venerdì 27 Settembre 2013

Saranno realizzati 26 progetti: dalla differenziata al controllo dei biglietti sui bus e tram. “Opportunità” per 800 disoccupati, ma solo per tre mesi. Alla faccia dello sviluppo

Messina – Il centralino del Comune di Messina in questi giorni è rovente. La Giunta ha da poco anticipato che nei prossimi mesi saranno varati i Cantieri di servizio per 800 disoccupati e la notizia ha sin da subito generato un susseguirsi continuo di richieste di informazioni e candidature, senza sosta. Segno della disperazione che attanaglia giovani e non giovani in una città che non offre lavoro. Ma segno anche che le istituzioni regionali e locali non hanno abbandonato – nonostante le tanto proclamate rivoluzioni culturali di Crocetta e Accorinti – le solite politiche assistenzialiste e del favore, legando a sè con queste inutili forme di contratto a tempo potenziali supporters politici da scatenare poi successivamente in ogni occasione elettorale, quando si potrà fare perno sul concetto “ma io t’ho dato lavoro”.
La città ha già avuto un’esperienza dei Cantieri di servizio regionali, o cantieri lavoro che dir si voglia. Circa due anni fa l’amministrazione Buzzanca aveva affidato a decine di improvvisati operai (quasi tutte donne) la ripavimentazione del Viale San Martino e di altre zone della città. Tutti ricordano come sia finita, ovvero con il prolungarsi dei lavori oltre i termini stabiliti perché queste persone non avevano alcuna cognizione del mestiere che avrebbero dovuto svolgere, con l’esborso di denaro pubblico non previsto per assoldare degli istruttori che spiegassero come andava fatto il lavoro, con risultati indegni di una città civile. Alla politica locale, però, l’esperienza non insegna mai niente.
 
E allora, ecco una nuova tornata di inutili assunzioni temporanee.
Sul tavolo per la città di Messina ci sono 2 milioni di euro. Consentiranno per 3 mesi a 800 persone di avere uno stipendio di 800 euro. Poi di nuovo a casa a non fare niente. Questi “fortunati” soggetti saranno impegnati, a rotazione, per la realizzazione di 26 progetti. Nel disegno scaturito dalle menti eccelse della Giunta Accorinti c’è di tutto: dalla raccolta dei rifiuti al controllo dei biglietti su bus e tram; dal porta a porta per la differenziata alla pulizia dei tombini; dall’accompagnamento ai disabili all’accoglienza ai croceristi. Il principio, evidentemente, è che tutti possano fare tutto e che non esistano competenze, il contrario cioè della meritocrazia evocata in campagna elettorale.
 
Facile immaginare cosa potrà succedere quando a un malcapitato giovane disoccupato un riottoso coetaneo sul tram si rifiuterà di consegnare il biglietto. Oppure quando, dopo 3 mesi di raccolta dei rifiuti porta a porta, alla signora ormai abituata a mettere sull’uscio i sacchetti colorati verrà detto che il Cantiere era a tempo e che dunque dovrà tornare a conferire indistintamente nel cassonetto. Roba da dilettanti, da cantastorie, da venditori di fumo. E sarebbe questa la democrazia dei diritti e non dei favori di cui Renato Accorinti si fa portavoce?

Le perplessità. Disservizi ed errori dietro l’angolo

Messina – Meglio un sussidio. Non c’è alcuna vergogna ad accettare dei soldi in un momento di crisi, tutti i paesi civili prevedono strumenti di questo tipo. Non per soli 3 mesi, in ogni caso, perché si configurerebbe come un’elemosina o, peggio, come uno strumento per alimentare speranze sociali collettive che non potranno mai essere soddisfatte. Cosa faranno dopo questo tempo i giovani e meno giovani impiegati nei Cantieri? E cosa faranno coloro che hanno beneficiato del servizio da essi garantito? Come si può, poi, pensare di delegare servizi delicati e altamente professionalizzanti come l’assistenza ai disabili, l’accoglienza ai migranti, l’accompagnamento dei bambini a scuola? Sarà davvero così incosciente l’amministrazione comunale da esporsi al rischio (materiale più che mediatico) che nell’arco di queste funzioni svolte da dilettanti un errore possa trasformarsi in una piccola o grande tragedia, quando non comunque in un disservizio? Non ci vogliamo credere. Non ci possiamo credere.

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