Sanità, competizione fra pubblico e privato - QdS

Sanità, competizione fra pubblico e privato

Carlo Alberto Tregua

Sanità, competizione fra pubblico e privato

giovedì 03 Ottobre 2013

Il cittadino ha il diritto di scegliere

Quando un siciliano entra in ospedale per farsi curare, la prima cosa che chiede è il nome del primario per cercare se fra le sue conoscenze vi è qualcuno che lo possa raccomandare. Quando un cittadino entra in un ospedale della Toscana, la prima cosa che chiede è quali siano le capacità del primario per ottenere il miglior servizio sanitario possibile, che è importante subito dopo l’obiettivo della guarigione.
Intendiamoci, non vogliamo dire che in Sicilia non vi siano primari bravissimi, capaci e volenterosi, ma la cancrena e il veleno che ha inserito nell’organizzazione sanitaria la classe partitocratica non consente neanche ai migliori, spesso, di fare bene il proprio lavoro.
Nella sanità siciliana, ma neanche in quella italiana, non esiste un meccanismo di valutazione, come per esempio l’Invalsi nella scuola, che serva a fare una classifica fra le migliori strutture sanitarie pubbliche e le migliori strutture sanitarie private.
Questo è un grave vulnus della sanità, perché nel calderone si confondono i migliori e i peggiori. Questi ultimi hanno così la possibilità di continuare nella loro pessima attività che danneggia in primo luogo i malati e, in secondo luogo, i loro colleghi più bravi.

Al cittadino poco importa quale medico o quale reparto sanitario lo accolga e, possibilmente, lo faccia ristabilire. Poco importa se la struttura sia pubblica o privata. Al malato importa ottenere il miglior servizio sanitario possibile. Ed è proprio il flusso dei malati verso i migliori servizi che determina quella classifica che l’assenza di una struttura di valutazione non redige.
L’assessorato regionale alla Sanità potrebbe fare, intanto, la classifica dei servizi sanitari più richiesti, per presidi ospedalieri, aziende ospedaliere e cliniche private.
Stiamo tentando, in mezzo al buio dell’assessorato, di fare un po’ di luce su questa materia, ovvero se esso intenda fornirci quali siano i reparti più gettonati dai malati delle tre categorie di aziende prima indicate.
L’assessorato regionale alla Sanità ha messo a bilancio 2013 la cifra di 8,4 miliardi di spesa. Essa ha in sè due virus, ovvero due anomalie che derivano quanto meno da clientelismo e disorganizzazione, per non parlare di corruzione.

 
Il primo riguarda l’indegno esubero di spesa farmaceutica per ben 400 milioni di euro, pari al 4,8 per cento in più rispetto alla media nazionale. Un mangia mangia di farmaci inutilmente somministrati dalla sanità con la connivenza dei medici.
Il secondo riguarda l’astruso meccanismo secondo il quale la Regione si assume una sorta di arbitrio nel determinare a chi debbano andare i rimborsi delle prestazioni, ovvero tot al pubblico e tot al privato.
L’organizzazione sanitaria ha il compito generale di pagare le fatture per le prestazioni effettuate, ossia i Drg, a chiunque le abbia effettuate. L’istituzione regionale non può essere parziale a favore del pubblico o del privato, ma deve essere schierata a favore dei cittadini. Siccome sono proprio loro che possono scegliere liberamente dove andare a farsi curare, non si capisce perchè l’assessorato debba bloccare l’attività di qualunque struttura sanitaria imponendo un tetto alla spesa.
L’assessorato dovrebbe, ripetiamo, pagare solo i Drg, di presidi, aziende ospedaliere, cliniche private e laboratori privati, mentre spende 3 miliardi per il personale pletorico, eccessivo e parzialmente incompetente.

La nostra linea editoriale è stata sempre schierata, da un terzo di secolo, a favore dei siciliani. Quindi, segnaliamo all’opinione pubblica le distorsioni della Regione in materia sanitaria quando impedisce a molti malati di farsi curare dove ritengano meglio.
Non siamo per il privato o per il pubblico, ma per l’equità, la quale impone che tutti i prestatori di servizi sanitari siano in partenza uguali e, poi, in competizione fra loro, in modo che vadano avanti i migliori e vengano messi alla porta i peggiori, che quasi sempre sono raccomandati.
Nella prossima legge di stabilità 2014, la Regione preveda l’ammontare complessivo della spesa sanitaria – verosimilmente confermerà gli 8,4 miliardi di cui il 26,6 per cento a carico dello Stato – ma poi paghi esclusivamente i Drg da qualunque soggetto arrivino, aziende ospedaliere, presidi, cliniche e laboratori clinici accreditati, limitando all’osso il numero dei dipendenti amministrativi delle Asp e delle Ao. Gli eccedenti vanno messi in cassa integrazione.

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