Ma il cancro non è uguale per tutti - QdS

Ma il cancro non è uguale per tutti

Carlo Alberto Tregua

Ma il cancro non è uguale per tutti

giovedì 14 Novembre 2013
In queste settimane vi è la campagna di raccolta di fondi per l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), la quale li destina tutti (salvo quelli che servono per l’apparato) alla ricerca della soluzione alle centocinquanta forme e più di cancro.
Infatti, con questo termine, si definiscono le più svariate forme di malfunzionamento delle cellule cancerogene, intese anche come metastasi. Il cancro non è uguale per tutti, nel senso che le diverse forme colpiscono in modo diverso le persone.
Vi sono le statistiche che dicono che il cinquanta o il settanta percento o più di persone guariscono, ma se un ammalato ha la sfortuna di trovarsi nell’altra parte della statistica, può considerare la sua vita a termine.
Inoltre, ognuno che ha la sfortuna di essere colpito da questa inversione del funzionamento delle proprie cellule reagisce in modo diverso anche in base alla robustezza del proprio sistema immunitario e delle sentinelle che ogni giorno uccidono miliardi di batteri, di virus e di altri agenti che invadono il nostro corpo. 

Si dice, comunemente, che il cancro sia una malattia. Errore. Non è una malattia. Accade, invece, che alcune delle nostre cellule, per cause misteriose, improvvisamente invertono il loro modo di funzionare: anziché essere apportatrici, con il proprio contributo, al sistema corpo, divengono egoiste e quindi assorbono energie dal corpo.
Siccome sono intelligenti, si difendono bene da ogni attacco che gli arriva da medicine e, via via, la loro resistenza ai farmaci aumenta sempre, tanto che, dopo un certo periodo, diventano insensibili ai medicamenti.
Ovviamente quanto precede non è scritto da un esperto, né da un medico, ma da un comune giornalista che, leggendo molto sulla materia, ed avendo avuto esperienze dirette familiari, si è formato un’idea a riguardo che può essere giusta o sbagliata, pronto a chiedere scusa per gli eventuali propri errori di valutazione.
La scienza in tutto il mondo ha affrontato questa sorta di epidemia, sempre più in espansione, cercando la soluzione a valle, cioè quando il cancro si manifesta. Le cure chemioterapiche sono costosissime. Pare che il Drg di una sola seduta superi i mille euro.
 

Umberto Veronesi, vicino ai novant’anni, da oltre sessanta è un punto di riferimento della ricerca italiana sul cancro. Ma anche egli ha indirizzato i suoi sforzi per trovare la soluzione dopo che le cellule sane hanno invertito il loro funzionamento in cellule cancerogene, e sappiamo che le cure a posteriori sono dannosissime per il corpo umano, per cui, in molti casi, sono più gli effetti negativi che quelli positivi.
Se Veronesi e gli altri scienziati avessero indirizzato la ricerca per scoprire le cause dell’inversione del funzionamento delle cellule, siamo convinti che, in sessant’anni, esse si sarebbero trovate. E se si fossero trovate, ci sarebbero meno morti per cancro, mentre i viventi non sarebbero costretti a convivere con questa sorta di anomalia che, ripetiamo, non può essere chiamata malattia.
Ma così non è stato e ancora oggi molte persone vivono nel terrore che l’indomani mattina possano essere scoperte metastasi nel proprio corpo.

Ricordate la breve parabola del medico arabo? Un medico arabo ricevette un paziente che aveva una spina in un piede e perciò zoppicava. Gli diede un unguento e gli disse di ritornare la settimana dopo. Così continuò per molte settimane. Una volta si dovette assentare e lo sostituì il figlio, anch’egli medico. Quando il padre tornò gli chiese quali pazienti fossero venuti e, fra gli altri, il figlio gli parlò di quello che aveva la spina nel piede. “Cosa hai fatto?” gli chiese il padre, e il figlio prontamente: “Gli ho tolto la spina”. “Sei uno stupido – gli disse il padre – ora quel paziente non tornerà più”.
Le industrie farmaceutiche vogliono che la spina resti nel piede degli ammalati di cancro, perché così lucrano vendendo le loro medicine, sovente inefficaci per la guarigione.
Se si scoprisse la causa, o le cause, che fanno invertire il funzionamento delle cellule, crollerebbe un enorme fatturato di miliardi di dollari e il paziente non utilizzerebbe più la chemioterapia.
Questi sono i fatti. Ogni lettore può concordare o dissentire secondo la propria sensibilità.

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