Sindaci, controllo digitale del territorio - QdS

Sindaci, controllo digitale del territorio

Carlo Alberto Tregua

Sindaci, controllo digitale del territorio

sabato 28 Settembre 2013

Telecamere ovunque, semafori intelligenti

La prima cosa che dovrebbe fare un sindaco, appena insediato – per esempio, nel caso di Catania Enzo Bianco – dovrebbe essere quella di mettere sotto controllo rigoroso tutto il territorio della propria città. Come? Piazzando qualche migliaio di telecamere in ogni incrocio, gestite da un sistema digitale centralizzato presso il Comando dei vigili urbani.
Posti gli occhi su tutto il territorio, la seconda mossa dovrebbe essere quella di creare un gruppo di vigili urbani di pronto intervento con il compito di intervenire non appena dalla Centrale digitale vengano segnalate anomalie. Non solo del traffico, ma anche di possibili reati, di costruzioni abusive, di ambulanti senza licenza e ogni altro comportamento che possa violare la legge.
Palermo ha in organico 1.380 vigili, Catania 486 e Messina 413. Poniamo che il 20% dell’organico non possa lavorare per ferie o malattie, ma l’80% potrebbe essere destinato al controllo del territorio, in collegamento con la centrale digitale.

Il controllo dettagliato avrebbe anche il vantaggio di recuperare molti tributi di cui i Comuni hanno disperato bisogno. Individuando i poster 6×3 abusivi e altre forme di pubblicità non regolari, aperture, passi carrabili e altro, in grado di dar luogo a tributi comunali non riscossi.
Utilizzando poi Google earth, la centrale operativa sarebbe in condizione di vedere, metro per metro, ogni immobile e, zoomando, anche le finestre, per verificare se vi sono stati abusi nel passato o in corso.
Va da sé che per potere effettuare un controllo mirato ed efficace, nel sistema informatico del Comune dovrebbero essere immagazzinate le immagini di tutti gli immobili del territorio in base ai progetti su cui sono state rilasciate le concessioni edilizie, comprese le varianti esterne.
Controllo del territorio significa anche monitorare tutti i clienti cui il Comune eroga i servizi (raccolta Rsu, acqua e altro), nonché i servizi collettivi che saranno incorporati nella Service tax (illuminazione, manutenzione del verde pubblico, delle strade e altro ancora).
Stringendo la rete dei controlli, sia sul territorio mediante i vigili che nella centrale digitale mediante dipendenti competenti, arriverebbero nelle casse dei Comuni risorse da morosità, abusivismo e violazioni di legge (contravvenzioni e altro).

 
Un’amministrazione comunale di una città, piccola o grande che sia, dovrebbe essere gestita con l’intelligenza del pater familias, cioè come una grande famiglia dove vi sia equità fra tutti i componenti, nella misura in cui ogni cittadino paga per i servizi collettivi o individuali che riceve.
Naturalmente, l’amministrazione dovrebbe essere trasparente, mettere sul web la situazione patrimoniale e stipendiale di qualunque soggetto cui eroga denaro, i propri beni e tesori per attirare turisti, un piano per attrarre investitori locali, nazionali e stranieri.
Per esempio, Castelbuono e Cianciana hanno ristrutturato i loro borghi e attratto moltissime persone che hanno comprato immobili locali ristrutturandoli. Così hanno creato un flusso di persone che svernano in quei comuni apportandovi ricchezza e danaro, con beneficio di tutte le attività locali e dei cittadini.

Non si capisce perché la Regione non spinga i Comuni che possiedono ben 829 borghi a ristrutturarli per attirare persone verso le rispettive città, attraendo flussi di ricchezza benefica che creerebbe moltissimo lavoro, autonomo o dipendente.
Quanto precede è il contenuto del Piano aziendale, che utilizza il bilancio di esercizio come strumento operativo in cui si trovano tutte le entrate, comprese morosità e abusivismo, e solo le uscite correnti indispensabili.
Il Piano dovrebbe potenziare fortemente le spese per investimenti, perché cofinanziando i fondi Ue e quelli statali si possono realizzare opere pubbliche indispensabili e necessarie, le quali farebbero lavorare migliaia di imprese e, al loro interno, decine di migliaia di dipendenti. Un lavoro vero, un lavoro serio, che crea ricchezza e benessere.
Le cose che scriviamo sono semplici, dettate da professionalità, esperienza e buonsenso. Chiunque voglia fare l’interesse dei siciliani, e non quello dei raccomandati, dovrebbe metterlo in atto senza indugio, tagliando i privilegi e i privilegiati e spingendo in prima fila i talenti siciliani e tutti quelli che hanno capacità e merito, non incapaci, corrotti e fannulloni.

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