La richiesta di “sponsorizzazione dell’arredo e verde urbano” viene inoltrata agli uffici competenti, ma con sorpresa giunge il diniego. Il “parcheggio verde” non può essere realizzato, perché violerebbe l’articolo 20 del Codice della Strada, che vieta vietano “ogni tipo di occupazione della sede stradale, ivi compresi fiere e mercati, con veicoli, baracche, tende e simili”. L’unica deroga prevista dalla normativa, riguarda i casi in cui l’occupazione avvenga in “zone di rilevanza storico-ambientale” (come è il caso della via Principe Nicola), seppur “a condizione che non determini intralcio alla circolazione”.
Il cordiale rigetto della richiesta e i chiarimenti successivi provengono dall’ingegnere Giuseppe Ragusa, dirigente P.O. Sezione Controllo e Segnaletica – Suolo pubblico – Infrastrutture e viabilità all’interno della Direzione Mobilità e Viabilità, Ufficio Traffico Urbano.
In pratica, un soggetto privato, nel nostro caso una Fondazione, ma potrebbe trattarsi anche di un’impresa, di una piccola attività commerciale, o qualsiasi altro soggetto non istituzionale, non ha la facoltà di realizzare a proprie spese, senza tornaconto personale e in accordo con l’amministrazione locale, opere per migliorare i beni comuni a disposizione dei cittadini. Sembra un paradosso, ma i fatti parlano chiaro: il Comune ha rifiutato un servizio, e lo ha fatto nascondendosi, a ragione o a torto, dietro la solita burocrazia.
A questo punto è d’obbligo guardarsi intorno: quante occupazioni di solo pubblico si verificano per le vie della città? Noi ne abbiamo fotografate diverse, in vari quartieri, e possiamo affermare che non si contano i casi di bancarelle, tavoli, panchine, pedane e altre forme di ingombro, più o meno opportuno, più o meno lecito, più o meno commerciale, certamente non filantropico, di aree che insistono stabilmente sulla sede stradale, e anche in punti in cui ci sono incroci o strettoie, quindi con potenziali rischi per la pubblica incolumità. Su tutte queste situazioni che genere di controlli esistono? Dalla Direzione Mobilità apprendiamo solamente che i casi segnalati non sono stati autorizzati dai loro uffici, e nient’altro.